Era il 2 giugno 1946, quando gli italiani, usciti da una devastante Seconda Guerra Mondiale, da un’invasione americana camuffata da “liberazione”, da una “guerra civile” tra “rossi e neri” che si sarebbe protratta per circa ottanta anni, votano il famoso referendum che sanciva la nascita della Repubblica, la cui bandiera tricolore, piaccia o no, rappresenta tutti noi, da destra a sinistra e viceversa, qualsiasi sia il nostro ceto sociale, il nostro credo politico o religioso. I militari e le forze dell’ordine la portano cucita sulla manica sinistra delle loro uniformi.
“Di fronte alle ingerenze dell’alta finanza internazionale e a chi non vede l’ora di poter svendere la sovranità e gli interessi della nostra Nazione, rispondiamo sventolando sempre più in alto il Tricolore” ha dichiarato Giorgia Meloni sui social. “Oggi, 2 giugno, celebriamo la Festa della Repubblica. Viva l’Italia a testa alta, sempre”.
Il presidente di Fratelli d’Italia ha concluso il suo tour siciliano a Palermo, dove, ieri pomeriggio, ha incontrato i candidati delle imminenti elezioni amministrative. Il partito di opposizione aveva puntato sin dai primi giorni su Carolina Varchi, avvocato con un’importante e lunga esperienza di militanza politica nella Destra. Alla fine, Giorgia Meloni ha dovuto ritirare la candidatura della palermitana, per dirottare i voti dei suoi elettori verso Roberto Lagalla.
“Devo ringraziare Carolina Varchi, sarebbe stata un’ottima candidatura e un ottimo sindaco per Palermo. Però non volevamo che il centro-destra sembrasse arroccato bella logica dei partiti” ha dichiarato la Meloni. “Ci siamo guardati intorno e abbiamo cercato di capire quale fosse la candidatura in assoluto più competitiva, che in assoluto era quella di Roberto Lagalla. Noi non siamo abituati ad anteporre l’interesse di partito agli interessi dei cittadini. Carolina è stata la prima a dire ‘facciamo un passo indietro, diamo un segnale verso l’unità della coalizione’. Se oggi c’è un candidato molto autorevole e speriamo vincente, che tiene insieme tutto il centro-destra, è merito di questa scelta d’amore che ha fatto Fratelli d’Italia”.
Il leader di Fratelli d’Italia è stato accolto a piazza Verdi, dai cori dei militanti di Gioventù Nazionale, dai sostenitori del partito e, ovviamente, da Carolina Varchi.
“Giorgia Meloni è a Palermo a sostegno della lista di Fratelli d’Italia e di Roberto Lagalla sindaco” ha detto a EmmeReports. “Noi siamo pronti a scrivere una storia nuova per la quinta città d’Italia e lo faremo con lui per un importantissimo risultato elettorale, che sarà il primo di una serie di vittorie del centrodestra. Fratelli d’Italia è al fianco di Roberto Lagalla, che certamente sarà il sindaco di Palermo, noi non siamo innamorati dei ruoli fine a se stessi e siamo pronti per fare la nostra parte per la città di Palermo”.
Prima di salire sul palco allestito accanto al Teatro Massimo, Giorgia Meloni si è fermata a parlare con i media locali.
“Roberto Lagalla è una persona che ha dietro le spalle, un percorso lunghissimo, è un professionista stimato, è stato rettore dell’università, è stato amministratore, è stato dirigente” ha affermato il presidente di Fratelli d’Italia. “Il suo eclettico e radicato percorso in questa città, in questa regione, sono di dominio pubblico ed è la ragione per la quale noi come Fratelli d’Italia, abbiamo tirato la volata a questa candidatura. Volevamo un candidato che dicesse a Palermo, che il declino non è un destino, è una scelta. Questa è una città che non ha più nulla, nella quale il degrado ti rincorre pure dopo che sei morto e non lo merita. La storia di Palermo. il ruolo di questa città in Italia, in Sicilia, in Europa, nel Mediterraneo è un ruolo storicamente riconosciuto. Io vorrei un po’ di orgoglio per i palermitani e credo che Roberto Lagalla possa rappresentare sia quell’orgoglio, sia la concretezza necessaria per trasformarlo in mattoni”.
In politica non si fa nulla per nulla. Per fare un passo indietro e ritirare la candidatura della Varchi a Palermo, la Meloni avrà chiesto ai suoi alleati del centrodestra di ricandidare Nello Musumeci alla guida della Regione Siciliana, per latri cinque anni.
“Ho chiesto apertamente se ci fossero delle alternative, ma nessuno ne ha avute. Sono convinta che alla fine tutti confermeranno la ricandidatura di Musumeci. Per noi è una campagna elettorale molto importante, sia per la Sicilia, sia per confermare il buon governo di Nello e sia perché è l’ultima elezione prima delle elezioni politiche” ha dichiarato la Meloni alla stampa, aggiungendo che “credo che Musumeci debba rimanere il candidato del centrodestra alle regionali, non c’è una ragione per cui non debba essere riconfermato. Ha lavorato bene. Forse non siamo bravissimi nella comunicazione. Dicevo a Messina che ci sono quelli che siccome non fanno niente, c’hanno un sacco di tempo per parlare, poi ci sono quelli che fanno talmente tante cose o non c’hanno tempo per raccontarle”.
La Meloni ha poi affermato che “la Sicilia, cinque anni fa, era sempre fanalino di coda in tutte le classifiche, oggi è riuscita ad arrivare alla vetta di molte classifiche, come quelle che riguardano i fondi per le infrastrutture, quelle che riguardano i fondi europei, è la regione che ha speso più soldi per potenziare le terapie intensive e la più attenta ai disabili”.
“Quando mancano problemi politici, l’impressione è che ci siano problemi di altra natura, di simpatia o di antipatia, di piccolo cabotaggio, ma non è quello che mi interessa” ha spiegato il presidente di Fratelli d’Italia. “Io guardo sempre alla politica nell’interesse dei cittadini. Non credo che oggi ci sia un candidato migliore di Nello Musumeci. Per quello che ho visto in questi cinque anni, per quello che hanno visto i cittadini siciliani, per l’onestà, la determinazione e la serietà, con la quale questa amministrazione ha lavorato, non comprendo davvero le ragioni, ma confido che si supereranno e ho accettato, mio malgrado, di attendere la fine delle elezioni amministrative, ma non attenderò oltre”.
Giorgia Meloni ha poi parlato del reddito di cittadinanza, dicendo di non aver paura a dire di non essere d’accordo e che uno Stato giusto non può mettere sullo stesso piano dell’assistenza chi può lavorare e chi non lo può fare, inoltre deve offrire alle persone, la dignità del lavoro e la possibilità di partecipare al destino della propria comunità.
“Il reddito di cittadinanza, rischia di mantenere la condizione di povertà, nella quale, tanti cittadini, si trovano. La vera povertà non è la mancanza di soldi, ma l’impossibilità di migliorare la condizione nella quale ti trovi, data dal contesto” ha dichiarato la Meloni. “Quello che tu devi fare è creare le condizioni per cui le persone non abbiamo un destino segnato, in base alla famiglia o alla città dove nascono. E questo si fa con le infrastrutture, con le opportunità, liberando anche il merito delle persone. Il reddito di cittadinanza mantiene questa condizione sospesa per vari anni e non ci saranno per sempre i soldi. Quando non ci sarà più, ci saranno delle persone che avevano avuto un’occasione di cominciare a lavorare, di formarsi, di migliorare e che, invece, si ritroveranno più grandi peggio di come stavano messi all’inizio”.
“C’è una politica che preferisce fare la cosa più facile, regalando a tutti i 780 euro per essere votata, una politica che tiene la gente schiava. Credo che la politica serva a liberare il destino delle persone, a puntare su di loro, a credere nel popolo italiano. Dire a ragazzi di vent’anni, ‘non mi servi, stai a casa e ti do la paghetta’ è anche un segnale molto diseducativo. L’Italia è stata fatta da giovanissimi, sono loro che la devono ricostruire” ha concluso la Meloni.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports