A due giorni dal Trentennale della Strage di Capaci, la Polizia di Stato sferra un duro colpo alla Mafia, arrestando nove persone appartenenti al mandamento della Noce / Cruillas, che comprende le famiglie mafiose della Noce, Cruillas, Malaspina ed Altarello, per associazione di stampo mafioso ed estorsione.
L’operazione, eseguita dalla Squadra Mobile di Palermo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo ha permesso di disarticolare la struttura organizzativa, consentendo l’arresto e la condanna di numerosi affiliati, tra capi e gregari, delle famiglie mafiose che compongono il mandamento.
Cinque degli arrestati, sono soggetti già condannati a vario titolo per l’appartenenza alla Mafia, affiliazione che, come riportato dalla Questura di Palermo, comporta “l’assoluta accettazione delle regole dell’agire mafioso e conseguentemente la messa a disposizione del sodalizio di ogni energia e risorsa personale, per qualsiasi richiesto impiego criminale, nell’ambito delle finalità proprie della stessa Cosa Nostra, offrendo a questa un contributo anche materiale permanente, e sempre utilizzabile, già di per sé idoneo a potenziare l’operatività complessiva dell’organizzazione criminale”.
Le indagini della Squadra Mobile hanno documentato l’ascesa al vertice del mandamento Noce/Cruillas, dell’attuale capo che, dopo aver trascorso un lungo periodo di detenzione in carcere, sarebbe stato posto a capo del mandamento mafioso, per volere dei fratelli Lo Piccolo.
Grazie al suo curriculum criminale, il nuovo boss del mandamento, avrebbe riorganizzato e imposto le nuove regole, attraverso riunioni riservate e seguendo sempre un collaudato protocollo di riservatezza, consistenti in lunghe passeggiate, senza cellulare, in strade pubbliche e alla luce del giorno, con i vertici delle altre famiglie mafiose.
Il nuovo capo del mandamento della Noce, avrebbe voluto l’ascesa criminale di uomini di sua totale fiducia e, allo stesso tempo, l’esclusione di coloro ritenuti nel mirino delle forze dell’ordine.
Tra i soldati scelti dal nuovo boss, anche il responsabile della cassa della famiglia, che avrebbe acquisito direttamente la gestione (“u vacilieddu”) e preteso di estendere il pizzo a tutti i commercianti, anche quelli piccoli, dai quali, però, non si poteva spremere molto, strategia criticata da alcuni affiliati, poiché sarebbero state coinvolte attività di poco conto.
Nel corso di una riunione del vertice mafioso, sarebbe stato rimproverato al capo famiglia della Noce, l’avvenuto aumento di nuove attività commerciali, che andavano sottoposte a un più incisivo controllo della famiglia mafiosa.
Il capo del mandamento si sarebbe impegnato a fare il possibile, per riportare il territorio e le relative attività economiche, sotto il totale controllo della famiglia mafiosa, nonostante il timore degli eventuali rischi legati ad una sua sovraesposizione nella riscossione del pizzo.
Un’altra regola imposta al mandamento sarebbe stata quella di non affiliare soggetti imparentati con appartenenti alle Forze dell’Ordine, eccezione solo per il capo famiglia della Noce, il quale tuttavia, si sarebbe lamentato di non essere riuscito a ricoprire una gerarchia criminale più alta proprio a causa di questa “macchia”, motivo per cui l’aveva spinto a troncare ogni rapporto con la sua famiglia, genitori compresi.
Sempre nel rispetto delle regole di comportamento imposte ai membri di Cosa Nostra, le nuove leve avrebbero dovuto possedere la capacità di porsi con autorevolezza ed avere una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività criminali, vietando di commettere azioni non rispettose del codice d’onore della Mafia.
Il nuovo boss del mandamento della Noce avrebbe preteso un maggiore e più capillare controllo del territorio, non permettendo nessun tipo di crimine senza il suo permesso, compresi furti e occupazioni di abitazioni. Nel caso contrario, il mandamento avrebbe preteso l’individuazione degli autori, per evitare ulteriori episodi non autorizzati dalla cosca mafiosa.
Tutte le attività produttive sarebbero state sotto il controllo del mandamento, dal negoziante all’ambulante, che sarebbero stati costretti a pagare il pizzo o a chiedere l’autorizzazione prima di aprire i negozi o fare dei lavori di ristrutturazione.
Senza autorizzazione di Cosa Nostra, non era possibile l’installazione di distributori a gettoni per l’acquisto di un parcheggio, l’avviamento della connessa attività di autolavaggio oppure la ristrutturazione di immobili.
Secondo quanto riferito dalla Questura di Palermo, un commerciante in difficoltà economiche, sarebbe stato duramente rimproverato, perché avrebbe risposto in maniera oltraggiosa, all’emissario della Mafia.
Un ambulante, alla precisa richiesta del capo famiglia della Noce, avrebbe risposto di avere prodotti di scarsa qualità, ma di essere in grado di pagare il pizzo, il giorno seguente, ricevendo in cambio l’ammonizione che, se non avesse mantenuto l’impegno, avrebbe dovuto lasciare la sua postazione di vendita.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports