Il momento storico che stiamo vivendo non è certamente luminoso, prima per via di una pandemia che ha falciato migliaia di persone contagiate dal Covid, dopo per via di una guerra nel cuore dell’Europa. Tanti morti, tanta sofferenza, tanto buio. Nemmeno la Pasqua ha fermato le bombe sull’Ucraina, dove si combatte ormai ininterrottamente da circa cinquanta giorni. In Afghanistan, ormai abbandonato al suo destino, i talebani, ormai al governo del Paese, continuano ad arrestare i giornalisti e ad impedire i diritti umani.
Le cose non vanno per niente bene nemmeno dalle nostre parti. Egoismi, narcisismi, cattiverie e disumanità portano spesso il buio nella vita delle persone, eccetto pochi eletti che vivono nella superficialità e nel disinteresse di quello che lo circonda. Ed è proprio questo buio che la Pasqua, la Resurrezione di Cristo, tenta di squarciare, provando a riportare la luce, il bel tempo nell’animo di molti di noi. Una speranza che tutto può cambiare, che il male finisca il proprio lavoro sulla terra, lasciando il posto al bene.
“La Resurrezione di Cristo segna sicuramente una prospettiva nuova, la prospettiva di chi sa andare oltre le apparenze, ma questo a partire da una luce che riceve, la luce del Cristo Risorto” ha spiegato Fratel Mauro Billetta a EmmeReports, subito dopo la Veglia Pasquale, presso la Parrocchia Sant’Agnese di Danisinni.
“La luce del cielo viene ad illuminare il quotidiano qui in terra, perché non ci può essere più una disincarnazione, un’astrazione nella fede”, ha aggiunto Fratel Mauro, intendendo che non possiamo pensare al cielo, fuggendo dalla realtà quotidiana, il buio si combatte con la responsabilità e la consapevolezza di ognuno di noi.
“La luce ci permette di stare nel quotidiano, per questo è stato altamente simbolico, il gesto di Papa Francesco, nel fa portare la Croce, per la tredicesima stazione della Via Crucis, a due donne, una ucraina e una russa, perché sotto la stessa Croce, possiamo noi fare tesoro della luce di Cristo, perché la Croce luminosa che oggi portiamo non è più la stessa di 2000 anni fa, ma quella che ha spezzato anche la morte e ogni male” ha continuato il parroco di Danisinni, spiegandoci che, essendo la guerra un male, le due donne della Via Crucis, “sono andate oltre le apparenze di amicizia e hanno riconosciuto il bene una per l’altra, il bene tra i popoli”.
“Se non partiamo da questa luce, è come se avessimo uno sguardo o chinato su noi stessi oppure sulle ferite esistenziali che l’umanità oggi porta, anche sociali o di sistema, dove l’essere umano ferisce l’ambiente e questo poi, in un circolo vizioso, non è più adatto, non è più favorevole al contesto umano” ha continuato Fratel Mauro. “La luce Pasquale ci permette di restituire dignità all’umanità e quindi di partecipare alla cura dell’ambiente”.
La cura della bellezza, la cura del creato, la cura delle città, dove si pensa, si costruisce a partire da una visione, in cui gli individui non sono separati, ma persone che riescono a costruire una comunità, a fare partecipazione attiva e cittadinanza, sono tutti elementi che partono dalla Resurrezione.
Molti di coloro che affrontano un periodo buio, sconfortati e delusi dalle avversità più o meno gravi, si chiedono ‘perché Dio non intervenga’, vedendo vacillare la propria fede.
“Di fatto Dio è intervenuto in modo esemplare, non può esserci un modo ulteriore e cioè, si è fatto così prossimo da attraversare l’umanità ferita, facendosi compagno di viaggio, mettendosi in fila coi peccatori, entrando nelle acque del Battesimo e già prefiguravano l’esperienza di entrare nella morte, ma con l’amore, non con il gravame del buio, dell’antagonismo, del ripiegamento, della sfiducia, ma dell’amore e quindi della fiducia del Padre” ha spiegato Fratel Mauro. “Noi registriamo tanti mali nella nostra società, tante ingiustizie, tanti deliri, tanta assurdità, come la guerra e la corruzione, che fa pagare ai piccoli un prezzo gravissimo. Ma tutto questo è già stato toccato dall’amore di Dio e il quid sta nell’aprire il cuore a lui o meno, l’amore mai farebbe una violenza, quindi non si cambia con una bacchetta magica, no, perché l’uomo non cambierebbe, perché sarebbe sempre un intervento esterno e quindi una richiesta di sudditanza, una sorta di ideologia religiosa”.
Come ha detto il parroco di Danisinni, non bisogna pensare a “Dio che mi schiaccia, a Dio che cambia la mia vita, ma a un Dio che ci rende protagonisti, quindi ci dona e ci restituisce la dignità di figli di Dio. E quale può essere un intervento più grande? Ma se siamo figli di Dio, siamo capaci di trasformare il male in bene, cioè attraversandolo, rimanendo nell’amicizia, nella Comunione, come hanno fatto quelle due donne. che potevano essere antagoniste, ma hanno attraversato il male sotto la stessa Croce, mantenendo il bene, perché è Cristo che gli dona la luce ed è questo il grande cambiamento”.
Non sappiamo cosa ci aspetta oltre la vita. In attesa di saperlo oppure no, dobbiamo sempre e comunque cercare di portare avanti il nostro “lavoro” sulla terra nel miglior modo possibile. Non facciamo agli altri quello che non vogliamo venga fatto a noi. Adoperiamoci di realizzare ognuno di noi, nel nostro quotidiano, piccolo o grande che sia, quello che sappiamo fare meglio, vivendo giorno dopo giorno, senza sprecare un secondo. Non possiamo salvare il mondo, ma possiamo fare piccoli passi, piccoli gesti. Possiamo essere dei bravi medici, dei bravi giornalisti, dei bravi muratori, dei bravi insegnanti, dei bravi panettieri e così via. Come possiamo essere dei bravi mariti e papà all’interno delle mura domestiche.
“L’uomo deve agire facendosi forza di Cristo, la nostra testimonianza permette di cambiare le cose, ma questa testimonianza è chiaramente il frutto di un amore, cioè io non posso avere un motivo valido per perdonare uno che ha ucciso un mio parente, ma il perdono mi viene dal riconoscermi profondamente amato da Dio e questo mi permette di andare oltre le apparenze del male per male, dell’occhio per occhio, una modalità nuova di rispondere alla vita, quindi non più passivo, ma capace, attivo, protagonista, figlio di Dio, capace di interagire con l’altro, custodendo il bene dell’amicizia, anziché essere in potere del male di turno. No, io sono in potere di Dio e il suo amore mi rende capace” ha concluso Fratel Mauro.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports