I morti ammazzati dalla Mafia sono veramente tanti, troppi. Le lupare un tempo e le pistole dopo, hanno sparato solo ed esclusivamente per due motivi, il potere e i soldi. Gli stessi per cui scoppiano le guerre, come quella che, in queste ultime settimane, miete migliaia di vittime e semina distruzione in Ucraina. Potere e soldi, per i quali molti di noi farebbero carte false per averli. Penso che per questo il Giudice Giovanni Falcone affermava che “Se vogliamo combattere efficacemente la Mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro, né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia”.
La prepotenza, l’abuso di potere, le scorciatoie e i compromessi sono alcune delle mille facce della Mafia. Come elargire facili soluzioni e regalando falsi sorrisi, facendo leva sui bisogni reali della povera gente, in cambio di favori. Oggi in tutta Italia si è celebrata la Giornata della Memoria e dell’Impegno per le Vittime Innocenti di Mafia. E proprio tra le Istituzioni e i in particolar modo tra le Forze dell’Ordine, che la Mafia ha fatto più vittime. Magistrati, poliziotti, carabinieri e finanzieri che sono stati uccisi solo perché facevano il proprio lavoro.
“Stamattina siamo stati all’Istituto Superiore Regina Margherita, dove con il Prefetto e gli altri comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, con l’ufficio scolastico regionale, abbiamo letto il tradizionale elenco di tutte le vittime, che sono oltre mille, di tutte le mafie” ha detto il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, a EmmeReports, ricordando il poliziotto di New York, di origine italiana, che costituì il primo nucleo di contrasto alla criminalità organizzata e che fu ucciso a Palermo all’inizio del ‘900.
“Chiamare le persone con il loro nome è molto importante, perché non si tratta di un fenomeno generico, ma di atti criminali gravissimi, che hanno colpito storie e vite di singole persone, che avevano la famiglia, che avevamo una storia, c’erano molti servitori dello Stato, altre persone della società civile che sono morte a causa del loro servizio o a causa dell’onestà con cui hanno condotto tutta la loro vita o semplicemente perché si sono ritrovate, da innocenti, ad attraversare la linea di fuoco di questi criminali. Quindi è importantissimo il 21 di marzo, il giorno in cui inizia la Primavera, che si possano ricordare i nomi e le storie di queste persone” ha continuato il Questore.
Ma il fenomeno mafioso è da considerare ancora un fenomeno siciliano? Lo abbiamo chiesto al Dottor Laricchia.
“Non penso che oggi, nel 2022, il problema mafioso sia solo un problema siciliano” ha affermato il Questore. “Il problema Mafia è ormai internazionale. Io non sono siciliano, ma sono Italiano e come tale, sono interpellato in prima persona, oltre che come funzionario pubblico e di Polizia, in questo fenomeno. Non penso che oggi si possa parlare di un cambiamento di mentalità dei siciliani, perché sicuramente quando Cosa Nostra colpiva nella prima e nella seconda guerra di mafia, il contesto ambientale palermitano e siciliano aveva la sua la sua importanza, oggi il fenomeno mafioso si è espanso in tutto il mondo e il contesto ambientale palermitano ha assunto sicuramente una minore importanza nel fiancheggiamento del fenomeno”.
Come ha detto il Questore, Palermo “ha fatto negli ultimi trenta anni, un grande percorso di consapevolezza e sensibilizzazione, ma tutto questo deve anche manifestarsi nella quotidianità, cioè nelle scelte quotidiane della vita di tutti i giorni di ciascuno di noi”.
“Una delle tante vittime di Mafia è stato Giorgio Ambrosoli, un avvocato a cui fu affidata la liquidazione del Banco Ambrosiano, in seguito alla fallimento, quindi dopo la vicenda di Sindona.” ha spiegato Laricchia. “Giorgio Ambrosoli fu ammazzato perché avvocato milanese, che in un mondo completamente diverso da quello siciliano, ha fatto il suo dovere nelle cose che doveva fare, non è andato a stanare i mafiosi in un covo con le pistole in mano, come hanno fatto i poliziotti che sono stati uccisi o che sono ancora vivi o che ancora operano. Ha fatto il suo lavoro, seriamente, onestamente come faceva nel suo quotidiano e non si è fatto intimorire, non è sceso a compromessi, ed è stato ucciso. È nella quotidianità che noi dobbiamo combattere la mentalità mafiosa, la quotidianità vuol dire tante cose, vuol dire fare bene e onestamente il proprio lavoro, senza scendere a compromessi”.
“Vuol dire che se uno fa il commercialista, non deve essere disponibile a fare il tramite nel riciclaggio del denaro, se uno fa l’avvocato non deve essere disponibile a supportare gli ordini mafiosi che arrivano dal carcere” ha spiegato il Capo della Polizia di Palermo. “Se uno fa il medico non deve essere disponibile a fare false perizie per far uscire dal carcere i mafiosi. La cosa più importante è che ciascuno di noi capisca che se fa bene il proprio lavoro, cioè se fa bene l’ingegnere, se fa bene il geometra, se fa bene l’infermiere, il muratore, il capomastro, ha una mentalità antimafia, far bene e onestamente il proprio lavoro su tutto il territorio nazionale. Facendo così, non c’è più spazio per la mentalità mafiosa che si aggancia al desiderio di ottenere cose che non sono legittime, legali, che non vanno bene e che spinge a rivolgersi a strani percorsi, spesso battuti anche dalla criminalità mafiosa”.
Le dichiarazioni politiche sulla Giornata della Memoria e dell’Impegno per le Vittime Innocenti di Mafia
“Onorare le vittime è impegnare contro le mafie le migliori risorse delle Istituzioni, per un’azione costante e concreta al servizio della domanda di giustizia dei cittadini” ha dichiarato il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che ha posto l’attenzione sulla necessità “di avere di fronte ad insidie sempre nuove delle mafie strumenti sempre aggiornati”.
“In questa direzione vanno i nostri sforzi, per tenere i fondi del PNRR al riparo dalle infiltrazioni dei clan e in questa direzione, vanno anche le interlocuzioni avviate dal Ministero con le altre autorità competenti, per la costituzione di un osservatorio permanente sulla raccolta dei dati sull’intero iter riguardante i beni sequestrati e confiscati, con l’obiettivo di far emergere tempestivamente le criticità” ha aggiunto la Cartabia. “Valorizziamo ogni intervento che possa rendere sempre più efficaci gli strumenti, per restituire alla società civile quello che le mafie le hanno tolto”.
Il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha dichiarato: “Se in Sicilia fosse stata apposta una pietra d’inciampo, per ciascuna delle vittime di Mafia, avremmo una strada lunga chilometri a ricordare quanto doloroso sia stato e continua ad essere il cammino per combattere Cosa Nostra e riaffermare la legalità. Il nostro impegno è quotidiano e concreto in questa battaglia che deve imporre a ciascuno di noi di non abbassare mai la guardia contro ogni tipo di malaffare, in tutti i giorni dell’anno”.
“Oggi ricordiamo tutte le vittime innocenti delle mafie. Ricordarle è segno di civiltà, ma significa anche rinnovare l’impegno per la ricerca della verità e della giustizia per quanti quella verità e quella giustizia non le hanno ancora avute” ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha ricordato, in particolar modo, Piersanti Mattarella, definendolo “seme di coraggio civile, di verità e Giustizia”.
Per Elisabetta Luparello, coordinatrice Lega Giovani di Palermo, “La Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, istituita per legge il 21 marzo 2017, è l’occasione per commemorare tutti i caduti nella lotta contro ogni tipo di Mafia. Non esistono vittime “famose”, esistono vittime di Mafia e basta, siano esse magistrati, poliziotti, generali e comuni cittadini. Sensibilizzare è sempre la strategia giusta. Di Mafia dobbiamo parlare, solo così possiamo sconfiggerla. La strada fatta è stata tanta, ma tanta ancora deve essere percorsa. Nessuna paura, sempre avanti secondo i principi di giustizia e lealtà. Lo dobbiamo alle vittime che oggi ricordiamo, lo dobbiamo a noi e al nostro futuro”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports