Risale al 2015 la proposta croata di accomunare gli Stati centro-orientali dell’Unione Europea intorno all’obiettivo di coordinare gli sforzi in materia di energia, infrastrutture e digitalizzazione. Il primo summit si svolse a Dubrovnik nel 2016 e in questa occasione il progetto venne definitivamente denominato “Iniziativa dei Tre Mari” (3SI – Three Seas Initiative), ma è più nota come Trimarium, e comprende i 12 Stati membri dell’UE collocati tra il Mar Baltico, l’Adriatico ed il Mar Nero, ossia l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, l’Austria, la Slovenia, la Croazia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, la Bulgaria e la Romania.
Dal punto di vista geografico il progetto riunisce i Paesi bagnati dal Mar Baltico, dal Mare Adriatico e dal Mar Nero con i Paesi senza sbocco al mare (cosiddetti landlocked) dell’Europa centro-orientale. L’idea non è nuova e riprende un progetto dell’inizio degli anni venti del secolo scorso propugnato da Jozef Pilsudski, allora capo di Stato e comandante militare della Polonia alla fine della prima guerra mondiale, denominato “Intermarium” ed aveva lo scopo di riunire in un’alleanza politica le entità statali nate dalla disfatta degli imperi centrali e russo dal Baltico all’Adriatico al Mar Nero.
Il progetto naufragò presto per disaccordi tra le varie etnie ed all’interno della stessa Polonia. L’intento ultimo del progetto Trimarium è quello di colmare il divario economico tra l’est e l’ovest dell’Unione Europea attraverso la permanente collaborazione nel settore delle infrastrutture energetiche con particolare riguardo alla differenziazione delle fonti di approvvigionamento, ed all’interconnettività digitale con la realizzazione di piattaforme comuni per il commercio digitale e di una vera e propria autostrada digitale che colleghi i tre mari con le più avanzate tecnologie di comunicazione e condivisione dati.
Nel successivo summit di Bucarest del 2018 vennero approvati ben 48 diversi progetti, tutti intesi a creare una forte connessione lungo l’asse nord-sud e legati a due fondamentali mega-progetti: l’autostrada denominata “via Carpatia”, che collegherebbe la città lituana di Klaipeda con Tessalonica in Grecia e due terminal per la ricezione di GNL (Gas Naturale Liquefatto) statunitense in Polonia e in Croazia collegati da un gasdotto.
È evidente che la realizzazione di una robusta rete di collegamento tra i tre mari con la conseguente indipendenza sul piano commerciale e, soprattutto, su quello energetico, conferirebbe ai Paesi interessati un notevole potere negoziale in seno all’UE ed anche in ambito NATO. Ovviamente l’iniziativa è stata accolta con manifesto sospetto dall’Unione Europea, riguardando un’area appartenente al “valore” della Germania e che si sottrarrebbe ai consolidati flussi economici ed energetici che seguono la direttrice est-ovest piuttosto che quella nord-sud. Se il progetto riuscisse a conseguire i propri obiettivi, l’intera area centro-orientale dell’Europa acquisirebbe un peso ed un’influenza politica ed economica in seno all’UE che spaccherebbe il tradizionale asse franco-tedesco che ne governa le sorti (la cosiddetta “Framania”, Francia-Germania, teorizzata nel 1950 da Adenauer).
Ma il progetto Trimarium comporta un altro grosso elemento di conflitto: i suoi obiettivi e progetti in campo energetico sono direttamente opposti alla pressoché totale dipendenza della Germania e di gran parte dell’UE dal gas russo e, in particolare, alla realizzazione del gasdotto Nord Stream 2. Naturalmente la potenzialità del progetto di contrastare l’egemonia energetica russa in Europa e di ridimensionare il ruolo della Germania nell’UE e nei rapporti con la Russia ha immediatamente destato l’interesse degli Stati Uniti (sollecitati, peraltro, dalla Polonia) per la prospettiva di separare l’UE dalla Russia e di creare un collegamento fra i due mari del fronte orientale della NATO: il Mar Baltico ed il Mar Nero. Inoltre, gli USA hanno considerato rilevante per le proprie finalità strategiche il collegamento, partendo dal gas, tra il Mare Adriatico ed il Mar Baltico.
A conferma di questo interesse, nel vertice del Trimarium svoltosi a Lubiana nel 2019 l’allora segretario all’energia statunitense, Rick Perry, ha dato il proprio assenso ad una serie di progetti infrastrutturali intesi a realizzare l’effettiva autonomia dal gas russo dei Paesi aderenti al progetto. L’importanza geopolitica del Trimarium per gli USA è stata, altresì, ribadita dall’allora Segretario di Stato Mike Pompeo a Monaco nel corso della Conferenza sulla Sicurezza del febbraio 2020, esprimendo la disponibilità statunitense a stanziare 1 miliardo di dollari per il progetto.
L’interesse statunitense nasceva anche da un’altra importante conseguenza implicita nel Trimarium: la connessione strategica dei 12 Paesi dell’Europa centro-orientale rappresenterebbe una consistente alternativa al progetto cinese di Belt and Road Initiative (meglio nota come “nuova via della seta”) che ha condotto al cosiddetto accordo “16+1” che prevede la realizzazione di collegamenti autostradali e ferroviari tra il porto greco del Pireo, detenuto per il 67% dalla cinese COSCO, ed i Paesi landlocked dell’Europa centro orientale. Dando rilevanza e risorse al Trimarium, gli USA intendevano, nello scenario europeo, marginalizzare i propri competitor strategici: innanzitutto la Russia e la Germania e poi anche la Cina.
Di particolare interesse, a tal riguardo, è la seguente frase pronunciata dal politologo americano George Friedman al Chicago Council on Global Affairs: “L’interesse principale della politica estera americana nell’ultimo secolo, durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale e durante la Guerra Fredda, sta nella relazione tra la Germania e la Russia. In effetti questi due Paesi uniti sono il solo potere che possa minacciarci. Il nostro principale interesse è di assicurarci che questo non accada” (il tema principale della sua dissertazione era, guarda un po’ il caso, la situazione ucraina dopo la rivolta del 2014 e quanto l’amministrazione americana aveva fatto per favorire il colpo di stato contro il governo in carica).
Il Trimarium, in ottica USA, poteva costituire la base economica per strutturare l’Europa centro-orientale in forma antirussa (ed anticinese), ma anche antitedesca, puntando soprattutto sul confronto energetico. Tali implicazioni di enorme rilievo sul piano geopolitico non potevano lasciare indifferente l’UE che già al summit di Bucarest del Trimarium del 2018 partecipò con l’allora presidente della Commissione europea Juncker e l’allora ministro degli Esteri tedesco Maas. L’UE, per evitare che la propria autorità nei Paesi coinvolti venisse minata a causa anche dell’interesse manifestato dagli USA, cambiò atteggiamento nei confronti dell’iniziativa, finendo con il condividere completamente il progetto e contribuendo a finanziarlo con i Fondi di Investimento Strutturale Europei.
La solidità della collaborazione tra i dodici Paesi ha cominciato, però, a venir meno e le posizioni più estreme si sono un po’ smussate: mentre soprattutto la Polonia ha continuato a cercare il supporto degli USA per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e limitare l’influenza tedesca nell’area, altri Paesi hanno ritenuto più conveniente restare legati al gas russo. Inoltre, la Belt and Road Initiative cinese ha conservato una certa attrattiva nell’area. Naturalmente il Trimarium deve avere irritato non poco la Russia, essendo stato concepito in funzione anti-russa e con l’intenzione di contrastare, attraverso intese con gli USA, gli accordi esistenti tra la Russia e l’UE per la fornitura di gas.
Indubbiamente non sono passati inosservati all’occhio russo i tentativi statunitensi di sfruttare l’iniziativa in funzione dei propri interessi geopolitici in Europa ed in tutto il continente euroasiatico: in effetti il Trimarium sarebbe potuto diventare il trampolino di lancio per arroventare la competizione russo-americana nello spazio fisico centroeuropeo, potendo, peraltro, rappresentare un potente fattore attrattivo nei confronti soprattutto dell’Ucraina e della Moldova. Ora, con l’attacco della Russia all’Ucraina, la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2 è stata interrotta, il peso dell’UE a guida franco-tedesca nel consesso internazionale è praticamente azzerato, gli USA stanno conseguendo lauti profitti dalla vendita del proprio GNL e si ripropongono come unica potenza di riferimento nel contrasto alla Russia, mentre la NATO ha rinverdito le proprie ragioni d’essere, obbligando la Germania (e anche l’Italia) ad incrementare sensibilmente le proprie spese militari.
Gli obiettivi geopolitici che gli USA hanno cercato di perseguire appoggiando il progetto Trimarium risultano analoghi agli effetti che questa guerra sta provocando, molto probabilmente perché le ragioni alla base del progetto in questione derivano da situazioni reali e rispondono ad effettive e concrete esigenze nelle quali risiedono i presupposti dell’attuale contrapposizione tra Russia ed Occidente. Se sarà ancora possibile nella nuova situazione politica che scaturirà dall’odierna crisi, le ragioni fondanti del Trimarium dovranno essere tenute in debito conto per riuscire a riformare su basi decisamente diverse e maggiormente efficaci l’Unione Europea.
Di Contrammiraglio CP Paolo Cafaro – EmmeReports