Il presidente russo Putin ha inserito l’Italia nella black list, nella lista dei “nemici” della Russia, per avere condannato l’aggressione militare in Ucraina e per aver voluto le sanzioni contro il suo Paese. La stessa Italia che, ieri pomeriggio, ha accolto a Palermo, i primi rifugiati scappati dalla guerra che, giorno dopo giorno, semina morte e distruzione.
Alle 17,35 di martedì, un volo proveniente da Cracovia è atterrato presso l’Aeroporto Internazionale Falcone Borsellino con venti cittadini ucraini, soprattutto donne e bambini, i cui visi erano stanchi per aver affrontato diversi giorni di viaggio, tra questi anche Maria arrivata, insieme al marito, da Kharkiv: “Siamo in viaggio da domenica. A casa è rimasta mia madre. Tante persone morte. Tante case distrutte. Speriamo che la situazione si calmi e di poter tornare in Ucraina tra un paio di settimane”.
Ad aspettare le due figlie di 27 e 16 anni, insieme alla nipotina di 8 anni, Lyudmyla, da sedici anni in Italia: “I miei familiari arrivano da Rivne. A 30 km dalla loro casa, ci sono i bombardamenti. Io sono una donna che fa lavori domestici e non capsico più di tanto di politica, ma la guerra, il sangue e la morte, che vedo nel mio Paese, mi spaventano. Spero finisca presto. Poi ci rialzeremo e ricostruiremo tutto, per i nostri figli, per i nostri nipoti, per vivere”.
Come ha fatto sapere la Gesap, per l’accoglienza dei rifugiati, è stata fondamentale la sinergia tra l’aeroporto di Palermo con quello di Cracovia. “Abbiamo contattato i nostri amici e partner in Polonia, con i quali da anni abbiamo una stretta collaborazione” ha spiegato il direttore generale di Gesap, Natale Chieppa. “Stanno attraversando un periodo di emergenza, ci sono tante persone in partenza. Hanno apprezzato la nostra disponibilità ad accogliere chi fugge dalla guerra in Ucraina. Da Cracovia informeranno i passeggeri che, una volta sbarcati a Palermo, riceveranno assistenza”.
Ad accoglierli anche medici e infermieri della struttura del commissario per l’emergenza Covid della provincia di Palermo, che li hanno accompagnati presso l’Hub Vaccini dell’aeroporto per essere sottoposti a tampone antigenico.
“Quando i rifugiati arrivano in aeroporto, effettuiamo il tampone per valutarne lo stato, per capire se sono positivi o no” ha spiegato il Dottor Renato Costa. “Nel caso in cui lo fossero, andrebbero nel circuito dei positivi che normalmente seguiamo per i nostri concittadini, se negativi li avviamo ad una fase successiva, che prevede una presa in carico da parte nostra e del Comune, per dargli tutta la documentazione sanitaria necessaria e, soprattutto, per iniziare il percorso vaccinale che, per noi, è fondamentale per una popolazione che purtroppo è vaccinata veramente molto poco. Molte delle persone arrivate oggi, erano già organizzate, avevano già fatto un tampone prima di partire, cosa che abbiamo verificato e, dunque, non abbiamo ritenuto di doverlo ripetere. Poi spieghiamo loro sulla necessità di doversi vaccinare, che quindi noi siamo a disposizione per tutto il ciclo vaccinale”.
“La macchina dell’accoglienza dei profughi ucraini all’aeroporto di Palermo ha funzionato a dovere, proprio come ci aspettavamo” ha dichiarato Costa. “Non sarebbe stato possibile senza un lavoro di squadra tra noi, USMAF, UNHCR, Protezione Civile, Comune e Gesap. Da parte nostra, mettere queste persone, che scappano da una guerra terribile, in condizione di eseguire il tampone e di iniziare il percorso vaccinale, era il minimo che potessimo fare, la loro sicurezza, in un momento di sofferenza tale, ci sta particolarmente a cuore”.
“Mi sembra una bellissima collaborazione fra Istituzioni, questa catena di solidarietà che c’è accanto ai rifugiati ucraini” ha aggiunto il commissario emergenza Covid di Palermo. “Quando noi ci vedevamo in una fase di uscita, pensare di doverci occupare di una situazione umanitaria, derivante da una guerra, onestamente non lo potevamo mai immaginare! Presi dalla dall’onda lunga della pandemia, non ci abbiamo neanche riflettuto e stiamo continuando come se niente fosse, perché ormai ci siamo abituati ad una situazione emergenziale”.
Il sindaco Leoluca Orlando, in una nota ha dichiarato che si tratta “di un impegno concreto della città e dell’amministrazione comunale, in sinergia con altre Istituzioni, per l’accoglienza dei profughi ucraini. Il segno tangibile di una città che conferma, ancora una volta, l’importanza e il valore del diritto alla pace e alla vita”.
Ieri mattina il sindaco di Palermo ha incontrato la delegata del Consolato Ucraino e presidente dell’Associazione Forum Ucraina Viktoriya Prokopovich per offrire supporto ai rifugiati che arrivano a Palermo.
“Stiamo valutando l’opportunità di coinvolgere anche gli enti intermedi per l’accoglienza”, ha dichiarato il Presidente Nello Musumeci, durante una riunione operativa a Palazzo d’Orleans. “Definirò questo aspetto con i rappresentanti dell’Urps e dell’Anci, poiché ritengo che in questa fase, oltre che alle prefetture, da un punto di vista delle competenze, serva un riferimento in ogni Provincia. Nei prossimi giorni lavoreremo per definire le azioni sistematiche e, nel frattempo, seguiamo con attenzione la tendenza dei flussi. Al momento si stratta di numeri sporadici, ma occorre monitorare da vicino, per adeguare l’offerta alla domanda, prestando particolare attenzione alle procedure sanitarie da adottare in via prioritaria”.
“Il sistema di sanità pubblica della Regione ha preso in carico, coinvolgendo i commissari straordinari Covid delle tre città metropolitane e i direttori delle Asp, lo screening e la profilassi dei vaccini per i profughi in arrivo” ha affermato l’assessore Ruggero Razza. “Fondamentale in questa fase, è il sistema di controllo degli arrivi, il censimento della popolazione e la segnalazione all’Asp di eventuali soggetti positivi che richiedono un periodo di quarantena”.
L’assessore Antonio Scavone ha fatto sapere che le strutture del terzo settore hanno offerto la loro disponibilità per accogliere i rifugiati provenienti dall’Ucraina e che la Regione si sta occupando anche della organizzazione di alcuni servizi, tra cui la presenza di facilitatori linguistici e il supporto psicologico.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports