“Considero il mondo per quello che é: un palcoscenico dove ciascuno deve recitare la sua parte” scrive William Shakespeare nel Mercante di Venezia. Ma basta una vita per capire quale sia la parte o il personaggio che ognuno di noi ha a disposizione per poter vivere in questo mondo? Magari se lo è chiesto anche Beatrice, palermitana di 46 anni, attrice non professionista, che da due anni studia recitazione presso l’Accademia di spettacolo La valigia dell’attore. “Ho cominciato proprio per curiosità” ha detto Beatrice. “Ho scoperto di avere dei limiti e dei blocchi che non conoscevo, così come di avere dentro di me tanti personaggi di cui non sapevo l’esistenza. Quindi mi sono detta ‘chissà quanta altra roba non conosco dentro di me!’.
Il teatro come una palestra di vita, anche quella al di fuori del palco, dove chi recita, porta, inevitabilmente, la propria esperienza, tutte le “maschere” accumulate nel proprio bagaglio artistico, anche nella vita privata.
“Recitare è come se fosse una palestra dove impari a conoscerti. Grazie al teatro diventi una persona migliore, acquisisci conoscenza degli altri, ogni tuo compagno, ogni tuo docente, ogni ospite che abbiamo qui ci porta la sua storia che diventa parte di te, dove ti puoi riconoscere oppure no. Ti insegna a scegliere chi sei o chi vuoi essere, a conoscere quella tua verità nella vita, ad abbattere un po’ tutte quelle barriere che non ti fanno essere chi sei” ha spiegato Beatrice aggiungendo che William Shakespeare è la storia del teatro, la letteratura, la base e i pilastri da dove parte tutto. “Conoscere la base è come fare un bagno nell’acqua più pulita che esista e poi da lì puoi cominciare a costruire”.
Come abbiamo anticipato in un articolo precedente, l’attrice e regista inglese Sara Finch, si trova a Palermo, proprio per una full immersion sul teatro di Shakespeare. “Shakespeare è una ricchezza enorme, ha un’anima universale e in tutti i paesi dove ho lavorato, come Cuba o il Marocco, tocca emozioni che tutti possono capire” ha affermato la regista londinese. “A Palermo ho trovato tanta passione e voglia di imparare. Penso che questo sarà un bellissimo viaggio che faremo insieme per scoprire il teatro inglese del cinquecento”.
E fra gli aspiranti attori, che stanno frequentando l’Accademia di recitazione, anche Roberto: “Sto partecipando a questo workshop con Sara, perché la considero una splendida persona, che si è prestata a venire qui da noi da Londra, per donarci la sua esperienza e il suo sapere. Sono qui per imparare fondamentalmente”.
Roberto ha avuto altre esperienze teatrali in passato, ma Shakespeare non è mai stato tra gli autori che ha trattato: “Qui ho avuto l’occasione di intraprendere questo percorso nella maniera secondo me più corretta, perché molti propongono l’autore inglese in vari modi, alla Valigia dell’Attore, invece, abbiamo la possibilità di lavorare con una persona che ha lavorato al Globe Theatre di Londra. L’esperienza di Ugo Bentivegna ci porta proprio a far vivere tutte quelle sensazioni ed emozioni che sono presenti nei testi di Shakespeare”.
E per far rivivere Shakespeare a Palermo, il regista e attore Ugo Bentivegna, nonché direttore dell’Accademia La valigia dell’attore, ha voluto proprio la sua amica Sara Finch che, come ha raccontato, ha scritto di lei nella sua tesi di laurea, scrivendo della Royal Shakespeare Company. “Ho lavorato con lei per qualche mese al Globe Theatre di Londra e quindi ho conosciuto il suo mondo, che è quello inglese e internazionale” ha spiegato Bentivegna. “Sara è un’attrice e una donna eccezionale, quindi questo connubio era perfetto per invitarla a Palermo. Sara è un’attrice che calca le scene del Globe Theatre di Londra, che ha lavorato alla Royal Shakespeare Company, che insegna il teatro shakespeariano agli studenti americani e all’Università di Londra, quindi avere lei qui è un’eccellenza e visto che ci conosciamo da tanti anni era bello portarla in questa mia nuova realtà palermitana, che è questa accademia”.
Ma cosa ne pensa Bentivegna degli attori inglesi? “Sono eccezionali, perché riescono a lavorare davvero il testo, la parola, però anche gli autori inglesi possono imparare da noi italiani, possono imparare la nostra fisicità, il nostro essere, la nostra presenza scenica. Infatti il connubio perfetto è inglese e italiano è qui noi ci proviamo”.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports