Far comprendere l’importanza del sistema Braille nella vita delle persone non vedenti grazie al quale possono avere inclusione sociale, accesso alla cultura e all’informazione. E’ questo lo scopo della manifestazione organizzata dall’Unione Italiana Ciechi e ipovedenti insieme al dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Pirandello di Cerda, Antonino Mario La Mendola, anche lui ipovedente. I piccoli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado si sono confrontati con i rappresentanti non vedenti dell’Unione e hanno scoperto un mondo dove i limiti e gli ostacoli possono essere superati.
“La scuola ha il compito di insegnare ai ragazzi ad andare avanti con le proprie forze – dice il preside La Mendola raccontando la sua esperienza di vita – quando ho perso la vista è cambiata la mia vita, ma non dobbiamo mai arrenderci. Noi non vedenti non abbiamo la vista ma sviluppiamo in maniera più forte l’orientamento e tutti gli altri sensi”.
Presente in prima fila anche il sindaco Salvatore Geraci – “Cerda vuole essere un paese inclusivo – afferma il primo cittadino – e tutti devono avere le stesse possibilità. Il nostro dirigente scolastico è un esempio. Lui ipovedente sta svolgendo il suo ruolo all’altezza della situazione”.
E a spiegare agli studenti l’importanza dell’alfabeto Braille è la psicologa e consigliera dell’Uici, Giovanna Virga: “Noi non vedenti leggiamo con le mani. Non solo l’insegnante disostegno ma tutto il corpo docente deve accompagnare l’alunno non vedente. Un bambino cieco è un bambino e come tutti ha una spinta innata a crescere. I suoi tempi saranno un po’ diversi ma arriva allo stesso risultato”.
Sono intervenute anche la psicologa Grace Serra e la tiflologa della Federazione nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, Maria Concetta Cusimano. A lasciare tutti a bocca aperta è stato il giovane pianista e compositore non vedente Antonino Martorana che si è esibito leggendo la musica in Braille. Gli studenti della Pirandello, compresi i piccoli ipovedenti Christian della prima classe e Alisea della classe terza, accompagnati dalle insegnanti Claudia Mesi e Rosalba Cirri hanno letto pensieri e riflessioni sulla bellezza della diversità.
“I non vedenti prima venivano inseriti in scuole speciali e portavano avanti i programmi ministeriali anche in maniera efficace ma mancava qualcosa – spiega Tommaso di Gesaro presidente dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti – L’inserimento scolastico dei non vedenti e dei disabili in generale è stato importante sotto il profilo della socializzazione. La didattica è importante ma altrettanto importante è che un bambino non vedente stia accanto ad un bambino vedente”.
di Redazione – EmmeReports