“Il gruppo siciliano dell’Unione Stampa Sportiva Italiana esprime sentimenti di vicinanza al vicepresidente regionale Valerio Tripi, vittima di un torto che ha pochi eguali nella storia dell’editoria nazionale. Il collega Tripi, noto per scrupolo e zelo, ha garantito diuturnamente e senza soluzione di continuità negli ultimi venti anni al quotidiano “la Repubblica” una capillare copertura sugli argomenti concordati con la redazione, segnatamente sul Palermo Calcio”.
A scriverlo è l’Unione Stampa Sportiva Italiana (USSI) in una nota a sostegno del giornalista Valerio Tripi che, l’8 dicembre scorso, ha ricevuto dall’editore di la Repubblica notizia del mancato rinnovo del contratto di collaborazione in scadenza il 31 dicembre 2021.
Una collaborazione che Valerio Tripi ha sempre onorato con professionalità producendo validissimi articoli sportivi e in numero superiore a quelli previsti da ognuno dei contratti da “co.co.co. strutturato” firmati negli ultimi cinque anni.
“Immaginare che un editore possa mettere alla porta, dall’oggi al domani, un giornalista di provata professionalità come Valerio Tripi è inammissibile ed è per questa ragione che, oltre alla solidarietà al collega, si augura che l’editore in questione possa tornare sui propri passi, prima che la parola passi al giudice competente” conclude l’USSI Sicilia.
Solidarietà al collega Tripi anche da parte di Assostampa Sicilia che ha approvato all’unanimità la seguente nota: “Dopo aver fatto parte della redazione de ‘la Repubblica’ a Palermo, sin dai primi tempi dell’uscita del quotidiano in Sicilia, al giornalista Valerio Tripi non verrà rinnovato il suo contratto, come gli è stato comunicato dall’azienda l’otto dicembre scorso, quando aveva già abbondantemente superato la quota di articoli previsti dal contratto scaduto il 31 dicembre. Un numero di articoli che ha sempre oltrepassato di molto quelli previsti da ognuno dei contratti da “cococo strutturato” che ha firmato negli ultimi cinque anni. L’azienda ha deciso di non farlo più scrivere, come è accaduto al collega Massimiliano Salvo a Genova che ogni giorno, per undici anni, ha proposto al giornale il proprio contributo: contratto da precario (con partita Iva) non rinnovato. Valerio ha assicurato al suo giornale qualcosa come 500 articoli all’anno, ha coperto le notizie sul Palermo calcio quotidianamente, è stato sempre pronto a scrivere sia per il quotidiano di carta che per il sito di Repubblica. Un impegno che ha superato il ventennio senza arrivare mai a una conclusione lavorativa stabilizzata. Valerio deve fare i conti con la sua condizione precaria. La sua firma da giornalista vale, ma non avere un contratto di lavoro stabile non gli consente di accendere un mutuo o chiedere un prestito. E come lui sono in tanti, anche nel suo giornale. Valerio è tra i ‘giovani’ che hanno dato vita al coordinamento nazionale dei precari di Repubblica ed è da tempo impegnato nel sindacato, oggi come vicepresidente regionale dell’Ussi, l’Unione stampa sportiva italiana. Per mesi il coordinamento ha sollecitato incontri all’azienda e alla direzione del giornale. Sono proprio i giorni in cui i giornalisti italiani raccontano le storie dei riders che consegnano pizze alle famiglie murate dal covid. Ogni riga trasuda sdegno. Un rider dell’informazione, un giornalista precario, intanto pesta sui tasti del pc per un compenso che non ha alcun grado di parentela con quello percepito dal suo più anziano ‘compagno di squadra’. Stesso lavoro, stesso tempo, stesse regole deontologiche. Due galassie diverse: l’una è nella costellazione del contratto nazionale di lavoro, l’altra no. Una è tutelata. L’altra deve ogni giorno correre per mettere insieme il pranzo e la cena. La storia di questi mesi è lo specchio dei tempi. Purtroppo, nonostante l’impegno Il comitato nazionale dei precari non cava un ragno dal buco. Alcuni precari quasi una ventina in tutta Italia, tra cui Valerio, insieme con Massimiliano Salvo che a Genova vive la stessa situazione, tentano allora un’altra strada per provare a vedersi riconoscere qualche diritto: l’azione legale. Un’azione sostenuta dal sindacato dei giornalisti sia nazionale che a livello territoriale dalle associazioni siciliana e ligure. Ma l’azienda ha deciso di opporsi ad ogni tipo di iniziativa, scegliendo di interrompere perfino quel contratto precario piuttosto che stabilizzarlo. Altro che tutele crescenti. Altro che modernità. O mangi sta minestra o salti dalla finestra. È la stampa precaria, bellezza. O meglio è la stampa di oggi, senza prospettive dopo anni di lavoro precario. – conclude la nota di Assostampa Sicilia – Ma noi non ci rassegniamo. Il sindacato resta in trincea. Oltre a descriverla con sdegno ci ostiniamo ad impegnarci per cambiare la condizione di tutti i precari e dare cittadinanza al lavoro”.
di Redazione – EmmeReports