Quella appena finita è stata una lunga giornata per fotografi, operatori video e giornalisti che, dalle 09 alle 16, hanno atteso l’uscita del leader della Lega Matteo Salvini, dall’Aula Bunker 2 della Casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, imputato nel processo Open Arms.
“Orgoglioso di quello che ho fatto e lo rivendico” ha dichiarato l’ex Ministro degli Interni. “Stiamo parlando di una nave spagnola che ha raccolto i migranti in acque libiche, che ha gironzolato per quindici giorni nel mediterraneo, che ha rifiutato di andare in Tunisia, che ha rifiutato di andare a Malta, che ha rifiutato di andare in Spagna, che ha deciso di venire in Italia, infrangendo le leggi. E al processo ci va il ministro che ha difeso il suo Paese. Speriamo che duri il meno possibile”. Un processo politico che vede imputato non solo un ex ministro di un Paese sovrano, ma l’intera nazione, l’Italia, sempre pronta ad essere bacchettata e criticata, nonostante sia sempre pronta ad accogliere e ad aiutare.
“È emerso che c’era una linea politica di governo, con un decreto, firmato da tre ministri, Matteo Salvini, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, che vietava lo sbarco dei migranti” ha spiegato l’Avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini. “Oggi è stato spiegato che non era di competenza italiana. Quando ci sono state condizioni avverse l’Italia si è fatta carico di mettere in sicurezza la nave e fatto scendere tutti coloro che dichiaravano di non poter stare a bordo”.
Fondamentali, oggi, le testimonianze dei professionisti del soccorso in mare, degli ufficiali di Guardia Costiera e Guardia di Finanza che, ogni giorno, coordinano il Search and Rescue o soccorrono, realmente, tutti colori che sono in pericolo di vita, a prescindere dalla provenienza geografica o dal colore della pelle.
Tra questi il Capo del III Reparto “Piani e Operazioni” ed IMRCC del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, Contrammiraglio Pilota Sergio Liardo, che ha trascorso tutta la sua vita in volo sui P-166DL3 SEM e ATR-42MP della Guardia Costiera alla ricerca di persone disperse in mare e decollando dalla Base Aeromobili di Catania. Dalla sua testimonianza è emerso che l’Open Arms rifiutò di dirigersi in Tunisia, di sbarcare 39 immigrati a Malta, di fare rotta in Spagna (diniego ribadito in due occasioni), che non fornì dettagli sullo stato di salute delle singole persone a bordo (domandò di farle sbarcare tutte, ma esclusivamente in Italia). Non solo. Fece rotta verso la Libia, mentendo alle autorità italiane, visto che partì verso Tripoli dopo aver comunicato che si sarebbe fermata a Lampedusa. La ONG avrebbe potuto accogliere a bordo solo 19 persone, ma ne caricò più di 150 in tre eventi diversi. Una volta in acque italiane, l’Open Arms era costantemente controllata, vigilata, assistita. E, una volta in rada, era in condizioni di completa sicurezza. Addirittura vennero consentite la rotazione dell’equipaggio e lo sbarco delle persone realmente in cattivo stato di salute. Sulla barca salirono senza problemi alcune autorità, a partire dal sindaco di Lampedusa, a dimostrazione di un costante monitoraggio.
Secondo quanto detto in aula dall’Ammiraglio Nunzio Martello, Capo del Reparto Personale del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, l’Open Arms vagò per il Mediterraneo, ignorando le richieste e le proposte di Madrid e de La Valletta dal 2 al 15 agosto 2019 mettendo a rischio la salute degli migranti a bordo. Una volta vicina a Lampedusa la nave spagnola era in sicurezza e dal Viminale non ci furono forzature dopo aver appreso che Open Arms non poteva dirigersi in altri porti (come quello di Trapani) a causa delle condizioni meteo.
Dopo i primi due interventi di Open Arms in acque libiche, la nave puntò verso l’Italia in modo arbitrario. È quanto è stato ribadito dal Capitano Edoardo Anedda, Comandante delle Sezioni Unità Navale e Operativa della Stazione Navale della Guardia di Finanza di Palermo. L’ufficiale aveva prodotto un’informativa contestando il comportamento della ONG, ipotizzando il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il capitano della Open Arms e il capo missione. “In maniera ostinata, l’imbarcazione si era messa nelle condizioni di andare solo a Lampedusa” ha dichiarato il Capitano Anedda “Tecnicamente la nave poteva raggiungere la Spagna in due giorni di navigazione, ma preferì girovagare tra l’Italia e Malta per quasi due settimane”.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports