Era il 26 dicembre 2020, quando da Pratica di Mare partivano le prime 9750 dosi di vaccino anti-Covid, per raggiungere 21 destinazioni e ridare la speranza al popolo italiano dopo un anno di emergenza pandemica. Iniziava l’Operazione EOS, predisposta dal Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa. 5 aerei (due C-27J dell’Aeronautica Militare, due Dornier-228 dell’Esercito Italiano e un P-180 della Marina Militare) avrebbero raggiunto le principali città del Paese. I restanti vaccini avrebbero viaggiato via terra con un impegno complessivo di 60 autoveicoli e circa 250 militari.
L’impegno dei militari italiani, durante tutta la pandemia, è stato notevole su tutti i fronti. Presenti in tutta la nazione i Drive Through Difesa, con team interforze di personale sanitario sempre pronto ad effettuare tamponi alla popolazione. Diversi i laboratori sanitari stanziali e quelli mobili delle Forze Armate. Senza dimenticare la disponibilità logistica da parte dell’Ospedale Militare del Celio di Roma e dei Centri Medici Ospedalieri di Milano e Taranto, più le strutture impiegabili come “Covid Hotel” e quelle campali che hanno contribuito ad alleggerire la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale. Indispensabile il quotidiano impegno dell’Arma dei Carabinieri, tanto quanto quello degli altri Corpi dello Stato, nel garantire la cornice di sicurezza nelle città italiane durante e dopo il lockdown.
Migliaia di ore di volo accumulate dagli equipaggi di volo della Difesa per il trasporto di passeggeri in bio-contenimento, per riportare connazionali a casa, per muovere tra le città italiane materiale di protezione individuale e vaccini anche a favore dei contingenti schierati all’estero.
La Difesa italiana, dunque, ha continuato a impiegare sul territorio nazionale tutti gli assetti sanitari e logistici nel contrasto alla pandemia, avvalendosi anche delle specifiche professionalità militari e delle capacità di programmazione e pianificazione operative del COVI che ha coordinato le operazioni IGEA, EOS, MINERVA e ATHENA.
Il lavoro dei militari italiani continua anche fuori dai confini nazionali, con il personale medico e infermieristico che affiancherà le unità mediche delle Forze Armate slovene che stanno operando sul territorio presso gli ospedali Covid del Paese. Su iniziativa del Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha ordinato al Comando Operativo di Vertice Interforze di pianificare e disporre l’invio in Slovenia di personale sanitario.
Quindici i medici e infermieri che hanno raggiunto Lubiana, divisi in cinque team: sei dall’Esercito Italiano, tre dalla Marina Militare, tre dall’Aeronautica Militare e tre dall’Arma dei Carabinieri. Il COVI ha predisposto, inoltre, una seconda aliquota di personale, composta da altri quindici sanitari, i quali, con un preavviso di 48 ore, potranno essere impiegati in territorio sloveno per la medesima esigenza. Ciascuna aliquota verrà impiegata in Slovenia per un periodo di 45 giorni, al termine del quale sarà previsto un turn-over di personale. Le attività proseguiranno fin tanto che ce ne sarà l’esigenza.
L’operazione rientra nell’ambito dei consolidati rapporti di assistenza reciproca tra Italia e Slovenia, sia nel campo della Difesa, in termini di cooperazione tra le Forze Armate dei due paesi, sia in quello di mutua assistenza sanitaria. Due settimane fa il Ministro Guerini, in occasione dell’incontro a Roma con l’omologo sloveno Matej Tonin, aveva dichiarato la disponibilità della Difesa di fornire aiuto e assistenza sanitaria a supporto delle strutture sanitarie civili slovene, nell’ambito delle attività connesse al contrasto alla pandemia.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports