Anche Palermo scende in piazza in occasione dello sciopero globale per il clima. Centinaia di studenti di scuole e università hanno risposto all’appello lanciato dal collettivo Studenti Palermitani e hanno attraversato la città dietro uno striscione con scritto: «Siamo la natura che si ribella». Bruciate a metà corteo le gigantografie del presidente Draghi e del ministro per la Transizione ecologica Cingolani.
Tantissimi gli studenti che hanno percorso il centro storico di Palermo per poi arrivare alle porte dell’Università di Palermo.
«Non abbiamo nessuna fiducia nei confronti di questo governo. Draghi rappresenta un modello di sviluppo, quello degli investimenti alle multinazionali e alle grosse concentrazioni industriali, altamente inquinante e devastante per territori e abitanti. Il suo governo ha istituito un ministero per la transizione ecologica che aveva come primo obiettivo quello della transizione energetica verso fonti rinnovabili, ma che ha invece firmato nuove autorizzazione per le trivellazioni» – afferma Nicoletta Sanfratello di Studenti Palermitani.
Il riferimento è allo sblocco delle VIA (valutazioni d’impatto ambientale) che autorizzano multinazionali come Eni a continuare a estrarre fonti fossili, anche in Sicilia. Sull’isola gravano infatti diversi progetti di estrazione di metano via terra e via mare.
«Nella nostra isola la transizione ecologica vogliono che passi per la costruzione di mega impianti di eolico o di fotovoltaico, che distruggeranno interi territori e metteranno a rischio gli equilibri dell’ecosistema. I governi la battaglia per fermare i cambiamenti climatici e per salvare il pianeta l’hanno già persa. La perdono ogni summit che si conclude con accordi di riduzione di emissioni e politiche di riconversione green che non vengono mai rispettati; la perdono ogni volta che affidano fondi – come quelli del Pnrr – a multinazionali mortifere come Eni» – continua Giorgio Caruso del liceo scientifico Einstein a nome del collettivo Studenti Palermitani.
Il 29 ottobre a Glasgow comincerà la 26esima Cop, una riunione in cui i leader mondiali si incontrano per discutere di possibili rimedi alla crisi climatica. Ma gli studenti incalzano.
«In 26 anni non si è risolto nulla. Ma cosa dovremmo aspettarci da una conferenza in cui i signori del fossile, hanno diritto di voto? L’unica soluzione è mandarli tutti a casa, l’unica soluzione siamo noi. Noi che lottiamo per il nostro futuro, noi che lottiamo per la vita contro un sistema di morte e devastazione che loro ci hanno imposto. Oggi è lo sciopero globale per il futuro» – urla al megafono Ludovica Di Prima, studentessa universitaria del collettivo.
Presente anche il movimento indipendentista Antudo con lo striscione che svetta in mezzo al corteo sopra le teste dei manifestanti, sorretto da tre aste. Il testo allo stesso tempo ironico ed eloquente dice: «Il governo italiano di green ha solo il pass. Combattiamo il capitalismo, conquistiamo indipendenza».
In una nota i militanti e le militanti di Antudo, che firmano lo striscione, spiegano che «Sono anni ormai che il variegato movimento per la giustizia ambientale chiede ai governi di prendersi l’impegno a ridurre le emissioni di CO2. Ma non è cambiato niente. Anzi, nonostante le belle parole, i governi e gli Stati, compreso quello italiano, continuano a difendere gli interessi delle Multinazionali del fossile a discapito della salute della gente e dei territori. È sempre più ovvio – concludono – che non ne usciremo, delegando il cambiamento ai governi. Dobbiamo essere noi, a partire dai territori che abitiamo, ad organizzarci per liberarci da questo sistema politico ed economico malato».
di Antonio Melita – EmmeReports