A palazzo Sant’Elia la nuova personale della pittrice siciliana Pupi Fuschi, nata nel 1970 a Palermo e diplomata nella stessa città all’Accademia di Belle Arti. “La Chaise Rouge” presenta una serie di ritratti virili, primo fra tutti quello dello scrittore e drammaturgo recentemente scomparso Aurelio Pes, il cui dipinto è diventato paradigma per tutta la galleria di altri personaggi illustri. Gli uomini ritratti sono tutti fortemente legati alla Sicilia e la loro analisi psicologica, da parte dell’artista, risente molto del profondo scambio di opinioni avvenuta fra il letterato e l’artista sulla condizione umana e l’aspetto socio culturale del capoluogo regionale. Uomini che sono anche istituzioni ma senza diventare maschere del potere, o caricature della propria posizione; sono soprattutto uomini portatori di idee e da queste i loro corpi vengono plasmati, si riflettono negli sguardi, nell’atteggiamento, nel rapporto che ognuno di loro assume sedendosi sulla sedia rossa davanti all’occhio attento della Fuschi.
Il curatore della mostra, Giuseppe Carli si concentra sull’oggetto fisico, sul suo significato: “Perché scegliere proprio una sedia? La Chaise Rouge è stata l’unico elemento comune a tutti gli ospiti capace di trasformarsi tutte le volte adattandosi al suo ospite. La sua iconografia strettamente legata agli attributi di potere e di autorità, sin dall’antichità, la sedia, oltre alla sua funzione pratica, è simbolo di gerarchizzazione sociale, fatta per essere utilizzata da una sola persona, da chi deteneva il potere. Per tali ragioni è stata pensata un’installazione, che la vede posta al centro della sala con un faro puntato su di essa, così … semplicemente nuda e cruda…alcuni la vedranno come oggetto irraggiungibile, altri come obbiettivo ambizioso da raggiungere, altri ancora come mezzo di comunicazione grazie al quale potranno intavolare un dibattito immaginario con i ritratti esposti e infine ma non meno importante altri la vedranno semplicemente come una sedia … L’esposizione è un seguito delle visionarie riflessioni attorno agli aspetti più provocatori (l’abdicazione, il legarsi alla sedia, senso di responsabilità, il cambiamento), per mettere in discussione il sistema di valori attuale tra riferimenti simbolici e immagini che appartengono all’immaginario collettivo”.
La sedia, però, è stata una dominante di tutta la ricerca artistica di Pupi Fuschi. Non tanto l’oggetto di arredo quanto la posizione, ovvero l’essere seduti. Molti dei suoi corpi femminili si presentano all’osservatore senza dare particolare rilevanza al volto perché è la semplice fisicità a suggerire lo spazio, lo scorcio; sono le membra a creare l’impianto prospettico, a porci in presenza di chi è rappresentato. L’essere seduti, nella sua sacralità, ci porta a contemplare, a leggere l’altro come modello dialogante. È una costruzione che si ripete nella storia dell’arte, dalla Pietà in San Pietro, al ritratto di Abraham Lincoln al Lincoln Memorial di Washington DC, rimodulata dall’artista con un accenno più ottocentesco, da ritratto fotografico catturato nell’atelier con le prime macchine a soffietto e i lunghi tempi di esposizione. La sedia viene spostata, ruotata leggermente, non si impone, accoglie, perché quello che la Fuschi cerca è il momento di relazione tra il soggetto del ritratto e l’oggetto materiale, La Chaise Rouge.
In un’intervista raccontò che se fosse stata più determinata sarebbe diventata pianista, se avesse avuto più metodo scrittrice, ma la curiosità la voglia di comprendere, di intuire e di trasmettere ha trovato il suo strumento più adatto prima nelle matite e poi nei pennelli. La sensibilità di Pupi Fuschi, tra colori, poesia e pianoforte, è sicuramente intimistica. Le persone ritratte, e non i personaggi, vengono analizzati nel loro rapporto di relazione con il mondo attraverso un oggetto comune. Non è una sedia sopraelevata, un soglio, non è l’elemento dominante ma di continuità. Alcuni vi cercano rifugio, altri la vivono con sicurezza e una linea spigolosa ne evidenzia l’unico profilo, altri la sovrastano o sembrano indifferenti. Per tutti però la sedia rossa rappresenta una macchia di colore sgargiante che sbalza la persona ritratta verso l’osservatore, obbligando a un contatto intenso e quasi tattile con l’accurata resa del volto, con i segni dell’età, le fisionomie, i toni spenti dei tessuti, la presenza dei corpi e soprattutto gli sguardi. Gli occhi ci guardano direttamente ma non sono loro a raccontarci la psicologia, questa analisi è lasciata – volontariamente – al modo in cui ognuno vive il rapporto complesso tra l’io e lo spazio fisico che lo accoglie.
Gli ospiti della sedia rossa sono: Pippo Anastasio, Manfredi Barbera, Marco Betta, Reda Berradj, Roberto Calabrese, Massimo Cannatella, Giuseppe Carli, Maurizio Carta, Giuseppe Costa, Vincenzo Crivello, Massimo De Trovato, Angelo Di Gesaro, Francesco Galvagno, Claudio Italiano, Giovanni Iudice, Vittorio Magazzù, Dario Mirri, Gianni Nanfa, Leoluca Orlando, Geri Palazzotto, Aurelio Pes, Antonio Presti, Salvo Piparo, Fabio Raimondi, Daniele Rocca, Peppino Romano, Alberto Samonà, Alessandro Savona, Giuseppe Tasca D’Almerita, Luca Trapassi, Duilio Virzì.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito
“La Chaise Rouge” personale dell’artista Pupi Fuschi a cura di Giuseppe Carli
Palermo, Cavallerizza di Palazzo Sant’Elia in via Maqueda, 81
dal 4 al 15 ottobre 2021 dal martedì alla domenica dalle ore 9 alle ore 20 con ultimo ingresso alle ore 19.