Folto pubblico ieri pomeriggio alla Real Fonderia per il vernissage di Gaetano Barbarotto, stupore e ammirazione davanti ai colori vividi ed intensi del pianeta azzurro.
L’artista, nato a Palermo, ha il dono della forma, depurata da una resa calligrafica, priva di simmetrie forzate, spesso irregolare ma sempre molto attinente con l’essenza di ciò che rappresenta: spugne e coralli colti nelle profondità, alghe mosse dalle correnti, banchi di pesci accennati e guizzanti. La sua mostra del ritorno in Sicilia, “Meraviglie del mare” è stata raccontata dal professor Mario Zito, Assessore alle Culture del Comune di Palermo, con parole semplici e pregnanti: “Nelle opere presentate nella mostra organizzata alla Real Fonderia traspare un senso autentico del mare che per mano dell’artista Gaetano Barbarotto riesce ad offrirci scenari straordinari che raccontano storie, emozioni, stupore. Il mare ci meraviglia e lo fa ancora di più quando attraverso lo sguardo pittorico di un artista ci accarezza e ci porta in volo verso l’infinito. Gaetano Barbarotto compie un viaggio della vita che lo riporta alla sua terra, la Sicilia, per esplorarne luoghi nascosti dell’abisso che diventano i luoghi dell’anima. Un viaggio ancestrale per ritrovarsi. La Mostra ‘Meraviglie del mare’ ci riporta alle meraviglie della vita nel suo contesto umanistico ed è un forte richiamo a rispettare il mondo e la sua natura”.
Più complessa, invece, è la lettura che ne dà il critico d’arte ed editore professor Tommaso Romano, nella presentazione della mostra e nel testo in catalogo. Il professor Romano ne coglie l’aspetto del percorso individuale verso una conoscenza appresa intuitivamente, confrontandosi fisicamente con la potenza e l’immensità del mare. Da questo viaggio di continue scoperte l’artista non solo alimenta la propria crescita individuale ma, in quanto fine comunicatore, ne porge l’essenza attraverso i dipinti. In questo modo anche l’osservatore può rivivere l’esperienza solitaria dello stupore e della meraviglia se solo riesce a guardare oltre la fisicità dell’opera, a spiccare assieme all’artista questo tuffo nel fascino di un mondo ignoto.
“Aristotele – spiega il professor Romano – sosteneva che lo stupore e la meraviglia sono la radice delle idee e del reale. Barbarotto dipinge le sue meraviglie del mare che, come tali, sono individualmente la sua continua esperienza diretta con la scoperta – che egli peraltro pratica e non solo contempla – degli abissi marini, di tutto ciò che è nel mondo liquido, di quell’universo d’acqua che consideriamo a volte ornamento e non fondamento di vita, ma vero polmone.
Approccio personale, in beata solitudo si potrebbe dire, alla ricerca di una conoscenza che scorge, ascolta i silenzi e ne valuta i suoi segreti. Cosi è la metafisica degli azzurri marini di Barbarotto: una gnosi senza un approdo definitivo, la scoperta del sé attraverso l’esperienza e la pratica dell’arte che, nel suo felice caso, vive di materiali plurali che si inverano in cromaticità ulteriore fra una figurazione accennata e una surrealità dell’espressione che si disseta di mare, di fondali, di pesci, di flora marina, senza essere stucchevole presa fotografica senza effetto anzi, lasciando alla immaginazione critica quelle sirene che sembrano fargli compagnia. È una visitazione vibrante dell’anima immersa nel lucente spettacolo della natura, spesso violentata e invasa da rifiuti che l’uomo senza qualità destina incoscientemente anche al mare.
La tensione morale di Barbarotto la si può cogliere allora in questa duplicità: l’esperienza dell’ignoto che è bellezza, il rischio che pure la natura ci propone e la violenza da combattere per un equilibrio ecologico da risanare, non solo materiale. Barbarotto ha, quindi, un suo percorso ben chiaro, che non ha bisogno di una esegesi tanto è lucente alla sua spiritualità e intima sensibilità. Restano aperte le finestre dell’anima al fruitore che sa soffermarsi oltre il quadro stesso, penetrandolo in armonia e rigore, se possiede gli elementi per una vocazione a concreare con l’artista stesso, una renovatio ma mutazione di sé, oltre le apparenze.
Incedere assai personalizzato questo delle opere di Gaetano Barbarotto, che ti connette come per incanto alle onde e ai suoi figli, alle alghe, al rosso dei coralli e che denomina danzatori marini, una esemplare tecnica mista su tela. La cromaticità è sempre lucente peraltro, senza peccare di onnipotenza sovrastante ciò che invece è un’inventiva lirica e materia del sogno, autenticamente sostenuti da una capacità tecnica che anche le sue incisioni come ha notato il grande Maestro Togo confermano in modo convincente.
Barbarotto con le opere d’acqua cromatica e intrise di atmosfere a volte fiabesche a volte oniriche, consegna così un mondo, il suo mondo, imparagonabile al canone estetico vigente e libero senza confini angusti di nuotare verso i fondali perenne rinascita, che l’acqua evoca come musica d’origine e che l’Artista ci consegna come autentico dono”.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito
“Meraviglie del mare” di Gaetano Barbarotto
a cura di Massimiliano Reggiani e Monica Cerrito
testi in catalogo del professor Tommaso Romano e di Massimiliano Reggiani
Palermo, Real Fonderia alla Cala – dal 21 settembre al 1° ottobre 2021 – dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 (ingresso con green pass)