“Il 4 settembre 2021 si ricorda una preziosa santa, Santa Rosalia nostra e amata patrona di Palermo. Santa Rosalia amante della vita dell’eremitaggio e del silenzio, ha accolto e amato il buon Dio pregando Gesù Cristo nella vita terrena per il bene della città di Palermo e per tutta l’umanità. Ho tanto a cuore di svelarvi che la bandiera rosa-nera della città di Palermo testimonia che il colore rosa rappresenta Santa Rosalia e il colore nero San Benedetto il moro, compatrono di Palermo, che veniva dall’Africa”.
Nel giorno della “Santuzza” Fratel Biagio Conte ha voluto ricordarla rimarcando l’apprezzamento per la sua scelta che lo ha incoraggiato “sin da quando ho sentito la chiamata dal Buon Dio di vivere anche io da eremita“.
“Ho tanto a cuore di svelarvi che la bandiera rosa-nera della città di Palermo testimonia che il colore rosa rappresenta Santa Rosalia e il colore nero San Benedetto il moro, compatrono di Palermo, che veniva dall’Africa. Ma adesso per il tanto male che stiamo producendo e alimentando e per avere messo tristemente da parte e nel dimenticatoio il nostro Dio e il nostro prossimo mi sono ritirato e rifugiato a vita da eremita” continua Biagio Conte che da 56 giorni si trova in una grotta in montagna nel palermitano “per contrastare così tutto questo malessere con la preghiera, la penitenza e il digiuno (solo pane e acqua) invocando fortemente il buon Dio, il buon Gesù, Maria, San Giuseppe, Santa Rosalia, Santo Benedetto il Moro, il Beato Padre Pino Puglisi, San Giacomo Cusmano e tutti i santi e le sante di Dio. Chè il buon Dio ci liberi da tutti i nostri errori e i nostri peccati, donandoci la sua misericordia, il perdono e la salvezza per la città di Palermo e per il mondo intero”.
“Chiederò al buon Dio di proteggere tutta la Santa Chiesa, Papa Francesco e il nostro Arcivescovo Corrado, il nostro Sindaco Leoluca, il Comune e tutti i cittadini di Palermo, il nostro Prefetto Giuseppe, i giudici, le forze dell’ordine, la sanità, le associazioni e le professioni. Prego il buon Dio di proteggere tutti i popoli e i capi di Stato, prego per il nostro Capo di Stato Sergio, per il Presidente della Regione Sicilia Nello affinché proclamino la vera pace e la vera giustizia. Prego il buon Dio che protegga tutte le religioni e i non credenti, affinché mantengano sempre più il dialogo aperto, la fratellanza e la pace. Prego il buon Dio che protegga i ricchi e i meno ricchi perché possano soccorrere e aiutare i più poveri e abbandonati. Prego il buon Dio affinché protegga anche il paese di Santo Stefano Quisquina (Agrigento), di cui Santa Rosalia è anche Patrona“ prosegue il fondatore della Missione Speranza e Carità di Palermo che ospita circa 400 persone in difficoltà.
“E adesso Santa Rosalia dal cielo, accanto al buon Dio, al buon Gesù, a Maria Madre della Speranza, a San Giuseppe, agli apostoli e a tutti i santi e le sante di Dio, continua a pregare per tutti noi disubbidienti e peccatori. Carissimi fratelli e sorelle non posso nascondere e contenere la mia grande devozione a Santa Rosalia per avere testimoniato la vera fede, la speranza e la carità. Ha avuto il coraggio di rinunciare ai beni materiali rifiutando il male e le ingiustizie e di recarsi da pellegrina fino Santo Stefano Quisquina (Agrigento), in contrada Realtavilla, sul Monte delle Rose; dopo una breve esperienza religiosa si ritira da eremita nel bosco della Quisquina presso una piccola cavità carsica e dopo un lungo periodo di eremitaggio torna a Palermo dove incontra e rincuora i suoi genitori. Ma nel suo cuore continua a sentire la vita di eremita e nel silenzio si reca a piedi nel Monte Pellegrino e dove si rifugia in una grotta in preghiera, penitenza e digiuno per il bene di Palermo e di tutta la società e dove muore. Dopo il ritrovamento dei resti di Rosalia, quando era Arcivescovo di Palermo Giannettino Doria, viene proclamata patrona di Palermo dal Senato della città e dal volere popolare (Viva Santa Rosalia)” ha spiegato il missionario tracciando un breve profilo della Santa ed evidenziando i punti in comune.
“Grazie al buon Gesù nel mio piccolo sento di lasciare tutto e tutti il 5 maggio 1990 a 26 anni. Staccandomi così da una società schiacciata dalle ingiustizie, dal materialismo e dal consumismo, lascio la città di Palermo e da pellegrino mi reco all’interno delle montagne della Sicilia, raggiungo una località chiamata Valle del Tufo tra Enna e Catania nei vicini paesi di Raddusa, Aidone e Val Guarnera dove vivo un lungo periodo di eremitaggio. Sento nel cuore di riprendere il pellegrinaggio e a piedi mi reco ad Assisi da San Francesco e dopo una profonda esperienza spirituale ritorno a Palermo per salutare e rincuorare i miei genitori. Ma dopo un breve incontro, sono andato a vivere alla Stazione Centrale di Palermo per aiutare e confortare sotti portici i senza tetto della città che la società chiama barboni, alcolisti, sfrattati, disoccupati, ex detenuti e immigrati. E ogni volta che la burocrazia e il sistema mi ostacola e mi fa scoraggiare, mi ritiro in preghiera nelle montagne e nelle grotte attorno a Palermo” ha concluso Biagio Conte ricordando i momenti della sua conversione.
di Redazione – EmmeReports