Dieci artisti hanno trasformato in segno e colore la poesia cinematografica del regista romagnolo Federico Fellini, interpretando con assoluta libertà creativa “La strada”, uno dei suoi capolavori.
Gianna Panicola, curatore dell’evento, ha raccolto a Marsala nelle sale dell’ex Convento del Carmine le opere di Antonino Gaeta, Bianca Giacalone, Marta Mariano, Antonio Mauro, Antonio Gregorio Maria Nuccio, Linda Sofia Randazzo, Salvo Rivolo, Linda Saporito, Igor Scalisi Palminteri e Tiziana Viola-Massa. Un evento a tema come questo ha sempre un duplice interesse per l’arte: spinge l’osservatore a riflettere ed interrogarsi sul soggetto e mostra la capacità del linguaggio contemporaneo di assorbire e rielaborare la lezione di un Maestro. Cerchiamo di cogliere lo spirito dell’iniziativa attraverso le parole del Curatore: «L’idea di realizzare una mostra collettiva ispirata al film ‘La strada’ è stata dettata da una scelta visiva, dalla ricchezza poetica e figurativa che offre, ho subito associato al film gli artisti da me scelti. Per Federico Fellini la fonte di ispirazione del film è stata visiva prima che narrativa, lui stesso ha dichiarato: ‘Ci sono idee che nascono tutte in una volta sotto forma di immagine, tutto questo fu molto evidente per il personaggio di Gelsomina’. ‘La strada’ è la creazione di uno stile cinematografico lirico, poetico unico, concentrato sulla forza dell’immagine capace da sola di suscitare fascino emotivo. Da una particolare interpretazione da parte degli artisti sono emersi vari ‘sentimenti’, legati alla propria visione del film che è intima visione del profondo».
L’oggetto della mostra è la capacità di mantenere e sviluppare – nella forma statica della pittura o del disegno – il lirismo, la poesia e la forza delle immagini che il Regista catturò con la macchina da presa e a renderle poi, attraverso il montaggio, parti coerenti di un mondo tanto vero quanto irreale. Qual è il tratto così peculiare della cinematografia felliniana da portarla alla ribalta internazionale? Federico Fellini nasce nella provincia ma sogna i fasti della capitale attraverso la madre romana, è abile nel disegno e negli ultimi anni dell’Italia monarchica lavora come vignettista e autore di programmi radiofonici. Nella sua mente si agitano persone, personaggi, maschere, caratteri e macchiette di una Nazione in bilico sul disastro di una resa incondizionata agli Alleati. Non esiste un valore, un ideale ma una somma di individui, un’umanità dolente variegata e naufraga che porta il peso del proprio passato. Solo i puri, gli ingenui, i semplici e i folli guardano al domani con speranza, senza accorgersi che è un ripetersi infinito di errori già commessi: così come Gelsomina, la protagonista di una trama che non è tragica perché manca di catarsi, è semplicemente pura, folle e disperata. “La strada” accolto freddamente a Venezia, con entusiasmo a Parigi e trionfalmente agli Oscar del 1957 è un incastro di casi umani, ognuno irredimibile, ognuno concluso ancor prima di entrare in scena, definito e infinitamente solo. Visioni della vita inconciliabili in eterno conflitto, ognuna pregna, trasudante di poesia. Federico Fellini costruisce queste identità, le cristallizza, dà loro le ali: alcune goffe, altre leggere, ognuna nella propria natura, creature fragili e predestinate. Questa è l’essenza della sua arte, non facile da tradurre in dipinto.
Delle opere in mostra ho particolarmente apprezzato “Aspettando Zampanò” di Antonio Gregorio Maria Nuccio e “Sentimento 2 – La strada” di Antonio Mauro, perché non raccontano una storia ma presentano personaggi concreti e trasognati, allo stesso tempo prossimi e universali. Il cinema di Fellini era fatto proprio così, realtà concrete e documentate attraverso la crudezza della pellicola quindi contemporaneamente vere ma anche scrigni di universi preziosi e insondabili, irreali e poetici. Le donne di Nuccio, pesantemente truccate, ostentatamente provocanti, pateticamente agghindate per essere sensuali nel buio della notte sono l’evidenza del meretricio e della sua squallida inutilità. Sono le stesse donne cui Zampanò dedicava, assieme al vino, i guadagni della propria arte triviale. L’equilibrista di Mauro vive invece nel proprio geometrico autismo, fatto di precisioni millimetriche, di movimenti assoluti ed esatti, incosciente del pericolo perché troppo concentrato nella sfida quotidiana coi propri limiti. È capace di volteggiare quasi senza peso, di illudere, di trascinare. È incapace di rompere la barriera emotiva del proprio isolamento: è il Matto, l’acrobata le cui parole e la cui morte trascinano Gelsomina alla follia. Pregevoli, naturalmente, anche tutte le altre opere in mostra.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito
“La strada” a cura di Gianna Panicola
con il patrocinio del Comune di Marsala e dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Trapani
partner Officine delle Arti, Laboratorium Venezia, Trileggo
Convento del Carmine, Piazza Carmine, Marsala (TP)
inaugurazione sabato 4 settembre 2021 alle ore 18
dal 4 al 19 settembre 2021 – da martedì a domenica ore 10 – 13 e 18 – 20 (ingresso libero)