Alla Reggia Borbonica di Ficuzza la mostra simbolo contro il degrado ambientale, Inquinamenti a cura di Francesco Scorsone.
EmmeReports racconta le opere più significative, che evidenziano quanto l’arte contemporanea sappia parlare direttamente alla coscienza del pubblico interrogandosi su problemi di grande attualità e non sia, come spesso si pensa, pezzo da arredamento o un elitario rifugio per gli appassionati. Oggi presentiamo “Sapore di mare”, un’opera dell’artista siciliano Gaetano Barbarotto sul danno solo apparentemente minimo che i mozziconi di sigarette provocano all’ambiente e alla nostra salute.
Gaetano Barbarotto usa una costruzione dell’immagine per linee orizzontali, una ricerca di geometrica fissità ed equilibrio compositivo per riflettere lo stato di degrado, appiattimento e inerzia con cui guardiamo rassegnati il brulicare dei mozziconi di sigaretta, dalle strade ai prati, dalle spiagge ai parchi di città. Quel che sembra un rifiuto urbano, la traccia di un momento di relax, di una semplice pausa sarà invece trascinato dalle piogge, dalle fogne, dal turbinare del vento e quasi sempre finirà in mare. Noi viviamo col pensiero nel passato e ragionando sui tempi andati diventiamo insensibili e apatici di fronte ad un presente che soffoca in silenzio. Cos’è nel nostro immaginario un mozzicone di sigaretta? La parte non bruciata di un romantico sigaro, quel che resta di un piccolo piacere: per questo lo chiamiamo mozzicone. Dovremmo renderci conto che non è la parte rimasta, un morso non dato, una boccata in più lasciata invece cadere per terra: è un filtro. Come la cappa di cucina che raccoglie quanto vi è di sgradevole nella cottura, come la mascherina chirurgica a cui tutti ormai ci siamo abituati, come la marmitta catalitica della nostra autovettura, un filtro usato è ciò che di più sporco si possa immaginare; è stata la fragile barriera che ha cercato di proteggere bronchi e polmoni dai miasmi del fumo, ciò che ha trattenuto la parte più aggressiva, pericolosa e dannosa del nostro momento di libertà. Questo concentrato di sostanze nocive, ciò che per rispetto del corpo e blanda tutela della salute abbiamo cercato di non respirare, lo disperdiamo serenamente nella catena alimentare. Inconsapevoli avvelenatori gettiamo pillole altamente inquinanti, i mozziconi, illudendoci che sia parte di una foglia di tabacco incombusto: li nascondiamo nelle fessure, sotto i sassi, nella sabbia, negli scoli delle strade preoccupandoci tutt’al più di non farli vedere.
Un marciapiede pieno di cicche è brutto, sciatto, disordinato: non pensiamo mai sia soprattutto nocivo; sporca l’immagine di un negozio, toglie splendore alla vetrina, deve semplicemente essere scopato e spesso la spazzatura, invece che nella differenziata, finisce poco più avanti nella via e poi nella fogna, nell’acqua per tornare ormai invisibile nella pietanza succosa che ogni giorno assaporiamo a tavola assieme ai nostri cari. L’idea che questo rifiuto sia soltanto sporcizia è talmente diffuso che anche nel vocabolario Treccani leggiamo “Cicca: Mozzicone, avanzo di sigaro o di sigaretta fumata: buttare via la cicca; raccattare le cicche; oppure Pezzettino di sigaro che alcuni hanno abitudine di masticare”. Fosse solo questo l’ambiente soffrirebbe molto meno danno, invece i filtri delle sigarette sono prodotti con acetato di cellulosa, un materiale plastico che impiega oltre dieci anni a decomporsi e parliamo di sigarette non fumate, quelle cadute accidentalmente a terra e abbandonate. Il mozzicone, invece, quello che ha raccolto la maggior parte delle sostanze tossiche è da considerarsi altamente dannoso: la sua presenza nei prati riduce la germinabilità dei semi, rallenta e indebolisce la crescita dell’erba. Immerso nell’acqua libera le sostanze di cui si è impregnato, scambiato per cibo dagli animali ne avvelena i tessuti ed entra inesorabilmente nella catena alimentare. Il mare che ha tenuto nel proprio corpo cristallino la macabra danza dei mozziconi diventa una fascia di colore plumbeo, impenetrabile alla luce. Il paesaggio, la veduta marina così cara alla pittura dei romantici, si spoglia della macchia mediterranea, dei pini resinosi, delle conchiglie lucenti, del candido volo dei gabbiani trasformandosi in un orizzonte piatto, senza vita. Cielo come spazio vuoto, acqua immota, sassi nudi al sole, calcinati e roventi e cicche abbandonate, avvelenatrici dei pozzi della vita, di quello che un tempo era il sapore del mare.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito
Foto copertina ©Monica Cerrito
INQUINAMENTI a cura di Francesco Scorsone
opere di Antonella Affronti, Luciana Anelli, Gaetano Barbarotto, Alessandro Bronzini, Elio Corrao, Ivana Di Pisa e Gery Scalzo.
Reggia Borbonica di Ficuzza (PA) fino al 31 ottobre 2021
dalle 9 alle 19 orario continuato, festivi dalle 9 alle 22