Biden ha parlato agli americani. In realtà ha parlato al mondo che da due giorni era in attesa di comprendere. “Sono convinto che la mia decisione sia giusta”, ha detto il presidente americano. “Dovevo scegliere” ha aggiunto “tra rispettare un accordo ereditato dal presidente Trump o continuare a combattere i Talebani”. Il presidente Biden ha riconosciuto che “il mondo sta assistendo a un rapido collasso” ma ha ribadito che la missione degli Stati Uniti “non è mai stata quella di costruire una nazione. Abbiamo dato al governo afghano ogni strumento per decidere il loro futuro. Continueremo a sostenere il popolo afgano attraverso la diplomazia così come facciamo in tutto il mondo. I diritti umani devono occupare il posto d’onore della nostra politica estera”.
Biden ha poi sottolineato come l’accordo con i talebani “sia stato fatto da Trump”. “Le truppe USA avrebbero dovuto ritirarsi dall’Afghanistan entro il primo maggio, le forze americane erano già state ridotte da 15.000 a 2.500 uomini e i talebani avevano raggiunto l’apice militare. Io avevo la scelta di seguire l’accordo o d essere pronto a combattere contro i talebani nella primavera. In quel caso ci sarebbe stato il caos: o davamo seguito all’accordo o ci sarebbe stata un’escalation”.
“Io sostengo in maniera monolitica la mia posizione dopo 20 anni. Ho imparato la lezione, non c’è mai un momento giusto per ritirare le forze USA. Rimanere altri 5 anni o altri 20 non avrebbe fatto differenza” ha aggiunto Biden.
Una difesa d’ufficio o forse semplicemente la fotografia di una realtà che era sotto gli occhi di tutti, ma che non era conveniente per nessuno vedere. Le immagini che arrivano da Kabul sono sconvolgenti, non vi è dubbio. Tuttavia, sul profilo strettamente politico-militare, ciò che è accaduto nelle ultime 48 ore, era pianificato e frutto di un accordo ben preciso siglato a Doha, due settimane fa, tra Gran Bretagna, Stati Uniti e la delegazione politica dei talebani.
Una fonte afghana, autorevole, mi ha inviato i termini dell’accordo che a fronte dell’impegno dei talebani a non attaccare le forze americane ed occidentali in fase di ritiro, ha previsto che il presidente Ghani si sarebbe dovuto dimettere, gli sarebbe stata lasciata libera una via di fuga e così è stato. Che Amrullah Saleh, capo dei servizi segreti al tempo di Karzai e oggi vice-presidente lasci il Paese. Nel mentre il neo-governo talebano preparerà una lista di funzionari da espellere dall’Afghanistan: si tratta di ministri, deputati e la maggior parte dei direttori e altri alti funzionari, ai quali sarà lasciata una via di fuga per andare all’estero.
Un punto strategico dell’accordo prevede il cessate il fuoco per sei mesi in cambio del sostegno finanziario e del riconoscimento del governo talebano da parte degli Stati Uniti. Gli stessi talebani si sarebbero impegnati a far si che la struttura del sistema esistente per la fornitura di servizi pubblici sarà mantenuta. Fatta salva anche la posizione dei cosiddetti signori della guerra, come la maggior parte dei leader jihadisti e politici. Integra la loro vita ed i loro interessi anche se non avranno alcun ruolo nel governo. Anche lo stesso Abdullah non avrà alcun ruolo ufficiale nel governo provvisorio, ma avrà un ruolo attivo di mediazione. Un punto cruciale dell’accordo di due settimane fa era che Kabul non sarebbe stata conquistata militarmente. La leadership talebana sarebbe entrata a Kabul in pochi giorni, forse guidata dal mullah Baradar o da Stanekzai (così si legge nell’accordo). L’accordo prevede anche che a breve una Loya Jirga si terrà a Kandahar, dove potrebbe partecipare anche il mullah Hibatullah. Infine i talebani hanno accettato di mantenere l’attuale struttura delle forze di sicurezza, per ora. Eccole quindi le risposte alle tante domande sulla veloce avanzata a Kabul dei talebani; sul fatto stesso che la presa del potere della capitale è stata così semplice. Sul “crollo” delle forze di sicurezza afghane. Sulla fuga di Ghani, con le sue due auto cariche di contanti, in Tagikistan. Insomma l’Afghanistan è stato restituito agli afghani, ai talebani.
Di Lorenzo Peluso – EmmeReports