Poco dopo lo scoppio di un ordigno che aveva provocato la morte di alcuni civili ed il ferimento di alcuni bambini, ad Herat, in Afghanistan incontrai un anziano del posto che mi disse: “due dita non possono oscurare il sole”. Ora che l è tornato nelle mani dei talebani, oggi è opportuno ricordare chi ha versato il proprio sangue sulla sabbia del Paese che non siamo riusciti ad aiutare. 53 vite spezzate inutilmente. Tacciano i politici; tacciano i governanti. Tacciano gli analisti che nulla hanno compreso in questi vent’anni.
L’otto giugno di ogni anno, ricorre il triste anniversario della morte dell’ufficiale Giuseppe La Rosa, ultimo soldato italiano che ha lasciato al propria vita in Afghanistan. Era l’otto giugno 2013. Cinquantatré i militari italiani morti dal 2004 al 2013. Giuseppe la Rosa era un capitano del Terzo Bersaglieri, perse la vita in un attentato a Farah. Ma è stato il 2012 a rappresentare l’anno funesto per i militari italiani in Afghanistan. Il 13 gennaio aveva perso la vita, colpito da un malore, il Tenente Colonnello Giovanni Gallo. Pochi giorni dopo, il 20 febbraio, tre giovani militari italiani morirono invece in un incidente stradale nei pressi di Shinbad. Un mese dopo, il 24 marzo, il Sergente Michele Silvestri del 31esimo Reggimento Genio Gustatori di Caserta, originario di Napoli, a soli 33 anni, perse la vita a seguito di un attacco a colpi di mortaio contro la Fob (Forward Operative Base) “Ice” in Gulistan. Altri cinque militari italiani rimasero feriti in quel terribile attacco.
Il 25 giugno 2012 a perdere la vita fu invece il carabiniere 30enne Manuele Braj, salentino, originario di Galatina. Graj viveva a Gorizia e militava nel 13º Reggimento Friuli Venezia Giulia. A stroncare la sua giovane vita fu un attentato nel campo di addestramento della polizia afghana ad Adraskan, nella parte occidentale del Paese, dove il carabiniere era impegnato ad addestrare le forze di polizia locale. L’autunno del 2012 portò via con sé anche la giovane vita del Caporale Tiziano Chierotti. Era il 25 ottobre. Chierotti rimase gravemente ferito in uno scontro a fuoco nel distretto di Bakwa, nella provincia di Herat nel corso di un’operazione congiunta della Task Force South East con l’unitè del 207esimo Corpo dell’Esercito Afghano. Chierotti spirò tra le braccia dei suoi commilitoni poche ore dopo il ferimento.
L’anno prima, il 2011, si era aperto invece con la tragica morte, avvenuta il 18 gennaio, del Caporal Maggiore Luca Sanna nell’avamposto di Bala Murghab, ancora nell’Afghanistan occidentale. Il 28 febbraio l’esplosione di un ordigno nei pressi di Shindad provocò la morte del Tenente Massimo Ranzani.
Poi ancora il 4 giugno del 2011. Era una bella persona; orgoglioso di quella divisa, sognata fin da bambino. Aveva visto ed amato, anch’egli, quel cielo meraviglioso dell’Afghanistan. Un tenente colonnello dei Carabinieri. Cristiano Congiu era arrivato nel Paese degli aquiloni nel 2007. Gli era stata affidata la Direzione centrale dei servizi antidroga. Un compito delicato: indagare sulle esportazioni di oppio. L’ufficiale dei carabinieri venne ucciso a colpi di arma da fuoco mentre tentava di difendere una donna americana. Questa la versione ufficiale. Su cosa stesse indagando, probabilmente un traffico di oppio, con case farmaceutiche europee, non è stata fatta mai chiarezza. Pochi giorni dopo, il 2 luglio, perse la vita anche il Caporal Maggiore Gaetano Tuccillo, vittima di un ordigno esploso nel villaggio di Chagaz, a 16 km ad ovest di Bakwa. Dieci giorni dopo, il 12 luglio, a lasciare la vita sul campo fu il Caporal Maggiore Roberto Marchini dell’8º Reggimento Genio Guastatori della Folgore.
La funesta estate del 2011 portò via con sé anche la vita del Caporal Maggiore David Tobini. Era il 25 luglio. Tobin rimase ucciso in uno scontro a fuoco nel villaggio di Khame Mulawi.
Ma nell’autunno di quel 2011 a perdere la vita, furono anche il 34enne Tenente Riccardo Bucci in servizio presso il Reggimento Lagunari Serenissima di Venezia, il 32enne Caporal Maggiore Scelto Mario Frasca in servizio presso il Quartier Generale del Comando delle Forze Operative Terrestri di Verona e l’appena 28enne Caporal Maggiore Massimo Di Legge in servizio presso il Raggruppamento Logistico Centrale di Roma. La loro vita fu spezzata in un incidente stradale nei pressi di Herat. Era il 23 settembre.
L’anno precedente, il 26 febbraio 2010, l’agente dei servizi AISE, ex SISMI, Pietro Antonio Colazzo, rimase vittima invece di un attentato suicida a Kabul. Nella primavera dello stesso anno, il 17 maggio, il Sergente Massimilano Ramadù ed il Caporal Maggiore Luigi Pascazio saltarono in aria su un ordigno, a bordo del veicolo blindato con cui si stavano spostando. Il 23 giugno la triste sorte toccò anche al Caporal Maggiore Francesco Saverio Positano. Era a Shindad. Rimase vittima di un’esplosione a seguito della quale riportò un forte trauma cranico che ne causò poi il decesso.
Ma non solo attentati e combattimenti. A Kabul il 25 luglio il militare Marco Callegaro, per motivi mai chiariti, si tolse la vita con un colpo d’arma da fuoco. Appena tre giorni dopo, il 28 luglio, l’esplosione di un IED, un ordigno improvvisato, strappava alla vita i due specialisti del Genio, Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis. Era il 17 settembre invece quando, nella provincia di Farah, un attentato provocò la morte dell’incursore Alessandro Romani.
Dopo appena venti giorni, il 9 ottobre, un convoglio di mezzi italiani rimase invece coinvolto nell’esplosione di un ordigno. A perdere la vita furono in quattro, tutti giovanissimi: il Caporal Maggiore degli Alpini Sebastiano Ville e insieme a lui Gianmarco Manca, Marco Pedone e Francesco Vannozzi. Ma il 2010 si chiuse ancora con altro sangue versato sul campo. Il 31 dicembre infatti ad essere spezzata fu la giovane vita del Caporal Maggiore Matteo Miotto, vittima del colpo di un cecchino nell’avamposto Snow nella valle del Gullistan.
Anno funesto anche il 2009. Il 15 gennaio, a seguito di un arresto cardiocircolatorio, perse la vita il Maresciallo Arnaldo Forcucci. L’estate di quell’anno si portò via anche il Caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, vittima di un attentato a circa 50 km da Farah. Era il 14 luglio. Un attentato suicida a Kabul, il 17 settembre, costò la vita invece a sei paracadutisti della Folgore: Antonio Fortunato, Matteo Mureddu, Davide Ricchiuto, Massimiliano Randino, Roberto Valente e Gian Domenico Pistonami.
Massimiliano Randino era salernitano, di Pagani. Non avrebbe dovuto neanche essere lì quel maledetto giorno. Era in licenza in Italia con la sua famiglia. Un improvviso cambio di programma lo aveva fatto rientrare in Afghanistan tre giorni prima del previsto. Massimiliano aveva solo 32 anni. Appena un mese dopo, il 15 ottobre, il ribaltamento di un Lince, durante uno spostamento notturno da Herat a Shindad, costò la vita invece al Caporal Maggiore Rosario Ponziano.
Nel 2008, il 13 febbraio, l’Afghanistan strappò alla vita anche il Maresciallo Giovanni Pezzulo a seguito di un attentato nella valle di Uzeebin, a 60 km da Kabul, nel corso del quale rimase gravemente ferito anche il Primo Maresciallo Enrico Mercuri. Nello stesso anno un malore stroncò poi la vita del Caporal Maggiore Alessandro Caroppo dell’8º Reggimento Bersaglieri di Caserta. Era ad Herat in quel maledetto 21 settembre.
L’anno prima, il 2007, è ricordato anche per la giovane vita spezzata dell’agente del SISMI Lorenzo D’Auria. Era rimasto gravemente ferito il 24 settembre durante un blitz messo in atto per liberarlo dai talebani. Gravissime le ferite riportate che ne causarono la morte dieci giorni dopo, il 4 ottobre.
In quello stesso autunno, il 24 novembre, un kamikaze si fece saltare in aria a Pagman, a 15 km ad ovest di Kabul, uccidendo il Maresciallo Capo Daniele Paladini. La primavera del 2006, il 5 maggio, l’esplosione di un ordigno IED, al passaggio di una pattuglia di nostri militari, strappò alla vita invece il Capitano Manuel Fiorito ed il Maresciallo Capo Luca Polsinelli. Ancora nel 2006, il 2 luglio, a causa di malore, morì il Colonnello Carlo Liguori. Un incidente stradale avvenuto a Kabul il 20 settembre causò invece il decesso invece del Caporal Maggiore Giuseppe Orlando. Dopo appena sette giorni, il 26 settembre, l’esplosione di un ordigno, al passaggio di una pattuglia del Contingente, nel distretto di Chahar Asyab a 10 km a sud di Kabul, causò poi la morte del Caporal Maggiore Capo Scelto Giorgio Langella e, successivamente, per le gravi ferite riportate, anche del Caporal Maggiore Vincenzo Cardella.
Ecco, il tempo non oscura e non cancella ciò che è stato. Ecco perché quel cielo nella notte di Kabul risplende di quelle stelle luminose, che sembra si possano quasi toccare con mano.
Di Lorenzo Peluso – EmmeReports