“Alle prime luci dell’alba, i militari della Compagnia Carabinieri di Misilmeri, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari a carico di 10 persone tutte residenti nel quartiere Brancaccio di Palermo, indagate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata al furto di autovetture, ciclomotori, motocicli, estorsione, riciclaggio, ricettazione e rapina” ha spiegato il Tenente Colonnello Sebastiano Arena.
Una banda ben strutturata, con uno schema gerarchico ed un obiettivo comune, formata da soggetti che avevano un ruolo chiaro all’interno ed agivano secondo un consolidato modus operandi. Un obiettivo comune, ovvero quello di rubare veicoli, che venivano poi utilizzati con diverse finalità, tra cui, commissione di successivi furti o rapine, prenderne la componentistica e poi rimontarla su altri mezzi da usare personalmente o da rivendere, conseguimento di somme in denaro grazie al cosiddetto “cavallo di ritorno” operato nei confronti dei proprietari dei mezzi.
“I risultati di questa operazione, coronano un’investigazione che si è protratta per sei mesi a partire dal febbraio del 2019 e che ha consentito di individuare i promotori dell’organizzazione e degli affiliati, alcuni dei quali, all’epoca dei fatti, erano anche minorenni” ha dichiarato il Comandante della Compagna Carabinieri di Misilmeri.
Le indagini hanno consentito di individuare i vertici e i sodali dell’associazione, che operavano nella provincia di Palermo e recuperare numerosi veicoli e restituirli ai legittimi proprietari. I Carabinieri hanno appurato che l’oggetto principale dei furti commessi dall’associazione, erano le Vespa 50 Special. La banda, oltre ad utilizzare sempre mezzi precedentemente rubati e con targhe diverse, ha operato quasi sempre col volto coperto e mediante l’utilizzo di fascia collo, tute e felpe con cappucci, in maniera tale da impedire una facile individuazione, agendo quasi sempre di notte.
Sono stati accertati oltre 20 episodi di furto commessi nei comuni di Bolognetta, Misilmeri, Marineo, San Giuseppe Jato, Belmonte Mezzagno, Ficarazzi, Bagheria e Monreale, le successive ricettazioni dei proventi, nonché una rapina, due tentate estorsioni ed un episodio accertato di estorsione con il metodo del “cavallo di ritorno”. “L’associazione praticava il cosiddetto cavallo di ritorno, chiedendo del denaro alle vittime dei furti affinché potessero rientrare in possesso dei beni sottratti” ha spiegato il Ten Col Arena. “Proprio a tal riguardo sottolineo l’importanza che ogni cittadino, si rivolga in presenza di richieste di questo tipo, con fiducia e tempestività, all’Arma dei Carabinieri, per contrastare il fenomeno e recuperare la refurtiva e per non sottostare a queste di richieste estorsive”. I destinatari della misura cautelare, tutti residenti a Palermo Brancaccio e già noti alle forze dell’ordine, sono attualmente agli arresti domiciliari.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports