Da tempo, da queste pagine, ho sottolineato come l’Afghanistan è oramai in guerra civile. Con il trascorrere dei giorni il caos generale ha reso il Paese anche peggio di ciò che già era prima del ritiro delle truppe straniere dal Paese. I talebani avanzano sul terreno, giorno dopo giorno, hanno recuperato ampie porzioni di territorio ed ora controllano oltre il 70% del Paese. Sembra sia questione di qualche settimana ancora, forse qualche mese, prima che conquistino anche la capitale Kabul.
Il governo, da solo, non può nulla contro questa avanzata, le fragili strutture di sicurezza afghane non sono in grado di reggere l’impatto dell’offensiva. Con il trascorre dei giorni l’esercito di Kabul è sempre più mortificato e consapevole di non essere in grado di resistere di fronte all’avanzata talebana. Nelle ultime ore oltre un migliaio di soldati afghani, costretti a confrontarsi con la furia dei guerriglieri talebani, hanno preferito disertare, fuggire nel vicino Tajikistan. Il controllo, soprattutto psicologico, sulla popolazione afghana, esercitato dai talebani, li ha già resi padroni del Paese.
Non mancano intanto le minacce di ritorsioni nei confronti dei militari stranieri che eventualmente, resteranno nel Paese. In realtà, le forze della NATO hanno ipotizzato che un migliaio di soldati statunitensi potrebbero rimanere in Afghanistan, soprattutto per presidiare le ambasciate e l’aeroporto di Kabul. La conferma era arrivata qualche giorno fa anche dalle parole del Generale Miller. “Mi piacerebbe non dover voltare le spalle al popolo afghano”, ha detto domenica il generale Austin Scott Miller, comandante della coalizione Nato in Afghanistan. Ma è chiaro che per fare questo occorre che la NATO decida davvero in che modo la missione in Afghanistan dovrà continuare.
Intanto, la classica offensiva di primavera dei talebani, mai come quest’anno ha connotati di imponenza e determinazione. I talebani hanno già riconquistato decine di distretti in diverse aree del Paese, mai così tanti in uno spazio così limitato di tempo. Ultimo in ordine di tempo, proprio nelle ultime ore, il distretto chiave di Panjwai, nella sua ex roccaforte di Kandahar. Area strategica e simbolica quella di Kandahar che ha spinto i talebani ad annunciare che ad oggi hanno il controllo di oltre 100 dei quasi 400 distretti del Paese. Da Kabul smentiscono, ma in realtà hanno ammesso di essersi ritirate da diverse zone. Intanto i combattimenti hanno raggiunto la periferia di Faizabad, la capitale del distretto, una città che conta 2,8 milioni di persone e che sarebbe sotto assedio e le forze di sicurezza afghane tentano la fuga. Le autorità tagike hanno spiegato che i 1.037 soldati sono riparati oltre confine per “salvarsi la vita” ed hanno evocato il principio del “buon vicinato”.
Proprio nelle ultime ore, di fronte al rischio concreto di débâcle dell’esercito afghano, il Pentagono ha annunciato un possibile “rallentamento” delle operazioni e il generale Miller non ha escluso attacchi aerei contro le roccaforti degli islamisti.
Di Lorenzo Peluso – EmmeReports