I sindacati del Teatro Massimo hanno annunciato oggi nel corso di una conferenza stampa lo stato di agitazione dei lavoratori del teatro più grande d’Italia.
Protestano per il mancato accordo sulla definizione della pianta organica e chiedono un incontro con i vertici istituzionali locali e regionali. La richiesta sindacale, appoggiata dai lavoratori coinvolti, è quella di considerare anche i 42 precari rimasti fuori dalla stabilizzazione che ha riguardato 105 unità (31 professori d’orchestra, 19 artisti del coro, 21 tersicorei, 30 tecnici e 4 amministrativi).
Marcello Cardella, segretario generale della SLC CGIL Palermo, Giuseppe Tumminia, segretario provinciale della UilCom UIL, Francesco Assisi, segretario regionale della Fistel CISL e Antonio Barbagallo, segretario provinciale della Fials Palermo, hanno dichiarato: “Non possono rimanere fuori 42 lavoratori con le loro famiglie. Dichiariamo lo stato di agitazione e chiediamo un confronto con le istituzioni per manifestare il nostro dissenso circa il mancato accordo con i sindacati sulla dotazione organica e la relativa uscita dal precariato del personale della Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Interrompendo il dialogo in corso con le parti sociali, la direzione della Fondazione ha di fatto operato una riduzione d’organico, lasciando fuori dal perimetro occupazionale decine di unità che oggi presta la propria professionalità presso l’istituzione culturale più rappresentativa dell’isola. Questo quadro viene reso ancora più critico dalla mancanza di un progetto pluriennale di sviluppo e rilancio del teatro palermitano dove molti reparti produttivi vengono sensibilmente ridimensionati assieme alla produzione artistico-musicale”.
“Questa mancata progettazione in prospettiva dei fondi dedicati al mondo della Cultura previsti dal PNRR 2021, comporterà una perdita di investimenti pubblici e privati che il Teatro Massimo non può e non deve permettersi”.
“Chiediamo maggiore competenza ed energia nella costruzione del futuro del teatro, il quale può ambire a molto più di una semplice sopravvivenza nel panorama delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Questo risultato mancato sulla nuova dotazione organica, che i lavoratori rincorrono da anni, va riportato sul confronto istituzionale. Servono risposte per garantire la continuità progettuale e occupazionale di una realtà culturale importante. Noi non abbiamo chiesto un elemento in più rispetto a quelli che in questo momento sono previsti all’interno della Fondazione. Parliamo di personale indispensabile per la prosecuzione delle attività artistiche. Di questo passo si rischia la morte di questa istituzione culturale. E’ in un momento come questo, in cui si vuole la ripartenza del teatro, che si deve optare per la riduzione della forza lavoro?” hanno proseguito i sindacati.
Marcello Cardella, Segretario provinciale SLC CGIL ha spiegato come la trattativa non sia andata a buon fine: “Abbiamo contestato la decisione da parte della Fondazione di andare avanti in maniera unilaterale nella definizione della piana organica, mentre in corso c’era una trattativa. Di fatto siamo stati scavalcati. Abbiamo ritenuto insufficiente la proposta di dotazione organica perché pensiamo che il Teatro debba mettere in campo un progetto più ambizioso per i prossimi anni, anche alla luce dei cambiamenti che ci saranno. Una pianta organica così fatta non garantisce un livello di produzione e programmazione tale da mettere il teatro in sicurezza”.
“Attualmente abbiamo quarantadue lavoratori precari, che rimangono tali ed abbiamo proposto la stabilizzazione anche per loro” ha concluso il Segretario provinciale SLC CGIL.
Durante la conferenza stampa l’invito fatto ai media è stato quello di riprendere la notizia dandone i corretti contorni che vedono la Fondazione Teatro Massimo, nonostante quanto riportato nei giorni scorsi, operare una riduzione di organico, lasciando di fatto fuori dal perimetro occupazionale decine di unità di lavoratori che oggi prestano la propria professionalità.
di Antonio Melita – EmmeReports