Nonostante ci siano ancora persone che non credono nell’efficacia e nell’utilità del vaccino, adducendo motivazioni di ogni genere, moltissime altre ritengono che l’unico modo per contrastare questo virus, sia quello di vaccinarsi e farlo prima possibile. Inizialmente e legittimamente preoccupati da eventuali effetti collaterali, ma anche bloccati da impedimenti burocratici, anche le comunità straniere presenti a Palermo hanno deciso di immunizzarsi contro il Covid-19.
Ieri sera alla Fiera del Mediterraneo di Palermo, è arrivato un primo gruppo di cittadini della comunità bengalese per vaccinarsi. Come hanno fatto sapere dalla struttura commissariale, nel giro di una settimana, saranno immunizzate duecento persone, a gruppi di trenta al giorno.
La richiesta è arrivata dall’Associazione Onlus Life and Life, organizzazione umanitaria internazionale nata a Palermo, che si è proposta di mettere a disposizione dell’Hub un mediatore culturale, per assistere le persone con maggiori difficoltà linguistiche, nel colloquio con i medici e, in generale, nella vaccinazione. “A nome della comunità bengalese rivolgo un sincero ringraziamento al commissario Costa” ha affermato la vice presidente dell’associazione, Valentina Cicirello. “La comunità bengalese conta a Palermo più di quindicimila residenti regolarmente censiti. Abbiamo lavorato settimane per coinvolgere quante più persone, specie fra i tantissimi che non parlano la nostra lingua. Per questo è stato fondamentale il lavoro dei mediatori culturali e in particolare del nostro validissimo Akhi Shamsul che non si è risparmiato, riuscendo a convincere gran parte di coloro che non si erano ancora vaccinati. In Fiera abbiamo trovato un’organizzazione impeccabile e uno straordinario senso di umanità che ha reso ancora più bella questa iniziativa”.
Zahid è un ragazzo bengalese sui trenta anni, sposato e con una bimba di un anno e quattro mesi. Lavora presso un’agenzia di viaggio a Palermo. “Ho deciso di fare il vaccino per necessità e per proteggere la mia famiglia” ha spiegato Zahid a EmmeReports. “Lavorando in un’agenzia di viaggi, incontro tante persone e non vorrei essere contagiato. Il vaccino è necessario non solo per se stessi, ma anche per gli altri. Quindi meglio essere vaccinati”.
Questa mattina l’iniziativa Accanto agli ultimi ha fatto tappa nel quartiere Noce, dove, ad attendere i medici con il vaccino anti-Covid, presso il Centro Diaconale – Istituto Valdese, c’erano tante persone, anziani, ma anche giovani, italiani e immigrati, questi ultimi, provenienti da Mali, Ghana, Nigeria, Guinea e residenti nel popolare quartiere di Palermo.
“Siamo veramente felici” ha dichiarato Anna Ponente, direttrice del Centro. “Abbiamo avuto molte richieste. Vedere che così tanti uomini e donne hanno voglia di vaccinarsi è un segno di speranza e cambiamento”.
Il Centro Diaconale Valdese opera da sessanta anni nel cuore della Noce, un quartiere molto complesso, dove convivono realtà sociali e culturali diverse fra loro. “Abbiamo aderito immediatamente a questa campagna di avvicinamento, come presidio territoriale di prossimità, a tutti coloro che hanno fragilità, vulnerabilità e difficoltà. Abbiamo fatto un lavoro di sensibilizzazione, spiegando l’importanza non soltanto a livello individuale, ma anche collettivo e sociale della vaccinazione di tutti” ha spiegato la direttrice del Centro.
Il Dottor Renato Costa ha spiegato che l’iniziativa Accanto agli ultimi, in meno di due mesi, ha permesso di immunizzare oltre novecento persone, molte delle quali, probabilmente, non si sarebbe vaccinata, vivendo in forti condizioni di disagio sociale e non avendo la possibilità di raggiungere gli Hub cittadini. “Purtroppo, la marginalità, in questa città, ha dimensioni più vaste di quanto pensassimo” ha affermato Costa. “Ma, allo stesso tempo, la meraviglia di Palermo è nel suo essere infinitamente viva e solidale, lo abbiamo constatato con i nostri occhi con ‘Accanto agli ultimi’. Stiamo vedendo che c’è un tessuto connettivo, una rete umanitaria che si prende cura delle fragilità, rappresentata dalle associazioni che vivono il territorio da anni e lo conoscono a menadito. Questa rete ha risposto con entusiasmo al nostro invito alla vaccinazione. Stiamo facendo qualcosa di bello per chi vive in condizioni difficili e, in generale, per la collettività. L’imperativo rimane quello di vaccinare tutti”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports