La Vucciria è tornata a casa e, per l’occasione, l’Università di Palermo le ha costruito un involucro nuovo di zecca, immersivo, struggente, cuore del nuovo percorso di visita che restituisce lo Steri alla città. La tela che Renato Guttuso dipinse nell’arco di alcuni mesi, nel 1974 – leggenda vuole che il pittore facesse arrivare, nel suo studio di Velate, frutta e verdura di giornata per ricreare e poter così riprodurre, i colori del mercato palermitano – ha ripreso posto nell’antica Sala delle Armi del palazzo medievale, a piano terra, dove era stata sistemata nel 2004 su iniziativa dell’allora rettore Giuseppe Silvestri. In seguito fu spostata nella stanza del prorettore vicario e poi nella Sala dei Baroni al primo piano: oggi, dopo una lunga trasferta a Roma, nella Sala della Lupa a Montecitorio, la tela di Guttuso è tornata finalmente nella città che da sempre l’ha riconosciuta come sua opera-simbolo. E ha trovato ad attenderla il nuovo spazio.
Nella Sala delle Armi, la Vucciria – 3metri x 3metri, Guttuso per dipingerla si servì di un elevatore per lavorare in quota – è stata collocata in una nicchia che la accoglie come un abbraccio. Grazie ad un particolare studio sul sistema di illuminazione e adeguati puntamenti, la Vucciria balza fuori in tutta la sua prorompente e unica bellezza: l’effetto è quello di un faro che passa sulle figure sbozzate che appaiono tra pesci, frutta, verdura, quarti di carne “una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra” scrive lo stesso Guttuso. Avvicinandosi al quadro, si ascolteranno le voci del mercato – le tipiche “banniate” – registrate e conservate negli archivi del Cricd, il Centro regionale del Catalogo. L’allestimento curato da Marco Carapezza, Paolo Inglese e Maria Concetta Di Natale e realizzato dall’architetto Maria Carla Lenzo, è completato da alcuni pannelli con biografia, note critiche, scritti di colleghi e intellettuali, uno schizzo pubblicato dal Villabianca dell’antica Bocceria; sui monitor scorrono contributi video dalle Teche Rai, dal “Diario di Guttuso” realizzato da Giuseppe Tornatore nel 1982 e dal documentario del 1975 “Come nasce un’opera d’arte. Renato Guttuso”, oltre ad una postazione dove ascoltare la voce del grande pittore bagherese.
“Quello di oggi è un momento molto atteso – sottolinea il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, professor Fabrizio Micari – Lo Steri, che in ogni sua pietra custodisce un pezzo della storia di Palermo, e la Vucciria di Guttuso, un’icona rappresentativa della nostra città con i suoi colori e le sue luci ma anche con le sue ombre, tornano visitabili in una veste che ancora maggiormente esalta la realtà di un contesto storico e di un’opera semplicemente straordinari. Per il nostro Ateneo è sicuramente motivo di orgoglio e di forte impegno valorizzare, custodire fare conoscere questi tesori, simboli della Sicilia nel mondo e simboli del valore della cultura come imprescindibile elemento di ripartenza del nostro territorio”.
“La Vucciria di Guttuso diventa protagonista a tutto tondo della Storia plurisecolare del Palazzo Chiaromonte, con un allestimento molto curato, ricco di suoni, luci, immagini e descrizioni critiche che rendono straordinaria l’esperienza della visita in un contesto, quello della Sala delle Armi dello Steri, assolutamente unico – sottolinea il professor Paolo Inglese, direttore del Sistema museale di Ateneo SiMUA – La Vucciria non è la sola meravigliosa esperienza della visita del complesso dello Steri. Con essa, la Sala dei Baroni, la collezione Chiaromonte proveniente dal Salinas, che tra pochi giorni sarà ospitata nella Sala Terrana, il percorso di Scarpa e il carcere dei Penitenziati, arricchito di una specifica applicazione che guiderà i visitatori e, ancora altre straordinarie sorprese che renderanno questo luogo unico per i visitatori che vorranno vederlo”.
“La Vucciria di Guttuso è un pezzo unico nella storia della pittura, perché non solo come capolavoro del Novecento, internazionalmente noto, ma per il particolare rapporto che ha instaurato con la città – spiega il professor Marco Carapezza, vicepresidente degli Archivi Guttuso – Molti quadri rappresentano efficacemente una città, basti pensare alle opere di Canaletto o Guardi per Venezia, a Piranesi o Panini per Roma. Unico è, invece, il caso di un’opera che descrive l’anima della città ed una città che ha adottato quella rappresentazione come propria, basti pensare alle riproduzioni nelle case e soprattutto nelle botteghe cittadine. Difficile spiegare il mistero di questo legame, forse per la capacità della Vucciria di descrivere il sentimento che i palermitani hanno verso la loro città, affascinati dalla sua bellezza ed opulenza, ne vivono però il dramma. E la Vucciria è un quadro di vita e di morte”.
Ma la musealizzazione della Vucciria è solo il primo passo del nuovo percorso di riappropriazione del complesso monumentale dello Steri che da sabato 5 giugno ritorna visitabile nella sua complessa integrità: la gestione e i servizi sono stati affidati a Coopculture che da oltre due anni promuove l’Orto Botanico, parte del Sistema museale di ateneo. Una scelta strategica, quella dell’Università, che ha deciso di mettere a sistema i suoi spazi creando una sinergia fattiva, ma restituendo nello stesso tempo, a Palermo, parti importanti della sua storia.
“Siamo felici di poter contribuire a questa operazione di riappropriazione di uno dei complessi monumentali che più riesce a raccontare le mille anime di Palermo – interviene il direttore generale di Coopculture, Letizia Casuccio – CoopCulture sarà impegnata nella valorizzazione dello Steri con un progetto innovativo di promozione che favorirà la messa a rete dell’offerta culturale della città”.
Un’operazione importante e complessa che riconsegna a Palermo non soltanto uno dei suoi complessi monumentali più importanti, ma anche il racconto stratificato della città che parte dalla dinastia trecentesca dei Chiaromonte che divenne sede vicereale tra il 1468 e il 1517, poi sede dell’Inquisizione spagnola tra 1601 e il 1782 – periodo in cui vennero costruite le carceri e le celle delle torture al piano inferiore, parte del percorso di visita –, poi sede della Dogana, dei Tribunali del Regno, fino ad essere acquisito nel 1967 dall’Università di Palermo che ne affida nel 1972 il restauro ad un’equipe di architetti [Roberto Calandra, Camillo Filangeri, Nino Vicari] con la consulenza fino al 1978 (anno della sua morte) di Carlo Scarpa. Che riuscì a firmare un recupero moderno, conservativo, che prevedeva solo materiali compatibili con l’epoca storica e soluzioni geniali per sanare danni da interventi precedenti. In un momento in cui Palermo si spostava su quartieri di ultima generazione e svuotava il centro storico, l’Ateneo investiva invece sul complesso e avviava quello che sarebbe poi stato il processo inverso di ripopolamento dell’antica Kalsa, oggi cuore di nuovi percorsi e di investimenti privati.
A partire dalla Vucciria di Renato Guttuso, chi visiterà l’hosterium magnum voluto da Manfredi I Chiaromonte, scoprirà un insieme stratificato di periodi storici, da leggere come un tutto disomogeneo, certo, ma non stridente. Dalle carceri segrete della Santa Inquisizione, vero mansionario nascosto di preghiere, invettive, disegni che i prigionieri di Torquemada graffiarono sulle pareti; all’atrio imponente, agli spazi liberi dagli uffici universitari; e su per le scale per raggiungere la sala dei Baroni dove da poco più di un anno è stato restituito nella sua straordinaria bellezza, il soffitto ligneo trecentesco, vera Bibbia cavalleresca, unico in Europa per ampiezza di uno spazio non religioso. Il restauro, guidato dall’architetto Costanza Conti e dall’ingegner Antonio Sorce, era stato completato da poche settimane quando la pandemia ha chiuso i siti culturali: è giunto il momento di riprendere le visite, che, a fine mese, ingloberanno anche il nuovo Museo dell’Università e le sale recuperate.
Il complesso monumentale dello Steri (piazza Marina 61) riapre al pubblico da sabato 5 giugno. Sarà visitabile ogni giorno: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20 – sabato e domenica dalle 10 alle 20. Info: 09123893788. Previsto un biglietto per l’intero complesso – 8 euro intero e 5 euro ridotto – da acquistare anche online [www.coopculture.it]; e una carta integrata che creerà un circuito con altri siti culturali della città: diverse le tipologie previste, da scegliere secondo le proprie esigenze. A breve sarà anche possibile scaricare un’App che migliorerà la fruizione delle carceri dell’Inquisizione, con un percorso dedicato ai bambini, che potranno così entrare in contatto, giocando, con la storia del palazzo.
Di Redazione – EmmeReports