Proprio in queste ore in Palestina si è riacceso lo scontro tra Stato ed esercito israeliano e popolazione palestinese. Il pretesto stavolta risale allo scorso 16 febbraio, quando la Corte distrettuale di Gerusalemme decide che quattro famiglie palestinesi residenti nel quartiere di Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est) devono lasciare le proprie case a favore dell’ingresso di coloni israeliani, che ne rivendicano il possesso in base a una legge israeliana secondo cui gli israeliani possono rivendicare i terreni di presunta appartenenza dei loro avi.
Un pretesto utilizzato già in moltissimi casi di esproprio di terreni ai danni di famiglie palestinesi, che in questo caso ha come obiettivo la tanto desiderata de-arabizzazione di Gerusalemme Est.
Dall’inizio della vicenda, la violenza dell’esercito israeliano nei confronti del popolo palestinese si è intensificata, riaccendendo il conflitto tra le due parti. Dal 2 maggio gli abitanti di Sheikh Jarrah sono assediati da soldati e coloni. Sebbene l’udienza sia stata spostata a data da destinarsi, i palestinesi continuano a riversarsi nelle piazze di tante città arabe per solidarizzare con gli abitanti del quartiere di Sheikh Jarrah. Bombardamenti, lancio di razzi, raid stanno colpendo su più fronti la popolazione araba. Il fronte più caldo rimane sempre quello della Striscia di Gaza.
“Il popolo palestinese è sotto occupazione sionista da più di 70 anni. Lo Stato di Israele continua a usare ogni forma di violenza, legittimato dall’appoggio di Stati Uniti e delle maggiori potenze occidentali. Nonostante ciò, la Palestina non si è mai fermata e non ha mai smesso di tirare il filo della resistenza” afferma Giovanni Siragusa portavoce di Antudo Palermo.
A Roma sono scesi in piazza diversi rappresentanti delle principali forze politiche italiane in difesa di Israele, che nella loro narrazione – supportata dai media italiani – diventa invece “vittima” degli attacchi palestinesi.
“Matteo Salvini (Lega), Enrico Letta (PD), Antonio Tajani (Forza Italia), Andrea Cioffi (Movimento 5 Stelle), Carlo Calenda (Azione), Maria Elena Boschi (Italia Viva), Giovanni Toti (Cambiamo). Tutti insieme appassionatamente – destra, sinistra, centro – issando la bandiera di Israele. Tutto il sistema politico italiano dalla parte dell’oppressore. Agli oppressi, i palestinesi, non resta che la gente comune come noi che abbiamo scelto oggi di scendere in piazza” conclude Siragusa.
Presente anche la CGIL, con il Segretario Generale di Palermo Mario Ridulfo, il Segretario SLC Marcello Cardella, il segretario Cgil Palermo Francesco Piastra, la segretaria migranti CGILPalermo Bijou Nzirirane, il coordinatore regionale di Democrazia e Lavoro Saverio Cipriano e per lo SPI CGIL Concetta Balistreri e Pietro Ceraulo.
“Vogliamo esprimere la nostra vicinanza alla popolazione colpita e chiediamo di intervenire su quanto sta avvenendo nel territorio palestinese. Un dramma quotidiano, da anni questo popolo merita un poco di pace. Chiediamo che l’Onu e la Comunità europea intervengano per ripristinare il clima di dialogo e mettere fine alla violenza, all’aggressione, ai soprusi. Sono in gioco i diritti inviolabili dell’uomo, a partire dal diritto alla vita. E davanti a nuovi attacchi che tra le vittime hanno avuto anche bambini inermi non è tollerabile l’indifferenza, bisogna prendere posizione per fermare la politica di occupazione israeliana. Occorre che tutti quanti facciano la propria parte per ristabilire la pace. Il governo italiano può esercitare un ruolo importante per la riaffermazione della legalità internazionale e dei diritti del popolo palestinese” hanno affermato dalla CGIL.
Stamattina il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando nel partecipare alla preghiera di fine Ramadan aveva rivolto il proprio pensiero alla questione tra Palestina e Israele: “Come ogni anno la preghiera che chiude il Ramadan è anche festa nella città di Palermo. Momento di preghiera ma anche di riflessione in tempi particolarmente difficili. È proprio ora, infatti, che viene messa a dura prova la nostra capacità di costruire fraternità per creare pace e sentirci figli di un unico Dio. Fraternità che, tuttavia, continua ad essere mortificata dalle morti nel Mediterraneo, dalle bombe e dal sangue che in queste ore dilaniano la Palestina. Dobbiamo lottare per difendere la vita e perseguire fraternità tra le persone ed i popoli nel solco della pace”.
di Antonio Melita – EmmeReports