Dell’Oglio, azienda storica palermitana del fashion retail, continua la sua marcia narrativa per la Re-Esistenza, questa volta prendendosi l’impegno di raccontare la Palermo periferica, le bellezze che sfuggono all’esultanza barocca e opulenta del suo centro storico. Decentrare lo sguardo per assumersi la responsabilità di portare bellezza a quei luoghi che si trovano fuori dalla sintassi del racconto ufficiale e divulgativo della città.
“Si chiede tanto a questa terra, non facciamo altro che divorarne la sua bellezza opulenta. È facile farsi belli davanti alla ricchezza dei nostri monumenti o allo splendore commovente di alcuni paesaggi, ma la bellezza è anche responsabilità e la moda può essere il mezzo per accendere i riflettori sui luoghi meno conosciuti e patinati, che sono altrettanto ricchi di racconto e di spunti per riflettere e ripensare il futuro” afferma Mario Dell’Oglio.
Prendendo spunto dal nome del Castello di Maredolce, prima location dello shooting, si è pensato di raccontare la dolcezza di un’estate diversa, lontana dalle spiagge affollate, dal divertimento gridato, un’estate dolce e sinuosa alla quale si arriva seguendo i corsi segreti dei due antichi fiumi di Palermo, il Kemonia e il Papireto, il fiume d’oriente e quello di occidente. Come i due fiumi scorrono silenti e sotterranei, dopo l’interramento avvenuto nel 1591, così la vita in questo momento è nascosta, appartata, ma pura e cristallina come l’acqua di fonte. Due giovani modelli che vengono da luoghi lontani e diversi, con movimenti fluidi e sinuosi, ci accompagnano in un viaggio fluviale alla scoperta della Palermo acquatica, ombrosa e meno conosciuta.
Si inizia con il castello di Maredolce, il palazzo costruito nel 1071 come cittadella fortificata corredata di hammam e pescheria e che, dopo essere appartenuto all’emiro Jafar, fu residenza di Ruggero II. Luogo incredibile, dove la natura ancora vince lussureggiante facendosi strada in un parco che risalta tra i palazzi nuovi del quartiere Brancaccio. Un posto dove la storia antichissima della città incontra quella recente e controversa.
Dal Castello di Maredolce si sale ad Altarello di Baida per scendere nella Stanza dello Scirocco di villa Savagnone alla quale si accede mediante una scalinata realizzata in calcare di Billiemi, intagliata nella roccia calcarenitica. Sulla parete opposta alla scala d’accesso si trova una cascata, un tempo alimentata dalle acque provenienti dal vicino gruppo sorgentizio del Gabriele e si getta nella sottostante pozza la cui acqua proviene da una sorgente posta all’interno del qanāt medievale dell’Uscibene. Nel 1715, il fondo viene acquisito dai baroni Micciulla, che terranno il feudo fino al 1920, ricavando dall’originale cava di roccia calacarenitica la Camera dello Scirocco. Purtroppo, i baroni sono costretti a cedere il fondo, che sparisce misteriosamente insieme ai suoi proprietari. Durante gli anni ’60 e per tutto il perdurare del sacco di Palermo, fondo Micciulla diventa proprietà del boss Filippo Piraino. Oggi, dopo il sequestro, operato il 17 giugno 1980 ad opera del giudice Falcone, rientra tra beni confiscati alla mafia, ed è affidato all’A.G.E.S.C.I sezione “Volpe astuta”.
Il racconto prosegue seguendo il corso del fiume Oreto, il fiume che c’è ma che la città ignora, perché per anni è stato simbolo di degrado e abbandono. L’Oreto invece esiste, ha un bacino che si estende per 23 km nei territori di Altofonte, Monreale e Palermo, dove sfocia nel Tirreno. Anche nei mesi più caldi conserva un corso dinamico grazie alla presenza di molte risorgive e della ricchezza della falda che lo alimenta. La storia del fiume è ricca di eventi, tra i quali quello di essere stato testimone dell’assalto cartaginese di Asdrubale, e di leggende popolari.
Per la fauna selvatica che lo popola, cosa molto rara in un’area estremamente antropizzata, gran parte del suo corso è stato dichiarato Sito d’Interesse Comunitario e nel 2018 è stato votato da più di 80.000 persone in occasione del Censimento nazionale dei Luoghi del Cuore, promosso dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.
Penultima tappa del racconto è il porticciolo di Sant’Erasmo, simbolo del ritorno del mare in città, area da poco recuperata e restituita alla fruibilità dei cittadini che lo hanno immediatamente eletto a luogo del cuore per passeggiate e sport all’aria aperta, godendo della vicinanza al centro città, ma con la possibilità di fare vagare lo sguardo oltre l’orizzonte.
Il racconto termina alla foce del fiume Oreto, lì dove l’acqua dolce si mescola a quella salata e trova la sua libertà. Le foto alla foce dell’Oreto sono state scattate dopo il tramonto del sole, a indicare un percorso compiuto. Pronti a iniziarne uno nuovo.
Lo shooting è stato scattato dalla fotografa siciliana Roselena Ramistella, ambassador e docente Leica. Al centro delle sue narrazioni fotografiche problematiche sociali, ritrattistica, interazione tra uomo e mondo naturale.
Il suo lavoro ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali: nel 2018 ha vinto il Sony Awards nella categoria “Natural world & Wild life”; il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e Europa.
Collabora con magazine e riviste come L’uomo Vogue, Repubblica, Internazionale, Wordt Vervolgd Amnesty, Io Donna, i suoi lavori sono apparsi su The Guardian, BBC, The Times e British journal of Photography.
La “seconda camera” invece è quella di Fosca Cannella, fotografa residente per Dell’Oglio dal 2016, è suo lo sguardo, sempre in continua ricerca e sperimentazion che racconta in modo continuativo lo sviluppo narrativo del brand.
Ad accompagnare lo shooting un video dall’artista Andrea Masu che racconta qual è l’impegno e la professionalità dietro ogni editoriale e quale sia la relazione tra l’immagine perfetta dello scatto fashion e la realtà dalla quale questa scaturisce.
di Redazione – EmmeReports