Nel giorno del suo anniversario tratterò, in un agilissimo articolo, le elezioni politiche del 6 aprile 1924 che videro il Partito Nazionale Fascista (PNF) affermarsi con una netta maggioranza, divenendo così il partito-guida della nazione.
E’ risaputo che con la creazione dei Fasci Littori da Combattimento, avvenuta il 23 marzo 1919 a Piazza San Sepolcro a Milano, si dava il via ad un periodo di agitazioni culminate nel “Biennio Rosso” (1919 – 1921) e nella creazione del Partito Nazionale Fascista avvenuta il 7 novembre 1921.
Con la creazione del Partito Nazionale Fascista (PNF) venne data ai fascisti una sponda più politica e “istituzionale” rispetto a quella perseguita dalle “teste calde” dei sansepolcristi; sino a giungere alla manifestazione armata del 28 ottobre 1922, quando circa 50mila camice nere marciarono su Roma, ottenendo, il 30 ottobre 1922, la nomina di Benito Mussolini come Presidente del Consiglio dei Ministri.
Risulta quindi innegabile che tra manganellate, agitazioni e manovre politiche, le camice nere iniziarono sin da subito ad incrementare il proprio appoggio popolare arrivando alle elezioni politiche del 1924 con una guida carismatica e consensi da svariati ambienti politici.
Il fascismo ebbe un unico indirizzo ideologico?
No, a dire il vero i fascisti all’interno del PNF costituivano una nicchia ed erano tra i più moderati. Tra quelli che accettavano il compromesso e l’idea di un fascismo politico e non solo come movimento d’azione. Questa loro impostazione fu causa di malumori all’interno del neonato Partito Nazionale Fascista.
Il fascismo presentò un’unica lista elettorale?
No, per via dei malumori interni alle correnti politiche del fascismo, vedremo che in realtà alle elezioni del 1924 furono presentate tre liste riconducibili al fascismo: la Lista Nazionale, la Lista Nazionale Bis o dei “fascisti estremisti e fiancheggiatori” e i Fasci Nazionali.
La Lista Nazionale Bis venne presentata in Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzi, Molise e Puglia, sostenendo comunque la lista guidata da Benito Mussolini e prendendo il 4,8% dei consensi (19 seggi).
La lista dei Fasci Nazionali era un movimento creato da Cesare Forni con il chiaro obiettivo di fare da area dissidente del fascismo e che raccolse a sé molti ex squadristi delusi dal PNF. Alle elezioni del 1924 si presentò in Piemonte e Lombardia ottenendo 18.062 voti e l’elezione di Cesare Forni. L’esperienza dei Fasci Nazionali si concluse praticamente subito dopo l’elezione di Cesare Forni perché questi scelse di appoggiare il governo Mussolini ed i suoi tesserati considerandolo un traditore, confluirono in Patria e libertà.
La Lista Nazionale al proprio interno conteneva molte anime. I personaggi da ricordare senza dubbio sono i liberali Vittorio Emanuele Orlando, Antonio Salandra ed Enrico De Nicola; l’elezione di quest’ultimo non venne convalidata perché, De Nicola non prestò giuramento al fascismo, ritirandosi definitivamente dalla vita politica.
Tra gli ambienti che aderirono alla Lista Nazionale, vi furono quello popolare (Partito Popolare Italiano), cattolico, demosociale e sardista (Partito Sardo d’Azione).
La legge elettorale (Legge Acerbo) venne presentata dal PNF in nome della governabilità e prevedeva un proporzionale con voto di lista e premio di maggioranza; le donne non potevano ancora votare.
La lista guidata dal PNF ottenne il 60,1% dei voti (356 deputati) e con l’appoggio della Lista Nazionale Bis arrivò ad ottenere il 64,9% dei consensi. Seguirono il Partito Popolare Italiano con il 9,01% dei consensi ed il Partito Socialista Unitario con il 5,90%.
Abbiamo parlato in un precedente articolo del periodo storico e del rapimento e dell’omicidio di Giacomo Matteotti che aveva denunciato intimidazioni e brogli elettorali da parte del Partito Nazionale Fascista.
Stiamo sicuramente parlando di un periodo storico dove il PNF fu comunque capace di interpretare il malessere sociale ed economico delle masse popolari riuscendo a raggiungere un risultato elettorale molto largo che difficilmente può essere giustificato solo dalle intimidazioni e dai brogli.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports