Quattro di aprile Santa Pasqua 2021, un’occasione speciale perché nello stesso giorno si celebrano sia la Resurrezione del Redentore che l’anniversario di morte avvenuta nel 397 dopo Cristo di un Dottore della Chiesa particolarmente amato, Sant’Ambrogio vescovo di Milano. Nel capoluogo lombardo, dove il Santo ebbe la cattedra episcopale, si allestisce oggi uno spazio d’arte particolarmente complesso e articolato che sarà filmato nei diversi punti della città per costruirne poi un documento visivo, dove le opere verranno narrate dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. L’evento metropolitano, presentato fuori da musei e collezioni per aprirsi nello spazio urbano fra piazze, darsena e altri luoghi simbolo della città è firmato da Stefania Morici che, con Patrizio Travagli, ha ideato e sviluppato il concept; è prodotto e organizzato da Arteventi in partnership con Show Bees, con il patrocinio del Comune di Milano, del Pontificio Consiglio della Cultura e della Rai.
Il progetto lega le diverse sensibilità degli artisti, 16 campane contemporanee e 5 come omaggio a maestri del passato, ad uno spazio aperto: la città. Si è scelta come forma il gioco della campana, un tracciato che da millenni bambini e adolescenti fanno per gioco un tempo sulla terra battuta e oggi sull’asfalto delle strade di periferia. Questo gioco è una sfida personale, che richiede concentrazione, abilità e senso dell’equilibrio: un percorso vincolato, da percorrere a saltelli, guidati da un sasso che si lancia sempre in avanti. Perché riprendere uno svago infantile per onorare la memoria di un Santo? L’arte contemporanea ci spinge ogni giorno a confrontarci sul significato dei nostri gesti, sulle radici della nostra identità culturale e sulla necessità di andare oltre la mera rappresentazione. Cerchiamo quindi una risposta che leghi il gioco della campana a Sant’Ambrogio. Due sono i punti fondamentali: il progetto nulla a che vedere con lo storicismo nell’arte, cioè non vuole ricostruire con dovizia di particolari la vita del Santo nel periodo in cui è vissuto; ma non ha nemmeno una particolare attenzione per la realtà storica del personaggio.
Il Sant’Ambrogio immortalato dagli artisti è la figura mitizzata, il concentrato di valori positivi, di virtù e caratteri in cui i milanesi per tradizione si riflettono. Un Patrono che nel tempo viene costruito a immagine di una società e, come in una coppia di vasi comunicanti, restituisce alla collettività un complesso di valori coerenti da prendere come esempio e modello, soprattutto nei momenti più bui e critici. L’altro punto è lo schema del gioco: non vi è competizione, la campana è una sfida solitaria che ognuno decide di intraprendere e se comincia non può prendere strade sbagliate ma nella peggiore delle ipotesi incespicare e ricominciare daccapo. Fuori dalla campana il mondo, grigio, senza valori; dentro il tracciato la virtù. Al gioco positivo della campana si è perciò voluto associare l’immagine del Santo e in specifico quella più agiografica, fatta di tratti pii, devoti e illuminati dalla Grazia. Cosa significa perciò giocare alla campana con il Santo? Compiere un balzo, uno slancio verso la parte positiva del nostro essere, cercando anche solo con lo sguardo di immergerci e seguire questi percorsi di elevazione morale che poco devono alla devozione e molto all’operosità, al continuo lavoro di miglioramento individuale.
Milano accoglie così, anche se per un tempo brevissimo, un insieme di opere connesse in un grande progetto: a partire da Piazza Duomo con l’affresco urbano di Alberto Wolfango Amedeo D’Asaro (aka Paletta) che racchiude in un’unica immagine trionfale, raccolti attorno Sant’Ambrogio, volti del passato e del presente, dall’arte allo spettacolo, dalla cronaca alla politica; persone unite dalla capacità di lasciare un segno, di credere nei propri valori e grazie a questo capaci di superare le difficoltà. È un simbolo di rinascita attraverso le capacità individuali. A quest’opera si aggiungono le Campane, dislocate fra centro e periferia: firmate da Patrizio Travagli che ne ha ideato lo schema concettuale su cui poi, ognuno con il proprio stile, i vari artisti hanno creato l’omaggio al Patrono. Gli autori sono Stefano Bressani, Sergio Caminita, Anna Cottone, Angelo Cruciani, Alberto Wolfango Amedeo D’Asaro, Marco Di Somma, Mariano Franzetti, Fabrizio Musa, Neve, Svetlana Nike Nikolic, Pepemaniak, Sonja Quarone, Sabrina Ravanelli, Igor Scalisi Palminteri, Vincenzo Sorrentino e YuX.
Come spiega Patrizio Travagli “ogni installazione (tra 7 e 20 metri di lunghezza) è pensata come un percorso a caselle, ognuna riempita da parole e attributi riferiti al patrono, un viaggio vero e proprio, condivisibile, per partecipare metaforicamente alla vita del santo, all’interno di un circuito aureo”. Per le cinque campane storiche i riferimenti appartengono all’iconografia del Santo: “Sacra Famiglia con Sant’Ambrogio e un offerente” del cinquecentesco Paris Bordon, “Sant’Ambrogio e il miracolo delle api” di “Luchino” Landriani, “Sant’Ambrogio a cavallo” del Figino, il Gonfalone di Milano e il “Sant’Ambrogio” di Scuola Lombarda del Nuvolone. Identità culturale attraverso l’iconografia, nuovi linguaggi nelle campane contemporanee, virtù morali e sprone alla comunità, dolcezza e persuasione nel comunicare la Parola di Dio al proprio gregge: tutti questi elementi si ritrovano nell’omaggio di Milano al proprio Santo. Espressi in un coro di più voci ognuna che aspira alla bellezza, perché oltre il messaggio la nostra vita deve cercare il bello; lo ha voluto sottolineare oggi anche Renzo Piano, architetto di fama internazionale: “La bellezza è utile, non è un’idea romantica, la pensano così solo gli sciocchi. La bellezza aiuta a rendere la gente migliore e a cambiare il mondo. Sono orgoglioso che siamo in tanti a dirlo assieme in quest’occasione, con questo nuovo progetto dedicato a Sant’Ambrogio e alla Pasqua: la bellezza vera può salvare tutti noi, milanesi e non, uno alla volta ma ci può salvare”.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito