È arrivata anche a Palermo, l’onda dei ribellione del movimento Extinction Rebellion Italia. Con il messaggio “Vogliamo vivere!”, attivisti ed attiviste sono scesi in molte città italiane ed europee, con azioni volte a denunciare l’emergenza climatica ed ecologica provocata dalla “finanza fossile”.
“Ci battiamo affinché la crisi climatica ed ecologica in atto venga riconosciuta e dichiarata nella sua estrema gravità, che a crisi pandemica ci sta mostrando, perché gli scienziati concordano che la pandemia è esacerbata dalla distruzione degli ecosistemi” ” ha dichiarato Nadia Samonà. “In questo momento non possiamo più accettare che si continui a rimandare quello che gli scienziati definiscono la più grande sfida che il genere umano, da quando è comparso sulla terra, si sia trovato ad affrontare”.
Alle spalle di una delle tante aree verdi in stato di abbandono della città, all’inizio di Via Colonna Rotta, l’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri ha realizzato, come contributo personale alla battaglia vitale portata avanti dal movimento, un’opera di pittura urbana, raffigurante “due oranghi”, minacciati d’estinzione anche per la produzione di olio di palma, che guardano il simbolo di Extinction Rebellion, una clessidra iscritta nel cerchio del mondo, a indicare che il tempo per agire sta scadendo.
“Oggi siamo in strada, in decine di città tra Italia ed Europa, ribellandoci contro la finanza fossile, una triste realtà, per cui banche e istituti finanziari, continuano a finanziare massicciamente” ha continuato la Samonà “Si parla di 3800 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2020, che sessanta banche mondiali, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit, hanno dato a Eni Gazprom, le aziende più inquinanti e le principali responsabili del cambiamento climatico”.
In Via Generale Magliocco, invece, accanto a una sede di Unicredit, attiviste e attivisti hanno inscenato un’azione performativa. Due figure in giacca e cravatta apparecchiano un banchetto molto poco invitante “al sapore di fossile”. Tutto il cibo è terminato e sono rimasti solo soldi nei piatti e petrolio nei bicchieri. Davanti a loro sfila un’umanità condannata alle calamità naturali e ai conflitti sociali legati alla crisi climatica.
“Abbiamo scelto la data del primo aprile, anche per il “pesce d’aprile”, che non è più tale, ma ne è rimasta solo una “lisca fossile” ha spiegato l’attivista del movimento Extinction Rebellion.
Come hanno affermato dal movimento, numerosi rapporti hanno raccolto dati preoccupanti su come le banche, gli istituti finanziari e le assicurazioni principali del mondo e tra loro colossi italiani come UniCredit, Intesa Sanpaolo e Generali, continuino a finanziare massicciamente multinazionali dei combustibili fossili e progetti devastanti per l’ambiente, contribuendo ad aggravare la crisi climatica ed ecologica in atto e ignorando gli Accordi di Parigi.
“Chiediamo che i governi affrontino la situazione, non possiamo permettere che le multinazionali del petrolio decidano da sole. Pretendiamo che le nazioni, che dovrebbero garantire salute e vita, si mettano di nuovo al servizio dell’umanità e non viceversa” ha detto la Samonà.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports