Aurora Padalino è un’attrice di teatro, ma che si sente solo un’artista. Nata a Palermo 28 anni fa, ha iniziato a recitare da piccola a scuola e a quattordici anni ha frequentato la scuola di Mario Pupella, con cui ha svolto svariati corsi, tra cui uno molto importante sulla tecnica Chubbuck che, come spiega la stessa acting coach hollywoodiana, tra le più conosciute al mondo, “l’obiettivo di un attore non deve riprodurre delle emozioni, ma la verità di un essere umano”. Aurora ha sempre respirato l’aria del teatro, tra pause e ritorni, perché per lei è una scelta importante vivere solo di questo. Innamorata del Teatro Massimo, tanto da soffermarsi a guardarlo, tutte le volte che può, secondo lei, ma anche secondo tutti noi palermitani, andrebbe valorizzato al pieno delle sue potenzialità. “Non è tanto la bellezza del Massimo, quanto quello che si avverte guardandolo” ha spiegato Aurora a EmmeReports, non nascondendo la sua emozione per quello che è un simbolo per la cultura della città di Palermo.
Come è nata questa passione per il teatro?
Ho iniziato a fare teatro per salvarmi dal mondo esterno e poi è stato il teatro a scegliere me, non il contrario e non mi sentirò mai abbastanza all’altezza, ogni volta che mi esibisco mi tremano le gambe, ma poi so anche il motivo per cui lo devo fare. Io sono nata attrice, ho sempre recitato davanti lo specchio tanto che mia madre aveva paura perché spesso mi trovava a parlare sola.
Tra tv a pagamento, web tv e streaming, è ancora necessario il teatro?
Tutto è utile ma non ritengo sia necessario come il teatro dal vivo , teatro è sguardi, mani, corpo e voci che non rendono come da uno schermo.
Oggi è la giornata internazionale del teatro. Cosa rappresenta il teatro per un attore e in particolar modo per te?
Per me il teatro è casa, quel luogo sicuro dove posso esprimermi in totale libertà, dove posso vivere le mille vite che vivono tutte dentro di me.
I teatri sono chiusi. Quanto ti manca il palco e il pubblico?
Mi mancano entrambi tantissimo, però non tanto il palco, ma soprattutto il pubblico. È il pubblico che fa e rende unico il teatro. Il nostro lavoro nasce per il pubblico e senza pubblico noi non siamo niente. Mi manca il contatto visivo e fisico con la gente Il palco o la scena la possiamo ricreare ovunque noi vogliamo. Come dice Ippolito Chiarello, noi possiamo stare sul palco più prestigioso del mondo come anche per strada.
Oggi hai preso parte al Franco Delivery Show, “la magia del teatro a domicilio”, un’iniziativa che ha portato attori, danzatori, musicisti, narratori, cantanti e artisti di strada, senza limiti di età, in scena sotto i balconi, nei cortili, in spazi all’aperto. Ce ne vuoi parlare?
Ippolito Chiarello è l’organizzatore di questa iniziativa meravigliosa. Hanno aderito più di trenta attori e si svolge in quasi tutta Italia. In Sicilia siamo una quindicina di artisti. Ho preso parte a questa bella iniziativa perché la reputo un’azione rivoluzionaria non polemica, utile e produttiva e i bambini oltre che gli adulti vivono trenta minuti di leggerezza e dolcezza. In pratica, il pubblico, da casa ha potuto scegliere da un menù di varie esibizioni, la performance desiderata e ci ha prenotato. Nel mio caso, sono andata sotto casa di una bambina che aveva scelto la “Vera storia di Bella”. Con tanto di abito di scena, le ho raccontato un testo rivisitato da me, che racconta anche il periodo di pandemia che stiamo vivendo in questi giorni.
Qual è il messaggio che avete voluto trasmettere?
Abbiamo voluto dare un segno di resilienza attiva, che si mobilita per portare quello che è la nostra arte dentro casa delle persone.
Cosa sogni per il futuro?
Per il futuro sogno che gli artisti possano essere necessari e non indispensabili e che noi giovani possiamo essere i pionieri del cambiamento.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports
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