Una lussuosa villa a Favignana e beni per 5 milioni di euro (imprese e quote di capitale di 10 società, con sede nelle province di Roma, Salerno e Palermo, tra le quali un ristorante nel capoluogo siciliano, auto e moto) sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Palermo a quattro persone accusate di aver favorito il controllo di Cosa Nostra nel settore del gioco e delle scommesse.
Francesco Paolo Maniscalco, Salvatore Rubino, Vincenzo Fiore e Christian Tortora sono indagati a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno nell’associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di aver favorito il clan.
I sequestri patrimoniali costituiscono il completamento dell’operazione “All In” con la quale il Gico del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo accertò l’infiltrazione di Cosa Nostra nel settore economico della gestione dei giochi e delle scommesse sportive.
Secondo le indagini l’organizzazione criminale aveva acquisito la disponibilità di un numero sempre maggiore di licenze e concessioni per l’esercizio della raccolta delle scommesse, fino alla creazione di un “impero economico” costituito da imprese, giunte nel tempo a gestire volumi di gioco per circa 100 milioni di euro, formalmente intestate a prestanome ma di fatto gestite da Francesco Paolo Maniscalco, già condannato perché accusato di fare parte della “famiglia di Palermo Centro”, e Salvatore Rubino che ha messo a disposizione la propria abilità imprenditoriale per riciclare denaro sporco.
Nel corso dell’indagine lo scorso giugno, il GIP aveva firmato 10 misure cautelari tra cui quelle per Francesco Paolo Maniscalco, Salvatore Rubino, Vincenzo Fiore e Christian Tortora ed era scattato il sequestro preventivo di otto imprese che avevano nel tempo acquisito e detenuto le concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive.
A novembre dello scorso anno in un secondo filone dell’inchiesta sono state scoperte due distinte associazioni a delinquere, parallele, ma entrambe dirette da Salvatore Rubino, che gestivano la raccolta illegale delle scommesse, attraverso l’utilizzo delle cosiddette “piattaforme.com” fuori dalla concessione statale e in grado di generare volumi di giocate di almeno 2,5 milioni di euro al mese.
di Redazione – EmmeReports