Le KarMa sono un duo vocale formato da Carlotta Tagliareni e da Maria Corso. Un duo affiatato come solo una figlia e la propria madre posso formare. Maria Corso è docente di canto pop e artista apprezzata, Carlotta Tagliareni è laureanda in Didattica della Musica presso il Conservatorio di Musica “Alessandro Scarlatti” di Palermo.
La domanda è d’obbligo, perché KarMa?
Karma è l’acronimo dei nostri nomi Carlotta e Maria. Abbiamo scelto volontariamente la K iniziale per indicare il fato, il destino. Un nome che ha una duplice valenza e che nasce dall’idea di una mamma, anche se in molti ci scambiano per sorelle. Teo Mammuccari ci chiamava addirittura “le gemelle”.
Dopo anni da solista avevi bisogno di una compagna e l’hai trovata in tua figlia.
Esatto, dopo 20 anni di carriera da solista, ho notato che mi sentivo da sola sul palco ed ho cercato, e trovato, in mia figlia quella dolce metà con cui dividere questa bella esperienza musicale. Ci capiamo al volo, cerchiamo di coprirci l’una con l’altra, la nostra è una vera e propria simbiosi. Ho notato che mia figlia fosse molto musicale, che avesse una bella voce e così per scherzo, abbiamo provato a fare un controcanto su un brano, credo fosse un brano di Adriano Celentano (“io non so parlar d’amore”) ed è stato lì che ho capito che c’era una sintonia impressionante, indescrivibile. In questo modo, 5 anni fa esattamente, è nato il duo Karma.
Confermi tutto Carlotta, giusto?
Posso confermare che siamo un corpo e un’anima sola, ci capiamo con un semplice sguardo. E’ come se io cantassi con me stessa, lei arriva persino a capire i miei pensieri.
Una questione di DNA musicale, Maria, c’entra qualcosa tuo padre?
Sì, sono figlia d’arte. Mio padre è stato un contrabbassista con alle spalle quarant’anni di Orchestra Sinfonica Siciliana al Teatro Politeama di Palermo. È stato anche vicedirettore del Conservatorio di Palermo. Ha avuto sicuramente una bella carriera musicale ed artistica; il suo DNA l’ha trasferito a me ed io a mia figlia.
La vostra consacrazione è passata dalla televisione dove, diciamola tutta, non c’è molto spazio per la cultura.
Partiamo dal fatto che il duo madre-figlia funziona, attira la curiosità di quanti poi ci scherzano anche sopra con la domanda “chi è la mamma, chi è la figlia?”. E’ anche giusto dire che non sempre si riesce a trovare il meritato spazio, se non si hanno le amicizie e gli agganci giusti. Purtroppo ancora oggi la televisione non premia adeguatamente chi studia, chi merita.
Stiamo parlando di una docente e di una laureanda.
Stiamo parlando di due voci che si intrecciano, e che sfruttano le mie competenze in direzione di coro, con risultato finale: una armonizzazione di brani particolare e originale. Carlotta sta facendo il mio stesso percorso ed è un valore aggiunto, ma devo dirti che oltre non riusciamo ad andare perché manca l’appoggio giusto, il produttore che voglia investire, soprattutto in un momento drammatico come questo.
Qualcosa avete prodotto: che mi dite di “Profumi di colori”?
E’ stato il nostro primo singolo, prodotto da Ciro Barbato, di Napoli. Era il 2015. L’attuale produttore è invece un siciliano, Raffaele Viscuso di Catania e con lui faremo uscire il prossimo singolo che sicuramente andrà bene perché è orecchiabile, ma dal tema più profondo rispetto a “Profumi di colori”. Un singolo con la featuring di Antonella Arancio, una nostra amica carissima; una grande artista che ha anche fatto due volte Sanremo, all’era di Pippo Baudo.
Pippo Baudo, c’è un aneddoto che ci devi raccontare? Qualcosa che è successo tempo fa a Giarre?
È stata la mia più grande soddisfazione. Avevo cantato in un défilé di alta moda, lui era presente e mi ha cercato dopo 20 giorni: credevo fosse uno scherzo ovviamente. Mi dissero: “C’è Pippo Baudo che ti cerca disperatamente” ed io non riuscivo a crederci. Riuscimmo a vederci ad Antenna Sicilia a Catania, e mi disse: “Complimenti, anche se cantavi in playback mi sei piaciuta molto”.
E tu avevi cantato invece dal vivo.
Ero assolutamente dal vivo anche perché io (ma anche adesso come duo) odio cantare in playback. Chi canta in playback lo fa magari perché non ha la potenza vocale e la preparazione giusta per andare dal vivo. Ma cantare dal vivo per un artista – che sa ovviamente cantare – è sicuramente la cosa più bella. Sentirsi dire da Pippo Baudo, che è un mostro sacro della televisione italiana, che stavo cantando in playback ma gli ero piaciuta ugualmente è stato un grandissimo complimento. La canzone che avevo interpretato era L’Adagio nella versione di Lara Fabian, ricordo ancora di averla interpretata in maniera impeccabile e perfetta che sembrava il disco.
Parliamo di un brano “L’Adagio” che è il più gettonato nei karaoke.
Adesso sì, ma 20 anni fa non lo cantava nessuno. Laura Fabian l’aveva appena presentato al Festival di Sanremo, era febbraio e a luglio, quando ho conosciuto Baudo, già lo cantavo. Mi sono procurata la base, grazie a Mario Renzi, lo voglio ricordare perché per me è stato come un padre. E’ stato lui che mi ha chiesto di presenziare a quel famoso défilé. Mario Renzi, grande violinista e strumentista. Grandissimo maestro, anche lui docente di conservatorio, che si è poi specializzato nel genere Pop.
Ci sono stati tanti violinisti dopo di lui, a Palermo e in Sicilia, ma lui è stato in assoluto il primo. Ha lavorato anche con Baudo a “Domenica…in” negli anni ’80. L’Adagio di Albinoni era già conosciuto in quanto è un classico della musica sacra, però Lara ne ha fatto una sua versione, bellissima sia in italiano che in inglese. Ricordo che a quel tempo anche io lo cantai in inglese proprio perché mi piaceva di più. Si tratta di un pezzo molto complicato, perché parte con un range vocale molto grave che e poi va sempre più crescendo, fino a prendere picchi molto acuti. Se non hai una padronanza vocale, un’estensione vocale importante non puoi farlo; ma c’è chi lo fa comunque ed è il pezzo più cantato – e più rovinato – da chi non sa cantare.
Questo voler per forza cantare anche quando non si hanno le doti necessarie. Come ti comporti davanti ad un allievo che non sa proprio cantare?
Mi è capitato, ma prima che diventassero miei allievi, di indirizzare verso altri campi. Quando decido di seguire un allievo è perché ovviamente ho fatto prima un test attitudinale per capire se in realtà c’è della musicalità sulla quale poter lavorare. In caso contrario non ho difficoltà nel dirgli: “Ascolta tesoro, la musica non fa per te!”. Non sono cattiva, ma sincera perché non sto lì ad illuderlo, perché se non è la propria strada bisogna essere chiari, anche se a volte la verità fa male. Però è inutile che vieni qui, prendi lezioni, impegni il tuo tempo senza risultati, non mi sembra giusto. Quindi, se sono i miei allievi, sono tutti con grandi vocalità, selezionati in maniera rigida. Ovviamente ognuno spera di fare carriera, quindi vendere dischi, essere sotto contratto di famose case discografiche, arrivare a Sanremo, perché quella è la vita del cantante.
Sanremo rimane il sogno di ogni cantante.
Sì, a noi piacerebbe andare a Sanremo, ma non è facile perché per accedere a Sanremo giovani bisogna avere un massimo di 36 anni ed io qualche annetto in più ce l’ho. Quindi a livello anagrafico, come duo, non rientriamo più in Sanremo giovani. Dall’altro lato tra i big non possiamo, perché anche se ho avuto da solista, belle esperienze non sono tali da potermi permettere la partecipazione.
Con Pippo Baudo ho lavorato per tre anni a “Novecento”, il programma che è andato per la maggiore su Rai3. Ero la cantante solista dell’orchestra diretta da Pippo Caruso, il grande Maestro. Sai come li chiamavano in Rai a Pippo Baudo e Pippo Caruso? I due Pippi, perché erano inseparabili. Io avuto la mia bella esperienza, però devo dirti che oggi è tutto più difficile. Ho avuto questa esperienza importante 25 anni fa, ma oggi tutto passa dai dai Talent show.
Carlotta studi e suoni. Qual è lo strumento, il violino come tua madre?
No, suono il pianoforte e studio direzione di coro. Sono molto impegnata con la musica e lo studio e per staccare ballo, il caraibico. Ho fatto anche danza classica, ma parliamo di quando ero piccolina.
E quando non fate musica cosa fate? Cosa leggete?
(Risponde mamma Maria) Musica, leggiamo il Pentagramma. Noi ci dedichiamo alla musica da quando apriamo gli occhi, dalla mattina alla sera, sempre. Non potrei mai immaginare un mondo senza musica.
Altri interessi, Carlotta? I lettori di EmmeReports sono molto curiosi.
Leggo romanzi e opere teatrali. Ho fatto qualche anno di Teatro e quindi mi piace rileggere le tragedie di Shakespeare, ma anche i romanzi rosa e la letteratura italiana in generale. Per quanto riguarda il cinema mi sono molto piaciuti: Moulin Rouge, The Greatest Showman e Burlesque.
Anche se a ragione molti vi scambiano per sorelle, ci saranno sicuramente delle differenze generazionali magari proprio nei gusti musicali.
La colonna portante della mia vita è stata Mina, alla quale ho dedicato anche la mia tesi di laurea che ho conseguito con 110 lode e menzione. Da menzionare Mia Martini che è stata un’artista grandissima, cantiamo ancora brani suoi, come ad esempio “Almeno tu nell’Universo”. Non ci sono più quei brani che continui ad ascoltare da tempo, come per esempio “Una lunga storia d’amore” di Gino Paoli o “Volare” di Domenico Modugno. Oramai un brano esce, piace ai ragazzini, vende un po’, dura qualche mese e poi chi se lo ricorda più.
Che ne pensi Carlotta?
Giorgia significa per me quello che Mina ha rappresentato per mia madre. Di Giorgia mi piacciono canzoni come “La mia stanza” e “Come saprei”. Poi Marco Mengoni, ma anche Riccardo Cocciante con il suo Notre-Dame de Paris che abbiamo visto 6/7 volte in giro per la Sicilia.
Quindi qualche differenza generazionale l’abbiamo trovata?
Assolutamente sì. Abbiamo scritto un brano che presto pubblicheremo, intitolato proprio “Due generazioni” che racconta le differenze generazionali, scritto da me e la musica da Raffaele Viscuso. Sembriamo molto vicine, ma in realtà, a distanza di 20 anni, le cose sono cambiate. Per esempio io mi ricordo la cabina telefonica e il gettone, Carlotta no. Io ricordo le lettere scritte a mano, Carlotta ha conosciuto solo la messaggistica degli smartphone. Ricordo ancora le fotografie stampate su carta mentre Carlotta, dopo 20 anni, ha soltanto foto sui cellulari.
E’ tutto un proliferare di autoproduzioni, di partecipazioni ai Talent show e di esibizioni sui social.
Purtroppo il mondo della musica è cambiato e anche quei ruoli importanti, come il produttore che ti portava in giro, che ti faceva conoscere al pubblico e agli addetti del settore. Oramai è tutto un gioco diverso che a me sicuramente non piace, però bisogna sottostare alle nuove regole.
Se non passi da un Talent show difficilmente riesci ad ottenere quella giusta visibilità che porta al successo.
E’ così oggi, ma ai miei tempi no e quindi fino a 20 anni fa, occorreva trovarsi nel momento giusto, con la canzone giusta e con la persona giusta. Oggi se non passi dai Talent è tutto più complicato, in quanto sono l’anticamera proprio del successo. Se passi da lì si aprono le porte dell’Ariston e quelle del successo.
Portiamo avanti sempre l’idea e la convinzione che se si ha talento, con la conoscenza e lo studio, si può ancora emergere anche se questo è un momento particolare dove c’è poca meritocrazia e spesso va avanti il figlio di… o la nipote di…
Diciamo che, purtroppo, è una situazione che si presenta in ogni campo.
Lo so, ma nell’arte è ancora più evidente perché ci sono in gioco molti soldi. Per salire sul palco dell’Ariston c’è chi veramente venderebbe l’anima al diavolo. Avrei potuto restare in Rai, ma ho preferito tornare da mia figlia, piuttosto che… Era finita l’era Baudo, e vi confesso che piuttosto che scendere a compromessi ho preferito scendere in Sicilia e tornare da mia figlia. Con Baudo vigeva la meritocrazia assoluta, una garanzia di serietà. Finita l’era Baudo personalmente ho preferito tornare giù.
Anche il Sanremo con Pippo Baudo aveva una valenza diversa.
Esatto, ai suoi tempi c’erano anche i grandi cantanti. Pippo Baudo poteva portare sul palco dell’Ariston Laura Pausini e Giorgia perché era una persona competente anche musicalmente parlando. Anche se il Festival di Sanremo che ha condotto Amadeus l’anno scorso è piaciuto molto, per la sua gestione, posso dirti che se tu mi chiedessi di ricordare un brano avrei non poche difficoltà. Certo ricordiamo il siparietto di Morgan con Bugo, ma non stiamo parlando di musica: ormai si punta più sullo show e meno sulla qualità della musica, c’è più apparenza e meno essenza.
Eppure ci sono tanti giovani “in gamba” e molto apprezzati all’estero, ad esempio il trio “Il Volo”.
(Risponde la madre) Mi piacciono molto e tra l’altro li conosco personalmente avendo cantato con Gianluca. C’è tanta qualità nella loro musica. Ovviamente possono anche non piacere, ma è indubbio che vocalmente siano molto in gamba: sono un po’ vecchio stampo come me! (Interviene Carlotta) Si completano, avendo vocalità differenti. Un bel trio di giovani scoperti durante una trasmissione di Antonella Clerici. Nonostante vengano dipinti come spocchiosi sono ragazzi veramente umili e dotati vocalmente, altro che Lamborghini!
Giovani promesse diventate realtà consolidate. A che età è bene iniziare a cantare?
Allora è il mio è un corso libero di canto pop, quindi proprio per questo non abbiamo voluto inserire un limite d’età. Io ho allievi dai 9 ai 60 anni. Decido di seguire solo chi realmente vuole arrivare, che abbia talento e la motivazione giusta per crescere ogni giorno. Se non sei motivato, dopo qualche lezione ti lasci andare e anche io da docente perdo la verve che serve per la giusta crescita. Ad ogni mio allievo dono tutto il bagaglio musicale formatosi in 25 anni di esperienza professionale.
Una esperienza che nasce con lo Zecchino d’Oro.
Esatto, allora cantai “la ninna nanna del chicco di caffè” che faceva pressapoco così: “Ninna nanna mamma tienimi con te nel tuo letto grande solo per un po’ e se ti addormenti mi addormenterò”. Nel 1986 ho conosciuto anche il mago Zurlì, un vero e proprio mito. Ho incontrato Mariele Ventre, fondatrice e direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano.
Fu tuo padre ad iscriverti?
In realtà più che mio padre, la prima fan è stata mia madre. Grazie alla mia mamma ho partecipato allo Zecchino d’oro e conosciuto poi Pippo Baudo, perché a quel famoso défilé – visto che non era previsto cachet – avevo deciso di non andare. Fu mia madre ad imporri di andare a Giarre per conoscere Pippo Baudo.
Devo anche dire che mio padre inizialmente non credeva moltissimo, cioè notava una certa musicalità e per questo mi spinse a studiare il violino sin da piccolissima, ma in realtà è stata sempre mia madre a spronarmi per tutte le esibizioni. Mia madre, da ragazzina, ha anche partecipato a Castrocaro cantando un brano di Mina. Il mio amore per Mina comincia da mia madre che cantava “sette son le note che piacciono a me…” . Arrivarono quindi i primi piano-bar, avevo 14/15 anni, a Villa Giuditta e al Carlotta (la figlia ride) e su spinta di mia madre, anche mio padre decise di venire ad ascoltarmi. Dopo una gavetta di 5 anni, arrivarono quindi le prime esibizioni nei programmi di Pippo Baudo e adesso quelle come duo KarMa.
Due generazioni accomunate dall’amore per la musica. Che infanzia avete avuto?
L’infanzia che racconta Marco Masini nella sua canzone “Un piccolo Chopin” è esattamente quella che accomuna tutti noi strumentisti. Soprattutto ai tempi del vecchio ordinamento, perché adesso anche il Conservatorio è al passo con i tempi. Dico questo perché, con il vecchio ordinamento, nel 1986 studiare violino significava intraprendere un percorso di almeno 10 anni, che ti portava veramente a chiuderti in casa senza possibilità di altri svaghi. Adesso grazie all’avvento dei Licei musicali e una struttura didattica più moderna al Conservatorio, i giovani musicisti possono “anche” comportarsi da giovani coltivando anche interessi extra-musicali.
Confermi Carlotta?
Sì, nel mio corso di studio accademico non tutti vogliono intraprendere la carriera di strumentista. Molti, come me, vogliono dedicarsi all’insegnamento. Per quanto riguarda invece il corso di canto, ovviamente la presenza di futuri cantanti è altissima e si percepisce la voglia di fare e di competere con gli altri. Al Conservatorio la competizione è solo con se stessi.
Sei oramai prossima alla laurea, giusto?
Esatto, non dico quando per scaramanzia, ma sarà a breve. Inutile dire che il Covid19 ha rallentato tutto e, per fortuna, il Conservatorio, per non fare perdere un intero anno, ha dato la possibilità a noi del Triennio di iscriverci anticipatamente al Biennio con riserva. In pratica sono già iscritta al biennio, sempre con riserva, pur non essendomi ancora laureata al triennio.
Cambiamo decisamente argomento e parliamo un po’ di calcio. Che poi un certo legame con la musica riusciamo sempre a trovarlo.
(Parla la madre) Con i gemelli Antonio ed Emanuele Filippini, per la festa della promozione, nel giugno 2004, abbiamo cantato allo Stadio davanti a 35000 persone… Quando ancora si poteva fare. Ricordi meravigliosi e, non vi nascondo, che mi sono pure molto interessata e adesso seguo le vicissitudini dei rosanero. Sono stata anche ospite nei vari programmi regionali, che seguivano da vicino il Palermo calcio in serie B, in A ed ero molto fiera della squadra della mia città.
E allo Stadio, soprattutto nelle curve, si canta anche e molto.
Ero una sostenitrice di tutti i cori della curva, anche se avevo un posto privilegiato in Tribuna centralissima. Potrei anche svelarvi un Gossip, diciamo che ero molto amica di Emanuele. Siamo rimasti in contatto, ora lui ha smesso di giocare e allena… Ci lega veramente un grande bene.
Adesso stadi aperti ma senza tifosi e teatri chiusi: è tutto molto triste.
Con gli stadi aperti, anche senza tifosi, un calciatore che è un professionista ha il dovere di giocare e dare il massimo. È sicuramente tutto molto triste, ma non possiamo fermarlo. L’arte, a nostro parere, è il motore che spinge il Paese, aver chiuso totalmente i teatri e la cultura è stato terribile. Se ce l’avessero detto qualche anno fa non avremmo mai potuto pensare di vivere questo incubo, però dato che molti settori sono rimasti aperti, con le giuste precauzioni, si poteva anche lasciare aperti i luoghi dell’arte. Avere chiuso di netto l’arte, i teatri, non è stata una cosa corretta.
Siamo alla fine di questa piacevole ed interessante “chiacchierata”. Progetti per il futuro del duo KarMa?
Speriamo che, entro questo giugno, di fare uscire il disco di Maria Corso intitolato “25” in cui sono presenti 8 brani che raccontano la carriera da solista (dal 1995 al 2020). Un album che conterrà tutti i brani inediti, ad eccezione di “Mater Jubilaei” cantata da Tosca. Ho deciso di inserire soltanto questo brano perché sono devota alla Madonna che mi ha sempre aiutato nella vita, donandomi una splendida figlia e partner musicale. Tutti i brani inediti sono scritti da me, da Ruggiero Mascellino che è produttore e arrangiatore e da Mario Puglisi che è un cantautore catanese molto bravo. Mi sono circondata da siciliani veramente in gamba: l’ottimizzazione musicale l’abbiamo affidata a Vincenzo Mancuso, grande chitarrista palermitano, arrangiatore e chitarrista di Francesco De Gregori. E poi c’è la collaborazione di grandi voci per i cori: Renato Scozzari e Carlotta Tagliareni. Speriamo di farlo uscire quanto prima, un saluto a tutti i lettori di EmmeReports.
di Antonio Melita e Francesco Militello Mirto – EmmeReports