Il 16 dicembre 1977, la risoluzione 32/142, diede ufficialmente il via alla “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” chiedendo agli Stati membri di scegliere e comunicare un giorno preciso per celebrare la giornata, in conformità ai propri usi e alle proprie tradizioni.
Fu così che molti Paesi scelsero l’8 marzo per dare seguito alla risoluzione ONU che deve essere considerata come un ultimo tassello di un processo iniziato molto prima e che negli anni è stato, in qualche modo, romanzato e utilizzato per interessi di parte.
E’ circolata per anni la storia che l’8 marzo del 1908 un certo Mr. Johnson, padrone della Cotton o Cotton’s, diede fuoco alla propria fabbrica, rinchiudendone al proprio interno centinaia di operaie, per il solo motivo che queste avrebbero osato protestare per avere maggiori diritti lavorativi.
In realtà quello citato è un evento non vero dato che il citato Mr. Johnson, padrone della Cotton o Cotton’s, non risulta mai esistito.
E’ invece, purtroppo, vera la storia della Triangle Shirtwaist Company, azienda che produceva camicie per donna alla moda, di proprietà di Max Blanck ed Isaac Harris.
Il pomeriggio del 25 marzo 1911 un incendio, che iniziò all’ottavo piano della fabbrica, uccise 146 operai di entrambi i sessi, rinchiusi brutalmente dai due padroni per paura che rubassero o facessero troppe pause.
Le vittime furono giovani donne italiane ed ebree dell’Europa orientale, ma anche molti operai che suddivisi negli ultimi tre piani di un palazzo di dieci, trovarono la morte nel tentativo disperato di salvarsi lanciandosi dalle finestre dello stabile, visto che le via d’uscita erano state sbarrate dai proprietari Max Blanck e Isaac Harris.
I due, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano, si misero in salvo lasciando morire le donne e gli uomini rimasti intrappolati nell’edificio. Il processo che seguì li assolse clamorosamente e l’assicurazione pagò anche 60mila dollari per i danni subiti.
In pratica quasi 400 dollari per ogni morto, il risarcimento alle famiglie delle vittime fu di soli 75 dollari. Montò la rabbia e la protesta: migliaia di persone presero parte ai funerali delle vittime.
Alla base della Giornata Internazionale delle donne un crimine dove persero la vita 123 donne ma anche 23 uomini che, talvolta, sono finiti nel dimenticatoio.
A seguito di furiose manifestazioni con decine di migliaia di persone, in nome delle vittime di entrambi i sessi, la International Ladies’ Garment Workers’ Union negoziò un contratto collettivo di lavoro che riuscì a coprire quasi tutti i lavoratori dopo uno sciopero di 4 mesi. La Triangle Shirtwaist rifiutò di firmare l’accordo.
Vi è anche un altro 8 marzo. A San Pietroburgo l’8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della Prima Guerra Mondiale chiedendo il ritiro della Russia dal conflitto.
La reazione da parte dei soldati cosacchi incaricati di reprimere la rivolta fu scarsa anche perché lo zarismo non poteva più contare dell’appoggio delle forze armate e questa incoraggiò le successive rivolte che portarono alla Rivoluzione Russa.
In Italia l’UDI (Unione Donne in Italia) fu istituita nel 1944, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro. Fu proprio l’UDI che l’8 marzo 1945 diede vita alla prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera.
L’8 marzo 1946 la giornata della donna fu celebrata in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce tra febbraio e marzo, secondo un’idea di Teresa Noce, di Rita Montagnana e di Teresa Mattei.
L’8 marzo 1972 la giornata della donna a Roma si tenne in piazza Campo de’ Fiori dove prese parte anche l’attrice Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso mentre un folto reparto di polizia si trovava schierato intorno alla piazza per contrastare poche decine di donne che manifestavano con cartelli chiedendo la legalizzazione dell’aborto, la liberazione omosessuale ed il matrimonio venne definito prostituzione legalizzata.
Con la risoluzione 3010 (XXVII) del 18 dicembre 1972, ricordando i 25 anni trascorsi dalla prima sessione della Commissione sulla condizione delle Donne (svolta a Lake Success, nella Contea di Nassau, tra il 10 e il 24 febbraio 1947), l’ONU proclamò il 1975 “Anno Internazionale delle Donne”.
Questa è brevemente la storia della giornata che festeggiamo oggi e che dovrebbe favorire le pari opportunità, la meritocrazia in base alle capacità, indipendentemente dal sesso o gli orientamenti sessuali (ma anche alle evidenti e splendide differenze biologiche e non, tra uomo e donna) e contrastare ogni forma di violenza contro le donne.
Nell’augurare un buon 8 marzo a tutte, spero che un certo tipo di femminismo, sempre pronto a correre per far rumore in nome del progressismo privo di sostanza, trovi voglia e coraggio di condannare – in alcune parti del mondo – le violenze e le ingiustizie sociali perpetrate quotidianamente contro le stesse donne.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports