Alla fine, sovvertendo ogni pronostico e battendo anche quella “macchina di guerra” (di followers e quindi di soldi) guidata da Chiara Ferragni, i Måneskin si aggiudicano l’edizione numero 71 del Festival della musica italiana con il brano “Zitti e buoni”.
Un brano rock, condito da una presenza scenica non indifferente del gruppo romano, che precede “Chiamami per nome” del duo Michielin-Fedez e “Un milione di cose da dirti” di Ermal Meta.
Una doppia vittoria quella del gruppo romano dal nome danese (Måneskin significa “chiaro di luna”) contro il voto dei followers chiamati a raccolta dalla Ferragni e contro il pregiudizio verso un genere che non ha mai trovato il giusto spazio in Italia, e non mi riferisco solo al palco di Sanremo.
La vittoria di quel “chiaro di luna” che, a dire il vero già da prima della pandemia, ha contraddistinto noi italiani sempre più colpiti da crisi economica, ingiustizie sociali e mancanza di una credibile rappresentanza politica.
E’ stato un festival all’insegna di quel “chiaro di luna”: senza pubblico, senza limiti di tempo e senza una reale rappresentazione del presente. Alla fine non è stato sufficientemente rappresentato proprio quel popolo di lavoratori che, dalla chiusura dei teatri, ha visto un impoverimento prima economico ma anche sociale, lavoratori che si vorrebbero “zitti e buoni”.
Un Festival che non parla “a dovere” della condizioni dei propri lavoratori è un Festival che ha sicuramente perso una grande occasione ma è anche un Festival che ha smarrito la propria anima popolare. Non a caso si era parlato di farlo sopra una grande nave “quarantena”: ridicolo oltre che ingiusto.
Onore quindi allo Stato Sociale che nel fare l’elenco dei locali, dei cinema e dei teatri che sono stati chiusi nell’ultimo anno a causa del Covid, dei concerti saltati, delle persone del mondo dello spettacolo rimaste senza lavoro, ha riportato la realtà sul palco “virtuale” di Sanremo, ricevendo “anche” gli applausi dalla sala stampa.
Una stampa “distratta” dalle provocazioni di Achille Lauro e dagli errori di Orietta Berti per accorgersi che all’esterno del Teatro, nel mondo reale, era in corso la protesta di una cinquantina di artisti dello spettacolo “affamati” a causa della chiusura dei teatri.
Una protesta “reale” che voleva semplicemente attenzione, ma la grande nave sanremese viaggiava lentamente e a notte oramai fonda verso l’irreale illuminata solo da un “chiaro di luna”.
Ecco il testo della canzone vincitrice del Festival di Sanremo 2021:
Loro non sanno di che parlo
Voi siete sporchi, fra’, di fango
Giallo di siga’ fra le dita
Lo con la siga’ camminando
Scusami ma ci credo tanto
Che posso fare questo salto
Anche se la strada è in salita
Per questo ora mi sto allenando
E buonasera signore e signori
Fuori gli attori
Vi conviene toccarvi i coglioni
Vi conviene stare zitti e buoni
Qui la gente è strana tipo spacciatori
Troppe notti stavo chiuso fuori
Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni
Sguardo in alto tipo scalatori
Quindi scusa mamma se sto sempre fuori, ma
Sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Io
Ho scritto pagine e pagine
Ho visto sale poi lacrime
Questi uomini in macchina
Non scalare le rapide
Scritto sopra una lapide
In casa mia non c’è Dio
Ma se trovi il senso del tempo
Risalirai dal tuo oblio
E non c’è vento che fermi
La naturale potenza
Dal punto giusto di vista
Del vento senti l’ebrezza
Con ali in cera alla schiena
Ricercherò quell’altezza
Se vuoi fermarmi ritenta
Prova a tagliarmi la testa
Perché
Sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Parla la gente purtroppo
Parla non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Parla la gente purtroppo
Parla non sa di che cosa parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Parla la gente purtroppo
Parla non sa di che cazzo parla
Tu portami dove sto a galla
Che qui mi manca l’aria
Ma sono fuori di testa ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa ma diversa da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Siamo fuori di testa ma diversi da loro
Noi siamo diversi da loro
di Antonio Melita – EmmeReports