Si è aperta a Naro nelle sale del Palazzo Malfitano la mostra collettiva di arte contemporanea “Il colore delle emozioni” con opere di Domenico Boscia, Valeria Fiaccabrino, Marco Frusteri, Patrizia Prado, Daniela Salamone, Benedetta Trudesti ed Emilia Valsellini. L’evento è curato dal pittore palermitano Francesco Anastasi che ci spiega così la scelta tematica: “Ho invitato artisti che privilegiano la forza del colore e la sua potenza espressiva, autori che sanno padroneggiare questa energia trasformandola in emozione. Il colore non serve solo per rappresentare con maggiore realismo ma può assumere una propria identità e diventare voce ed espressione. Come direttore artistico dell’evento ho fatto il possibile perché lo spettatore possa avvicinarsi a questa funzione di coinvolgimento che l’uso appropriato del colore nell’arte ci può dare. L’arte contemporanea, infatti, è una ricerca di linguaggi nuovi e gode per questo di una sconfinata libertà, che la tradizione del passato e la funzione quasi artigiana data agli artisti certo non poteva permettere. Da un lato chi si approccia all’arte contemporanea può provare una sensazione di spaesamento, perché viene portato su strade e in luoghi dell’estetica quasi sconosciuti. Dall’altro, però, vi è l’ebbrezza della scoperta, la sete di nuovi orizzonti e l’incontro con opere che sentiamo improvvisamente nostre, nonostante l’assoluta novità di molte composizioni. Ho cercato proprio di trasmettere questo: la capacità degli artisti presentati di farci entrare in prospettive assolutamente nuove per mostrare che l’arte contemporanea va prima di tutto vissuta, dentro, nel silenzio delle nostre emozioni. Ogni opera ci parla direttamente e con freschezza, dobbiamo solo essere pronti a lasciarci coinvolgere”.
Il tema della mostra permette alcune considerazioni sull’uso del colore nell’arte, che oggi appare scontato, così diffuso e banalmente catturato nelle fotografie da farci apprezzare la scelta estetica del bianco e nero come raffinata e quasi elitaria. Il colore, invece, è stato per secoli raro e costoso, difficile da mantenere nel tempo, prezioso e nobile; più che alla resa naturalistica si è sempre preferito un uso simbolico e anche nel linguaggio parlato restano comuni e popolari espressioni come nero di rabbia, rosso di vergogna, bianco come un morto. Il colore della realtà quotidiana era spesso opaco, sporco, grigio, mentre quello dei simboli brillante e durevole: le vetrate delle chiese, le uniformi militari, i vessilli e le bandiere. Il colore dei fiori, come quello dei ricordi, tende invece a sbiadire e ci riempie di nostalgia. Francesco Anastasi ha spiegato quanto, per lui, l’arte contemporanea abbia trovato il coraggio di staccarsi dalla tradizione e anche dalla rappresentazione pedissequa del reale per concentrarsi su nuove funzioni. Il colore può essere discorso cromatico, aiutandoci al posto delle parole e dei suoni per comunicare in modo più diretto, profondo e universale il turbinio di sensazioni che qualcosa nella realtà ci ha suscitato. Oppure il colore può diventare presenza, assumendo una propria identità fatta di accostamenti, di contrasti, di superfici che si impongono al nostro sguardo per il loro vibrante apparire. Il colore, infine, può essere un forte elemento narrativo, esprimendo come la tonalità della musica un particolare ambiente emozionale, brioso o introverso, riflessivo o tenebroso, capace di darci una nuova chiave di lettura di quanto narrato.
Per questo motivo abbiamo scelto tre autori, fra quelli presenti, per evidenziare quanto l’uso del colore nell’arte possa essere diversificato: Benedetta Trudesti crea l’ambiente del dipinto usando larghe campiture di rosso, come enormi petali di fiori. Può essere un vermiglio e il suo tono caldo che quasi sfiora l’arancio è intriso di luce: il volto dell’infante sembra rivolto al cielo, in un giorno d’estate; il sole brilla ma non viene rappresentato, è il suo calore che prorompe e carezza il viso. Di contro il rosso scarlatto, più freddo, già vicino alle scale di blu e azzurri ci fa percepire un interno, un mondo di ombra, che accoglie il riposo. Patrizia Prado con il colore parla e commenta, spegne il fuoco passionale della donna chiudendola in un azzurro silenzio, proteggendo quel tumulto liberatorio di emozioni dove le labbra socchiuse e porporine coincidono con il silenzio e l’assoluto del centro della composizione. Oppure circonda lo sguardo scintillante ed innocente dell’adolescenza che si affaccia sul mondo con un rosso sconfinato e freddo, quasi respingente, macchiato di ombre, instabile eppure magnetico: un futuro capace di ferire, misterioso e informe che rende ancor più evidente l’inconsapevolezza di una ragazza che affronta e sfida il gioco violento della vita. Valeria Fiaccabrino porta invece lo spettatore verso realtà ed emozioni nuove e, creando con i colori ruvidamente accostati superfici che non raccontano ma si presentano, ci tengono misteriosamente compagnia senza spiegare nulla delle proprie origini. Camminare in un paesaggio sconosciuto, farsi cullare dalla melodia di una lingua straniera, trovarsi comunque in equilibrio nonostante l’assoluta impossibilità di comprendere il significato di quell’evanescente bellezza.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing di Monica Cerrito
Fotografie di Lillo Ferrante
“Il colore delle emozioni”
Museo Civico di Naro (AG) Via Piave, 121
fino al 19 marzo 2021
dal lunedì al venerdì 9.00-13.00 16.00-19.00
ingresso libero