In centinaia hanno partecipato all’iniziativa organizzata dal centro sociale Exkarcere di Palermo in sostegno di Antonino Speziale, tifoso catanese tornato in libertà lo scorso dicembre al termine degli otto anni e otto mesi di detenzione per l’accusa di omicidio. La condanna gli è stata inflitta a seguito della morte dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti durante il derby Palermo-Catania del 2 febbraio 2007.
“Catania-Palermo senza tifoserie presenti non può essere considerato un derby. Rivivo questa partita in maniera traumatica perché ha cambiato la mia vita. Spero che presto verrà fuori la mia innocenza” ha affermato ai microfoni di EmmeReports Antonino Speziale che ha voluto ringraziare la vicinanza di tutto il mondo ultras: “E’ stata una cosa bella, non ci sono state rivalità tanto che mi trovo qui a Palermo per proclamare la mia innocenza. Ringrazio tutti questi ragazzi che mi stanno supportando superando ogni differenza e rivalità calcistica”.
“Molte persone non sanno cosa voglia dire essere ultras. Noi crediamo nei valori e paghiamo sempre e tutto, quando sbagliamo assumendoci totalmente la responsabilità” ha proseguito Speziale che ha ricordato quel 2 febbraio 2007: “Quella sera è stata gestita male sin dall’inizio, chi era presente allora sa a cosa mi riferisco, hanno voluto cercare un capro espiatorio tra gli ultras”.
Prima di entrare all’interno dell’exKarcere dove si è svolto il dibattito alla presenza di suo padre e tantissimi tifosi e cittadini, Antonino Speziale ha voluto ribadire che “La mancanza di familiari, amici, l’impossibilità di salutare i parenti morti in questi anni non me la potrà restituire indietro nessuno, però riscattare il mio nome, quello sì, lo spero”.
Grande la partecipazione da parte delle realtà del tifo calcistico: presenti delegazioni da Catania, Palermo, ma anche dalle altre province della Sicilia. Oltre al mondo del tifo organizzato, anche tanti cittadini palermitani e siciliani che hanno voluto dare il loro sostegno a un ragazzo a dir loro ingiustamente accusato e che, da innocente, ha perso quasi dieci anni della sua vita in carcere.
“Questa vicenda giudiziaria si è conclusa con una condanna nonostante tutta una serie di prove a favore dell’innocenza di Speziale. Basti pensare alla perizia dei RIS dei Carabinieri secondo cui l’ispettore Raciti non può essere stato ucciso dal lavello in alluminio lanciato quella sera da Antonino” ha affermato Francesco Russo, uno degli organizzatori dell’incontro.
“Per questo, nonostante la vicenda sia ormai conclusa da un punto di vista giudiziario, vogliamo che si accerti la verità. È assurdo per noi pensare che si arrivi a una conclusione di comodo pur di trovare il mostro da sbattere in prima pagina. Questa vicenda, ad oggi, ha due vittime: l’ispettore Raciti morto quella sera del 2007 e Antonino Speziale che in carcere ha perso la sua giovinezza” ha concluso Russo.
di Antonio Melita – EmmeReports