Mai avrebbero immaginato i musicisti romantici che la loro forma musicale più evocativa, la rapsodia, uno schema in cui si susseguono diversi spunti melodici di origine spesso popolare e svolti in forma libera, sarebbe stata ripresa un giorno per esaltare l’assoluta individualità del gesto creativo. Le singole poetiche diventano quindi melodie e il curatore dell’evento che si inaugura oggi a Palermo al Centro d’arte Raffaello compone la propria narrazione accostandone colori, forme, equilibri ed espressività. Creare una composizione di opere è quello che ha fatto la curatrice Margherita Musso nella mostra che si inaugura oggi a Palermo: “Rapsodie. Composizione di luce e colore”.
Lasciamo alle sue parole la descrizione dell’evento: “Come in una composizione musicale dal ritmo vario, undici artisti simili a rapsodi si esibiscono in speciali virtuosismi e acrobazie di tinta e di contrasti di luce. Parlando della sua composizione musicale più celebre, George Gershwin definì Rhapsody in Blue come «una sorta di multicroma fantasia, un caleidoscopio musicale dell’America, col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra pazzia metropolitana». Ed è questa definizione così visiva e pittorica che, metaforicamente, sembra paragonare le note musicali alla tavolozza di un artista, e i virtuosismi di questo celebre brano ai funambolismi di pennello degli artisti di questa collettiva ad avere ispirato il suo titolo. Ogni stile e ogni tecnica si conferma rapsodia perché ogni creazione è varia come varie sono le emozioni della vita”.
EmmeReports ha scelto di presentare ai propri lettori cinque dipinti fra le opere in mostra ritenendo che esprimano al meglio questa Rapsodia cromatica. Abbiamo infatti spiegato che è un unico movimento musicale, capace di intrecciare differenti melodie, ognuna evocativa e capace di descrivere, ognuna con una propria personalità. Cerchiamo quindi, per ognuno, l’origine del segno artistico, il legame con la storia personale. In copertina Lampedusa, di Marco Favata, di Palermo del 1977, scuola d’arte poi architettura: i suoi colori racchiudono la brillante trasparenza dei fondali sabbiosi delle Isole Pelagie, visti attraverso il continuo scomporsi e scintillare dell’acqua; Favata li coglie, li separa e li impasta per poi stenderli sulla scabra superficie dell’opera in colature sottili e vibranti. Roberto Fontana, piemontese del 1969, ma di scuola palermitana ha sicuramente un grande immaginario visivo, capace di trasformare con poche pennellate corpi, volti e animali in presenze nitide, scultoree, eleganti e rese con tratto sicuro. In mostra No Flower, un’opera che è quasi un gioco perché smentisce nel titolo quel che l’emozione ci rende. Porta l’osservatore a interrogarsi sulla bellezza dei colori, sul loro equilibrio quasi astratto senza abbandonare la concretezza della realtà.
Giorgio Puleo, di Baucina in provincia di Palermo del 1976, trasforma momenti del proprio vissuto in scale cromatiche; Percorsi astratti nel blu presenta elementi ricorrenti nel suo stile: sovrapposizioni di tinte piatte, corrose dall’artista che crea contrapposizioni cangianti, contrasti fra masse cromatiche che evocano presenze di corpi, una realtà di memoria che nasce sulla suggestione della superficie e continuamente si sfalda e si ricrea. Claudio Cangialosi, invece, passa alla pittura partendo da una affermata attività di danzatore, dalla Scala a Dresda, dalla Finlandia agli States. Siciliano, nato a Borgetto un piccolo comune arroccato sui monti fra mare e cielo, sente nel colore e nella linea la gravità, lo slancio, l’equilibrio; porta sulla tela, per questa mostra l’opera Blu, la percezione dello spazio, del movimento ma soprattutto del baricentro: è danza trasformata in segno, linea e colore. Infine il dittico del giovane Matteo Must, Astratto in verde, autore siciliano di Sant’Agata di Militello nato nel 1998 è figlio d’arte, della pittrice Rudy Koll. Un’opera che prende dalla madre le masse di colore, abbandona ogni aggancio con la rappresentazione, si concentra sull’impronta lasciata dal proprio gesto creativo, fatto d’impulso, con istintivo senso della composizione. Un’arte non guidata, libera, specchio della personalità e frutto di un’emozione.
“RAPSODIE. Composizione di luce e colore” a cura di Margherita Musso, presenta:
Dalila Belato, Sound of silence, 43x50x30 cm, resina, 2019
Marco Bennici, Take my Hands – open, 50 x 40 cm, stampa su carta fine art, tiratura 20, 2020
Claudio Cangialosi, Blu, 100 x 100 cm, tecnica mista con smalti, 2020
Alessandro Costagliola, Il ginnasta, 107x25x54 cm, terracotta, acciaio armonico e legno, 2020
Alberto Criscione, Pallone gonfiato, 49x25x19 cm, argilla semi-refrattaria policroma, 2021
Marco Favata, Lampedusa, 120 x 240 cm, tecnica mista su tela, 2019
Roberto Fontana, No-Flowers 02, 80 x 70 cm, tecnica mista su tela, 2021
Luq, Stegosauro, 28 x 28 cm, digital fine art, 2020
Matteo Must, Astratto in verde (dittico), 120 x 100 cm, 120×200 in totale, spatolato, 2021
Giorgio Puleo, Percorsi astratti nel blu, 70 x 90 cm, acrilico su tela, 2020
Pierdonato Taccogna, Nebula RGB (back), 120x 60 cm, olio su juta, 2017
“RAPSODIE. Composizione di luce e colore” – Centro d’arte Raffaello – Palermo, via Notarbartolo, 9/e
(dal 27 febbraio al 3 aprile 2021)
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing di Monica Cerrito