L’appena nata Rete Anticoloniale Siciliana (RAS), il Forum Antirazzista, il collettivo Fare Ala, Queering Defaults Italia, Decoro Urbano e l’Assemblea Anarchica Palermitana, hanno scelto via Generale Magliocco e la Casa del Mutilato per commemorare la drammatica rappresaglia fascista del 1937.
Durante la giornata di ieri si sono alternati interventi, performance, letture e azioni di guerriglia artistica.
A Palermo si è ricordato uno dei più efferati e allo stesso tempo dimenticati crimini coloniali italiani: la strage di Addis Abeba del 19, 20 e 21 febbraio 1937, quando in seguito al fallito attentato contro il vicerè d’Etiopia Rodolfo Graziani, si scatenò un’immane rappresaglia che portò al massacro di decine di migliaia di civili etiopi.
A lanciare l’iniziativa intitolata “Yekatit 12” (nel calendario etiope la dicitura corrisponde alla data del 19 febbraio) a livello nazionale, è il collettivo bolognese Wu Ming che, già nel 2018 con il progetto “Viva Menilicchi!” in occasione di Manifesta aveva individuato e ri-narrato, insieme a Fare Ala, i luoghi coloniali di Palermo attraverso azioni e interventi di guerriglia odonomastica.
A rispondere all’iniziativa sono stati diversi collettivi e associazioni palermitane: il Forum Antirazzista Palermo, la Rete Anticoloniale Siciliana (RAS), Fare Ala, Queering Defaults Italia, Decoro Urbano e l’Assemblea Anarchica Palermitana.
I due luoghi scelti per le iniziative sono stati via Magliocco e la Casa del Mutilato.
Le attività si sono protratti per tutta la giornata: al mattino la Rete Anticoloniale Siciliana, Fare Ala e Queering Defaults Italia hanno realizzato due interventi ideati in collaborazione: uno presso la Casa del Mutilato e l’altro in via Generale Magliocco.
Sul muro di fronte la Casa del Mutilato è stata esposta un’immagine d’epoca in grande formato di Rodolfo Graziani che mostra le ferite riportate durante l’attentato dal quale scaturì la violenza del massacro di Addis Abeba. L’immagine é accompagnata da una frase che ricorda le vittime della strage e la violenza coloniale italiana: “Palermo non dimentica i 30000 civili etiopi brutalmente massacrati nell’immane strage di Addis Abeba commessa da civili italiani, militari del Regio Esercito e squadre fasciste il 19, 20 e 21 febbraio 1937, in seguito a un attentato, purtroppo fallito, contro il Viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani”.
In via Generale Magliocco é invece stato proposto un intervento che collega il colonialismo fascista in Etiopia con il neocolonialismo capitalista del presente. Sono state offerte delle rose immerse in un secchio contenente acqua rossa per ricordare la strage di Addis Abeba (il nome della città in amarico significa “nuovo fiore”) e il drammatico presente che si connette alla floricoltura in Etiopia – alla coltivazione di fiori, soprattutto di rose – destinate in gran parte all’Europa. Un enorme mercato che produce sfruttamento dei territori e dei corpi dei lavoratori etiopi, sottopagati e costretti in condizioni di precarietà e povertà. L’intervento ha ricordato che la ferocia coloniale non si è mai arrestata e che una linea rossa di violenza e di sangue continua ancora oggi, attraverso le forme più insidiose del capitalismo che proseguono lo sfruttamento dei paesi africani da parte dell’Europa.
Nel pomeriggio il Forum Antirazzista Palermo presente in via Generale Magliocco ha ricordato i crimini del colonialismo italiano con letture e immagini, mostrando su una mappa i luoghi che a Palermo ancora celebrano l’impero fascista. Contro il colonialismo del secolo scorso e contro lo sfruttamento neocoloniale di oggi.
Decoro Urbano, un gruppo informale che si incontra per danzare nello spazio pubblico, ha proposto un contributo in via Generale Magliocco. L’obiettivo è stato quello da un lato di testimoniare con la presenza materiale dei corpi la storia della violenza del colonialismo fascista e della sua disumana ferocia, e dall’altro di celebrare, fondando un nuovo presente, la relazione tra corpi. La performance ha puntato a riconoscere colori e pelli diverse, a focalizzare l’attenzione sulle storie singolari di ciascun corpo e sulle asimmetrie dei posizionamenti, attraversando lo spazio urbano come un contesto complesso, conflittuale e fragile che accoglie l’alleanza tra corpi diversi.
Durante tutta la giornata l’Assemblea Anarchica Palermitana ha distribuito nei due luoghi scelti dei volantini di supporto all’iniziativa, con l’obiettivo di spiegare cosa è stata e cosa significa oggi la strage di Addis Abeba reintroducendo l’uso della carta come pratica di sensibilizzazione sociale. Inoltre, la stessa assemblea ha proposto delle letture sul tema e affisso uno striscione con una frase di Buenaventura Durruti – “Col fascismo non si discute, lo si distrugge” – che non lascia spazio ad assoluzioni per i mandanti della strage.
“La frase di Buenaventura Durruti, anarchico spagnolo che visse la guerra civile e che morì durante l’assedio di Franco, è stata scelta per rivendicare, oggi più che mai, una resistenza che non vuole scendere a compromessi e che condanna ogni forma di totalitarismo” hanno concluso gli organizzatori.
di Redazione – EmmeReports