Faccio parte di quella generazione che ha vissuto l’emozione delle meravigliose feste in casa, con l’immancabile “gioco del bastone” e dei pegni da pagare, decisi dagli amici con perfidia inaudita. Come ogni adolescente attendevo con trepidazione il giorno del mio compleanno che coincideva quasi sempre con il Carnevale, poiché sono nata a metà febbraio.
Trascorrevamo ore di giovanile spensieratezza, immersi nella magica atmosfera creata da mia madre che nottetempo addobbava il salotto e rivoluzionava l’intera disposizione dei mobili, in modo da recuperare lo spazio per la “pista da ballo”. Dopo la musica disco, i lenti e i giochi, arrivavano le cibarie di cui si occupava mio padre, visto che avevamo una pasticceria e quel giorno provvedeva anche alla consegna. I padri siculi, come i camaleonti, hanno la capacità di mimetizzarsi perfettamente e il mio diventava un tutt’uno con la carta intestata che avvolgeva gli enormi vassoi, messi l’uno sopra l’altro. Nascosto dietro quella torre, irrompeva in salotto a tradimento con l’intento di porre fine a eventuali “balli proibiti”, ovvero i lenti, ma trovava sempre i miei amici seduti che lo salutavano sorridendo a 54 denti, per scampato pericolo.
La calda rosticceria era un piacere per il palato, ma fra i vassoi uno attirava più degli altri, ossia quello dei cannoli farciti con ricotta di vario colore.
Il cannolo siciliano un tempo era un dolce tipico del Carnevale, ma nel corso degli anni è divenuto immancabile protagonista delle vetrine di ogni pasticceria e lo si può gustare tutto l’anno.
È molto probabile che il suo nome derivi dalle canne di fiume, utilizzate un tempo per arrotolare la pasta che diventerà scorza, in siciliano a scuoccia, ovvero la cialda.
Secondo una delle tante leggende il cannolo siciliano sarebbe nato in un convento a Palermo per opera di alcune suore di clausura che, per scherzo, avrebbero riempito una vasca di ricotta e sostituito i rubinetti con la croccante scorza dei cannoli. A supportare questa tesi il fatto che in dialetto siciliano il rubinetto viene chiamato cannolo.
In effetti, però, vi sono diverse ipotesi sulle origini del cannolo siciliano a causa dell’esiguo numero di informazioni arrivate fino a noi, ma è di certo un dolce molto antico.
Intorno al 70/75 a.c. il famoso oratore Marco Tullio Cicerone, che fu anche Questore di Lylibeum (l’attuale Marsala), descrisse un dolce che potrebbe essere l’antenato del cannolo siciliano, ovvero un “tubus farinarius, dulcissimo, edulio ex lacte factus” (cilindro farinaceo, fatto di latte per un dolcissimo cibo).
Fra le possibili storie sull’origine del cannolo siciliano, due sono quelle più accreditate e che più frequentemente vengono prese in considerazione.
Nella prima si narra che nell’antico villaggio di Nissa (da qui nisseno) sorgessero diversi harem e da quel luogo, in seguito, si sviluppò l’odierna Caltanissetta il cui nome deriva infatti dall’arabo Qal’at-an-Nisā (Castello delle donne). Le donne per trascorrere il loro tempo, quando non erano richieste dal sultano, si dedicavano alla preparazione di varie pietanze e di dolci. Il capostipite del cannolo siciliano, quindi, potrebbe essere il risultato di un momento creativo un poco audace, poiché la forma del dolce probabilmente alludeva alla “virtù” del Sultano.
Quando i Normanni conquistarono quei luoghi, molte donne fuggirono e trovando rifugio in convento si convertirono al Cristianesimo. Al sicuro fra quelle mura stabilirono un bel legame con le suore, cui insegnarono come realizzare quello che poi divenne il cannolo siciliano. Da questa unione tra sacro e profano potrebbe derivare la seconda storia sull’origine del rinomato dolce isolano, ovvero che sia stata un’invenzione delle suore di un convento di clausura, ubicato poco lontano dal capoluogo nisseno.
In entrambi i casi Caltanissetta sembra rivendicarne la paternità.
Provenienza incerta, bontà sempre certa del cannolo siciliano, apprezzato in tutte le sue varianti a seconda della zona in cui si gusta. A Piana degli Albanesi, ad esempio, un paesino in provincia di Palermo, i più golosi troveranno cannoli giganti mentre a Dattilo e Napola, in provincia di Trapani, la ricotta con cui vengono farciti i cannoli è più grezza e meno dolce. Variano, a seconda dei luoghi, anche le decorazioni: granella di pistacchio, mandorle, ciliegie candite e… Secondo la fantasia del pasticcere.
Il cannolo siciliano è un dolce irresistibile e unico che conquista tutti. Chi trascorre per la prima volta le vacanze in Sicilia e lo assaggerà per curiosità, non ne dimenticherà mai il gusto mentre il siciliano che vive e lavora fuori, una volta terminate le ferie, tornerà con l’immancabile vassoio di cannoli. Ci vorrebbe Marinetti per descrivere il “suono” della cialda che si sbriciola, ma non avendo doti medianiche spero di riuscirci da sola. Tutto inizia con il “cruunch” al primo morso, momento in cui la cialda bruna e friabile inizia a spezzettarsi. Frammenti che si uniscono alla ricotta in un misto croccante e morbido, arricchito dal gusto delle gocce di cioccolato fondente. In questo periodo attenti agli amici buontemponi che potrebbero farvi trovare, fra i cannoli siciliani “a norma”, anche quelli con la sorpresa. Così come una volta fece mio padre che in un vassoio ne mise alcuni con la parte centrale ripiena di farina. Da quel giorno e ancora oggi che è in pensione, quando prepara i cannoli è preferibile tagliarli a metà… Non si sa mai!
RICETTA DEI CANNOLI DI NONNO PASTICCERE
INGREDIENTI PER 16 CIALDE ca.:
250 di farina 00
1 cucchiaio raso di cacao
40 gr di zucchero semolato
30 gr di strutto
1 bicchierino di marsala
½ bicchiere di vino bianco
Un pizzico di sale
Olio di semi per la frittura
e cilindri in acciaio da 12 cm ca.
PER IL RIPIENO:
800 gr di ricotta
300 gr di zucchero
120 di gocce di cioccolato
PER DECORARE:
Zucchero a velo, granella di pistacchi, arancia o ciliegie candite
PREPARAZIONE:
In una ciotola lavorare tutti gli ingredienti (farina, cacao, strutto, zucchero, Marsala, vino e sale) fino a ottenere un impasto liscio e compatto e lasciare riposare per 30 min. Trascorso il tempo, stendere l’impasto molto sottile (3mm), ritagliare dei dischi da avvolgere attorno ai cilindri, sovrapponendo le estremità. Riscaldare l’olio e friggere le scorze che dovranno risultare con la superficie a bolle.
Setacciare la ricotta (già sgocciolata), unire lo zucchero e le gocce di cioccolato. Con una sac à poche o con un cucchiaio, riempire le scorze e decorare.
Buon appetito!
di Monica Militello Mirto – EmmeReports