“Rammarica fortemente che – prima ancora di sapere e di conoscere dettagli e situazione clinica e di contesto operativo sussistente nell’area dell’emergenza del Pronto Soccorso del Presidio Villa Sofia nell’ora e nel giorno in cui tale video viene girato – si emettano giudizi sulla qualità dell’assistenza sanitaria offerta dalla nostra AOOR, di cui certamente i pochi secondi di registrazione video non possono essere il parametro di misura”.
E’ quanto affermato dall’AOOR “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” in replica alla diffusione di un video sulle condizioni del pronto soccorso.
“La realtà complessa che contraddistingue un Pronto Soccorso andrebbe, valutata in base ad una serie di dati caratterizzanti la qualità assistenziale e gestionale/organizzativa, tra l’altro recentemente oggetto di apposita attività di controllo, con risultati positivi, da parte di una delegazione regionale” continua la nota che rimarca come le polemiche sollevate finiscono per offendere “l’abnegazione e gli sforzi massacranti che tutti gli operatori sanitari svolgono quotidianamente nel pronto soccorso”.
L’AOOR “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” fa sapere quindi che in quel momento erano presenti 60 accessi, con gli operatori impegnati in codici rossi e che molti degli operatori sanitari non risultavano presenti nelle aree di transito oggetto della ripresa video, perché impegnati nella preparazione di terapie o altre azioni mediche.
“Si rappresenta, inoltre, che le barelle in pronto soccorso – non essendo questa un’area deputata alla degenza ordinaria – sono la regola, in quanto il PS è un’area di emergenza e non certo di ricovero ordinario” continua la nota.
La Direzione Strategica aziendale conferma infine di aver tempestivamente attivato un percorso di verifica e controllo di quanto accaduto a tutela delle persone ospedalizzate e provvederà ad attivare idonee azioni legali nei confronti di chiunque dovesse diffondere a sua volta il video “di per sé impubblicabile”.
Per il profilo social che ha diffuso le immagini video è in corso una denuncia alla polizia postale.
di Redazione – EmmeReports