Il 2020, funestato dall’emergenza COVID-19, ha inciso fortemente sull’attività operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo che ha fornito il proprio contributo per il controllo del territorio, anche nell’ottica del rispetto delle prescrizioni governative sul contenimento della pandemia, ma anche diverse forme di assistenza alla cittadinanza, dal concorso nella distribuzione alimentare e dei farmaci, al ritiro delle pensioni per gli anziani.
“Il fenomeno Covid e le regole sulla limitazione hanno inciso fortemente anche sull’attività di polizia sul territorio, sull’attività di prevenzione, che per noi ha determinato essere presenti, non tanto per assicurare la sicurezza concreta dei cittadini e delle loro case, ma anche quello di assicurare la tutela della salute, che è una esigenza principale, perché la tutela di tutta la collettività passa dal comportamento responsabile di ciascuno dei suoi appartenenti” ha dichiarato il Generale di Brigata Arturo Guarino, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo. “Per noi le sanzioni irrogate sono uno strumento per intervenire laddove, il cittadino non voglia comprendere che sono regole a tutela dell’interesse generale della salute pubblica e che più ci atteniamo alle regole, meno dovremo stare chiusi in casa. Il rispetto delle norme è fondamentale e deve essere individuale, perché è una guerra che si vince combattendo tutti dalla stessa parte, perché l’imprudenza mia, diventa un pericolo per quelli che mi stanno vicini e per tutte le persone che anche occasionalmente io posso incontrare. Dobbiamo essere attentissimi e responsabili. Noi siamo pronti a vigilare, perché questa responsabilità venga fatta comprendere anche con i sistemi che la legge ci consente, cioè con le sanzioni, ma soprattutto la nostra è una funzione di ammonimento preventivo, per fare in modo che chi non è responsabile, sentendosi controllato, possa esserlo di fatto”.
I dati operativi dell’Arma dicono che sono stati 23.948 i delitti, 8455 persone arrestate o denunciate a fronte delle 9.020 dell’anno precedente. Sull’ordine e sulla sicurezza pubblica, i Carabinieri di Palermo hanno proceduto per 241 rapine nel 2020, contro le 319 del 2019, i furti sono stati 8.729 nel 2020 e 12.407 nel 2019. Per i profili di prevenzione, nel 2020 sono state espresse sul territorio 110.000 pattuglie, che hanno consentito un presidio del territorio concreto ed efficace.
“Abbiamo continuato l’attività tradizionale di controllo del territorio, con un’attività di prevenzione, che per noi è sempre l’arma principale per evitare che i reati si consumino e, rispetto ad altre città comparabili con Palermo, la situazione dell’ordine e la sicurezza pubblica è abbastanza ben gestita, non ci sono molti fatti gravi su Palermo. Questo non ci conforta, perché fin quando ci sarà un solo furto, per noi sarà anche troppo, quindi dovremo tendere ad azzerare la delittuosità sul territorio. Questo è il nostro impegno di ogni giorno, mettere sul territorio più Carabinieri possibili, perché la prevenzione è la nostra arma migliore” ha continuato il Generale Guarino.
Significativo è stata anche l’azione dei reparti investigativi dell’Arma, che, sotto il coordinamento della DDA di Palermo ha consentito l’esecuzione di importanti operazioni di polizia giudiziaria, tra le quali va ricordato l’intervento contro i mandamenti mafiosi di San Lorenzo, di San Mauro Castelverde, di Misilmeri/Belmonte Mezzagno e contro la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
“Il fenomeno di cosa nostra sul territorio è stato ridimensionato da grandi operazioni di servizio, che abbiamo condotto anche grazie alla grande sintonia con la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, a un rapporto con la magistratura valido, efficace e competente” ha spiegato il Comandante. “Cosa nostra è indebolita, ma non è ancora eliminata, è una mentalità che ancora resiste, soprattutto in alcune aree del territorio. Ma i nostri investigatori anche quest’anno hanno portato grandi risultati, che hanno sottolineato e confermato il momento di debolezza dell’organizzazione mafiosa, che registriamo anche dalla migliore disponibilità delle vittime a denunciare i fatti, cosa che è una cartina di tornasole per noi, del momento di debolezza del nostro avversario storico e che cerchiamo di tenere sempre più all’angolo, perché la giustizia sia affermata in tutte le fasi e sia la precondizione, perché la comunità possa vivere nel miglior modo possibile senza questo condizionamento, che è una zavorra di tutta la collettività”.
Il rischio usura è sempre presente, perché la disponibilità delle organizzazioni mafiose di una facile liquidità, nel momento in cui strutture ed offerte tradizionali non sostengono l’impresa, può diventare un serio problema, che l’Arma dei Carabinieri monitora con grande attenzione, soprattutto, nelle situazioni tipiche del passaggio di mano degli esercizi pubblici o delle imprese che operano sul territorio. “È fenomeno difficile da far emergere, perché chi riceve i soldi in prestito usurario è in qualche modo d’accordo, fin quando l’usura non diventa uno strozzo vero e proprio e soffoca. Quando questo succede, può essere troppo tardi, perciò invitiamo cittadini che sono vittime a denunciare i fatti, perché non ci si libera dal giogo, bisogna intervenire prima che sia troppo tardi” ha affermato il Generale Guarino.
Quest’anno le violenze sessuali sono state 69 in diminuzione rispetto al 2019. Il fenomeno è comunque attentamente monitorato dalla Rete Antiviolenza che interviene soprattutto nei casi di “codice rosso”, in stretta intesa con i competenti Uffici di Procura.
In attuazione al protocollo d’intesa tra il Ministro per le Pari Opportunità e il Ministro della Difesa, l’Arma ha istituito, presso il Reparto Analisi Criminologiche (RAC), del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS), una Sezione, denominata “Atti persecutori”, con specifiche competenze scientifiche. La Sezione Atti Persecutori, composta da 13 militari, svolge le proprie attività in sinergia con le altre due Sezioni del RAC: la Sezione “Analisi” che si occupa di ricercare elementi di connessione tra fatti delittuosi, riconducibili alla stessa tipologia di reato o a fattispecie comunque correlati (es. omicidio e violenza sessuale), utilizzando specifiche professionalità e tecnologie informatiche e la Sezione “Psicologia” per le competenti valutazioni sul profilo psicologico degli autori di delitti.
In particolare, la Sezione “Atti Persecutori”, provvede a sviluppare studi e ricerche di settore rivolti all’approfondimento del fenomeno e all’aggiornamento delle strategie di prevenzione e contrasto agli atti persecutori, riconducibili a condotte di stalking, anche attraverso collaborazioni con la comunità scientifica ed avvalendosi di uno specifico archivio per l’analisi statistica dei dati. Una parte dell’attività è rivolta alla formazione e all’addestramento, sulla specifica tematica, del personale dell’Arma dei Carabinieri.
“Il RAC è una rete antiviolenza che si struttura collocando almeno un Carabiniere all’interno di ciascuna stazione, per garantire una totale capillarità sul territorio, specificatamente formato per il contrasto ai reati di genere e in grado di istruire il restante personale su come trattare questa tipologia di reati” ha spiegato il Tenente Giada Conti, Comandante Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Palermo Piazza Verdi.
Per farparte della rete antiviolenza i Carabinieri devono avere una attitudine innata per lavorare a questa tipologia di reati. La maggior parte del personale è di sesso femminile, fattore utile per mettere la vittima a proprio agio, nel caso si tratti di una donna, che, magari, debba raccontare le violenze subite. Le vittime di reati di genere sono anche uomini, quindi anche in queste particolari sezioni dell’Arma, è presente del personale maschile.
All’interno del Comando Provinciale di Palermo, si trova una Sala per le Audizioni Protette, all’interno della quale vengono trattati i codici rossi, i casi di maltrattamenti in famiglia e i casi di atti persecutori.
“Questa stanza ha delle caratteristiche molto peculiari, come l’arredo, molto informale, che mira a mettere le persone a proprio agio, per evitare la vittimizzazione secondaria” ha spiegato il Tenente Conti.“Vogliamo evitare che la vittima, nel venire qui a sporgere denuncia e a raccontare quello che è successo, patisca una doppia vittimizzazione, legata all’ambiente magari troppo formale o troppo militare”.
Le sale per le audizioni sono a disposizione h24 e anche in orario notturno, l’eventuale vittima può usufruire di questo servizio e denunciare le violenze subite.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports