Dieci opere astratte dell’artista argentina Silvana Chiozza rimarranno esposte a Palazzo Zanca fino al prossimo 25 marzo, testimonianza dell’impegno per l’arte contro la violenza sulle donne.
Sono universi femminili, emozionali e delicati, chiusi nel perimetro severo dei rettangoli ma intrisi di ricordi e riflessioni, formati da una miriade ordinata di piccoli gesti cromatici. La donna, nella sua apparentemente fragile resilienza non è solo corpo ma soprattutto emozione ed empatia rivolta all’osservatore, accogliente e protettiva. Raffigurare questo mondo interiore è una sorta di ritratto dell’anima, che supera i limiti del corpo e si pone come umana presenza che dovremmo ascoltare, senza sopraffazione.
Silvana Chiozza nasce in Argentina, ma ha sangue italiano. Il nonno paterno Josè, di origini genovesi, dipinge marine e fin da piccola avvicina all’arte la nipote. Per comprendere la sua estetica, però, non dobbiamo tralasciarne il doppio binario della formazione: il mondo dei colori da una parte, l’università di medicina dall’altra che la porta ad arrivare in Italia alla fine degli anni Ottanta, borsista presso La Sapienza per L’Istituto di psichiatria infantile.
L’arte avrà la priorità e la riflessione sulla bellezza della luce che è una costante nella pittura di Silvana Chiozza trova la sua naturale sede espositiva nei locali della Galleria La Pigna, il fervido centro d’arte voluto nel 1966 da Papa Paolo VI.
L’attenzione prestata dall’artista al processo fisiologico della visione è il riflesso della formazione medica, la sua sensibilità a ciò che l’osservatore percepisce e a quello che in lui può suscitare appartiene invece all’interesse di Silvana Chiozza verso la psiche. Tutta la sua arte cesella l’immagine e il soggetto, anche se era figurativo, perde l’originario aspetto narrativo.
Nei dipinti di paesaggio, nelle architetture e nei trompe l’oeil, la rappresentazione attira non solo lo sguardo ma dialoga direttamente con l’anima dell’osservatore, spezzando la rappresentazione in piani cromatici giustapposti. Tutto appare in lontananza, I primi piani sono vuoti, gli edifici monumentali diventano tracce dai colori leggeri intrisi di luce, ma gli artefici mancano con le loro storie e il rumore quotidiano, le emozioni e il brusio della presenza.
Le opere a Palazzo Zanca, quadri senza titolo, non tradiscono lo stile dell’artista che trattava già il figurativo con la stessa logica di un astratto, privilegiando gli equilibri, gli accostamenti, la composizione. Silvana Chiozza si prende semplicemente una maggiore libertà pur mantenendo evocazioni di orizzonti, di trasparenze, di materia che si allontana e fluttua nella carezza del vento. Abbandona ancor di più il racconto visivo e si concentra sull’emozionalità del linguaggio pittorico.
Dalla rappresentazione alla creazione di singoli universi espressivi: ce lo spiega il Direttore artistico dell’evento, Massimo Scaringella.
“Dall’inizio delle Avanguardie del Novecento gli artisti si sono caratterizzati per portare avanti la loro ricerca su due basi visive: la figurativa e l’astratta, cercando di trovare una sintesi che li portasse ad esaltare la loro visione percettiva del mondo. Non è esente da questo anche Silvana Chiozza che per anni ha fatto della pittura figurativa di paesaggio il suo linguaggio espressivo principale, ma negli ultimi tempi questi paesaggi si sono trasformati. Hanno subito una evoluzione romantica, in un’espressione visiva di forte derivazione informale, caratterizzando il suo lavoro in due linee parallele puramente estetiche, ma convergenti nella visione dello spettatore, portato ad una rilettura del paesaggio secondo una visione onirica della realtà. Le sue opere, in entrambi i casi, si muovono sempre in un ritmo ordinato, cercando sorprendenti sintesi, tanto nella strutturazione della forma, come nella pulizia e chiarezza della pennellata. Silvana Chiozza ha un altissimo senso del colore in sé e per sé, che addensa ed elabora con inesausta tensione emotiva. Le sue forme sembrano esistere solo in funzione di due somme qualità: la purezza e l’organizzazione”.
Silvana Chiozza I confini del corpo – Valerie Oka CHUUUUTTT
dal 25 novembre 2020 al 25 marzo 2021 – Palazzo Zanca Via San Camillo 110 (Messina)
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports