Togo, artista di sangue siciliano che presto EmmeReports intervisterà, ha dipinto l’Angelo dell’Annunciazione; Togo è partito da una figura del Beato Angelico e la ripropone ad olio con tratto deciso e colori che sono segni materici vibranti e colmi di luce. Perché crea un’opera come questa? Perché, quasi sei secoli dopo, torna su di un volto strappandolo al contesto sacro e al gioco di sguardi con la Vergine Maria? È un’opera dipinta per essere donata al Museo degli Angeli a Sant’Angelo di Brolo, un’istituzione unica che, attraverso l’arte, si interroga sui messaggeri che legano il trascendente al nostro mondo fisico.
Per capire le ragioni di questo centro culturale ne parliamo con il direttore artistico, Francesco Marcello Scorsone.
L’opera del maestro Togo arricchisce con una voce nuova questa polifonia a tema; perché creare un Museo così particolare?
Il Museo degli Angeli nasce nel 2009, negli spazi conventuali che un tempo erano vissuti dai frati francescani; è intimamente legato alla vita spirituale del territorio in cui il culto dell’angelo ha una continuità millenaria. Realizzare un centro per gli artisti contemporanei dentro l’architettura del convento mantiene aperto il possibile contatto fra la nostra quotidianità e l’affaccio vertiginoso sul trascendente. Il Museo dà impulso all’arte che si interroga così sui messaggeri, siano essi angeli metropolitani quindi senza ali, angeli cimiteriali, delle chiese e ogni tipo di angelo del nostro immaginario collettivo.
Il tema dell’angelo è distintivo dell’arte cristiana?
La Cristianità e il mondo cattolico non hanno l’esclusiva di questi nunzi; gli angeli, con alcune varianti, popolano quasi tutte le culture del mondo. In ebraico Malakh, in arabo Malak, Ànghelos in greco: gli angeli sono gli emissari divini inviati per istruire, comunicare o impartire ordini agli uomini. Per la funzione di ponte tra la vita dei mortali e il mondo della divinità sono accolti da sempre e spesso venerati. Proprio perché ci portano a contatto col divino iperuranico, la mente razionale umana li ha dotati dell’unico mezzo plausibile, che da sempre conosce, per librarsi in volo: le ali.
Cosa rappresenta l’angelo nelle opere del Museo?
Nell’arte contemporanea abbiamo assistito ad una nuova visione del messaggero alato, talvolta molto distante dalla tradizione. L’angelo spesso viene sfidato, corrotto, trasformato, spogliato, dissacrato divenendo addirittura un simbolo erotico. Nell’attuale, cultura che è prevalentemente laica, la descrizione biblica e la concezione artistica si sovrappongono e si scontrano. L’immaginario diventa scevro da orpelli, mentre la ricerca della verità e un differente senso religioso, tipico dei tempi moderni, portano gli artisti ad approfondire il tema, a porsi domande oltre il significato comune e i canoni che da sempre conosciamo.
Il Museo come incrementa il proprio patrimonio culturale e come viene organizzata la fruizione?
Tutti i lavori presenti sono stati donati dagli artisti: troviamo disegni, incisioni, fotografie, sculture e pitture sia su vetro che su tela. Le opere sono tutte visibili, l’ingresso è gratuito. Ci stiamo attrezzando per avere ulteriori spazi museali, perché in occasione di mostre temporanee non vogliamo sacrificare la fruizione di parti della collezione permanente.
Quale impatto sulla cultura ha avuto il Museo in questi undici anni di attività?
L’iniziativa culturale, che è stata frutto della creatività e della profondità intellettuale di Vanni Giuffrè, allora Vicesindaco di Sant’Angelo di Brolo, ottenne il supporto dell’intera Amministrazione comunale che era guidata dal Sindaco Basilio Caruso e continua ad essere implementata dall’attuale Primo Cittadino, Francesco Paolo Cortolillo.
Fin dall’inizio apparve chiaro che la crescita culturale della collettività santangiolese dovesse passare attraverso iniziative ed eventi di qualità. È stato quanto mai significativo decidere che l’ex Convento di San Francesco fosse adibito a Museo dell’angelo e centro di studi permanente per raccogliere documenti, ricerche e tradizioni sugli angeli: il Museo divenne subito identitario.
Questa istituzione, che è unica al mondo nel proprio genere, evidenzia come l’angelologia sia un fenomeno di studio in continua crescita, capace di coinvolgere l’intera comunità internazionale. Il Museo ha rinforzato e sviluppato la consapevolezza dei territori tradizionalmente legati a questo culto: lo abbiamo visto nel gemellaggio con altri 12 comuni italiani nel cui toponimo si trovi Sant’Angelo: vi è stata una grande e attiva partecipazione; riannodando i fili della storia abbiamo creato una rete fatta di antichi percorsi sacri quasi dimenticati.
Infine, per l’arte contemporanea, la funzione propulsiva propria del Museo è evidente: l’opera del maestro Togo ne è la più recente dimostrazione.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports