Le attiviste di Non Una Di Meno, nella settimana contro la violenza maschile sulle donne, hanno scritto una lettera aperta alla fotografa Letizia Battaglia protagonista di alcuni scatti, per la campagna pubblicitaria dell’azienda automobilistica Lamborghini, ritirati dopo le tante polemiche sollevate.
Riportiamo integralmente il testo della lettera:
Cara Letizia,
la campagna pubblicitaria che hai firmato per Lamborghini ha aperto una discussione nella
quale come NUDM sentiamo di dover intervenire. Il dibattito oltretutto si accende nei giorni
contro la violenza sulle donne e di genere. Proprio in questo momento crediamo sia
fondamentale affrontare nei giusti termini il discorso imposto dal tuo lavoro.
Ci rivolgiamo direttamente a te perché crediamo nel potere del mezzo artistico e
rappresentativo in genere di aprire questioni e suscitare dibattito. E perché come movimento
transfemminista crediamo nel confronto orizzontale e dialogico. Crediamo nel parlare con e
non al posto di. Nel non oggettivare l’interlocutore, ma nel cercare di costruire uno spazio di
senso condiviso. Al netto delle divergenze che ci spingono a interpellarti.
Riteniamo che la campagna pubblicitaria che hai firmato per Lamborghini riproponga
rappresentazioni profondamente sessiste e maschiliste che dobbiamo sanzionare.
Le immagini di cui stiamo parlando ritraggono delle bambine in primo piano con un’auto di
lusso alle spalle. Risalta in particolare una foto che vede un’adolescente in posizione
ammiccante seduta di fronte l’auto.
Il fatto che queste immagini siano problematiche dipende dal retaggio culturale che queste
evocano. Nel mondo mediatico e pubblicitario il corpo delle donne è sempre stato un oggetto
da sfruttare per rendere più appetibile il prodotto da vendere. Oggetto sessualizzato,
esposto, mercificato: costruito per un’esperienza di consumo. Caricato di valori sessisti e
patriarcali. Siamo stanche di questa iper esposizione sessista e sessualizzata del corpo
femminile.
E’ inaccettabile che i nostri corpi vengano utilizzati a fini commerciali.
Nel mettere in relazione questi corpi con un bene di consumo il tuo lavoro si muove
all’interno di schemi sessisti e patriarcali che riteniamo inaccettabili. Un bene oltretutto di
lusso che rappresenta quel consumismo capitalista ed elitario contro il quale il
transfemminismo ecologista deve lottare.
Un tipo di comunicazione che non dev’essere più accettato e contro il quale lottiamo da anni.
A Palermo abbiamo lottato per sensibilizzare gli organi cittadini su questo tema, ottenendo
l’istituzione di un osservatorio contro la pubblicità sessista e maschilista.
Di fronte alle voci critiche che si sono levate contro questo lavoro, alcuni hanno parlato di
“arte censurata”. A questi diciamo che in questo caso non si tratta di un progetto artistico,
ma di una pubblicità che vende un’auto di lusso riproponendo lo stereotipo << soldi – auto di
lusso – donne >>. E che, comunque, l’arte deve funzionare come dispositivo dialogico: serve
ad aprire dibattito. Può essere uno strumento per aprire conflitti, ma anche per posizionarsi,
schierarsi, costruire delle alleanze.
Anche questa volta, un’occasione è andata persa: il linguaggio delle immagini e la cultura
visuale fanno da scenario al patriarcato e al sessismo.
L’oggettificazione del corpo delle donne nei media e nelle pubblicità è violenza e la
rappresentazione di Palermo come il corpo di una ragazzina a disposizione del capitale non
ci rappresenta.
Letizia, prendi parola con noi su questo tema.
Diamo voce alla città transfemminista. Diamo voce alla città né donna né bambina, ma
soggettività autodeterminata, anticapitalista e antipatriarcale.
NUDM PALERMO
di Redazione – EmmeReports