Prosegue il viaggio di EmmeReports Arte nell’allestimento di “Luce da luce” a Palazzo Riso per conoscere l’opera dell’israeliano Shay Frisch, designer e artista che vive e lavora in Italia. Già nel 1990 Frisch è a Milano, per un master alla Domus Accademy, da poco fondata dalla famiglia Mazzocchi, editore della rivista Domus. In questo ambiente di ricerca ed estetica orientata a rigenerare la produzione seriale, il giovane artista nato a Tel Aviv nel 1963, studia progettazione ma guarda anche alla minimal art statunitense, che proprio nel prodotto industriale trova materia per il proprio linguaggio artistico.
In linea con il minimalismo Frisch usa singoli elementi semplici e indispensabili, li ripete cancellandone ogni identità individuale e aggiunge un significato nuovo all’ordinaria produzione industriale. Usa i conduttori come materia andando anche oltre la normale funzione per cui sono progettati. Luce e spazio vengono modificati assemblando migliaia di pezzi identici, la cui mera presenza fisica già di per sé realizza nuove forme e stimola la percezione visiva. Ma non è questo il solo intento dell’artista, che mira invece a manipolare e dare forma all’energia elettrica, creando labirinti di connessioni fisiche entro cui questa scorra liberamente. L’energia genera così un campo elettromagnetico che influisce sullo ‘spazio contenitore’ e sulle persone presenti: il campo di energia è il fine della ricerca di Shay Frisch.
Per questo motivo tutte le sue creazioni hanno un titolo tecnico: sono indicate come Campo, perché ognuna realizza un campo elettromagnetico, cui segue un numero, che è la somma di tutti i componenti utilizzati, e un acronimo N oppure B, per indicare il colore Nero o Bianco del modulo elettrico.
Per Frisch è importante percepire l’energia, la materia su cui lavora, anche se questa è invisibile. La imbriglia nelle sequenze di adattatori, creando tessuti modulari, ritmati dal ripetersi della medesima forma per poi creare interruzioni che resistono al passaggio della corrente.
Così, improvvisamente, da queste forme semplici o primordiali oltre il campo elettromagnetico si sprigiona anche un filo di luce. Lo stesso artista ha dichiarato “Nel mio lavoro è fondamentale l’energia più che la luce. La luce mi serve nei tagli delle composizioni per indicare che all’interno di questi corpi di materia inerte, che sono monocromi e statici, c’è un movimento, qualcosa che brucia, grazie proprio all’elettricità che vi corre dentro a grandissima velocità. È come rivelare un aspetto ardente, interiore e primordiale”.
Questi ‘costrutti’ che sono meri assemblaggi di componenti elettrici e conducono energia per la loro intrinseca natura, permettono attraverso la luce di percepire la presenza dell’elettricità, di questa forza che scorre all’interno di corpi altrimenti inerti. Progettare i reticoli di conduttori è un riflesso della mente razionale, rigorosa, scientifica; interromperli attraverso linee di luce fa comprendere all’osservatore che l’invisibile prevale nettamente sul visibile; quando questa conoscenza avviene la mente di chi osserva è come folgorata dall’intuizione e il Campo, qualunque esso sia, si accende di un fascino nuovo.
Oltre ai richiami archetipici o simbolici delle forme, oltre alle emozioni che le linee luminose possono suscitare prorompendo dalle crepe apparenti, l’arte di Shay Frisch ci illumina come un discorso filosofico, mostrando che esiste molto altro e non solo ciò che appare; quanto si manifesta è solo una traccia di qualcosa di infinitamente più grande, che non siamo però in grado di percepire. Di fronte alla traccia e alla nostra comprensione minima l’invito è quello di porsi a riflettere in religioso silenzio.
La profondità artistica di Frisch fu per primo intuita da Plinio De Martiis, il fotoreporter abruzzese che aveva fondato a Roma in Via del Babuino la galleria La Tartaruga: testa di ponte in Italia dell’arte contemporanea americana.
Oggi, grazie all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, i ‘costrutti’ di Shay Frisch sono ancora una volta a Palermo, dopo la memorabile Campo 121745 B/N realizzata nel 2017 alla ZAC (Zisa Arti Contemporanee).
“Luce da luce” – Riso – Museo d’arte Moderna e Contemporanea,
Cappella dell’Incoronata, Palermo
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports