Presentiamo oggi le opere di Francesco Guarnera, uomo di lettere e pittore, siciliano ma con un lungo vissuto a Roma. Dirigente per la sua formazione giuridica, appassionato alla storia della propria terra e sensibile osservatore della realtà italiana in profondo cambiamento fra il secondo dopoguerra e lo spegnersi di una civiltà rurale spazzata via dall’industrializzazione incontrollata.
I dipinti di Guarnera saranno in mostra da domani all’Ottagono di Santa Caterina, in una ricca retrospettiva promossa dall’Associazione Cefalù Città degli Artisti. La sua opera, però, va compresa e inquadrata in un percorso di vita riservato, dove l’arte pittorica è solo un momento prezioso, intimo, intriso di malinconia. Guarnera non si presentava come pittore, lo leggiamo chiaramente nella prefazione scritta dal Presidente, lo scultore Roberto Giacchino.
“Un pomeriggio di qualche anno fa, si presentò nel mio laboratorio Franco Guarnera, una persona molto distinta ed affabile. Mi disse che aveva sentito parlare della nostra associazione e mi chiese se era possibile iscriversi, perché anche lui aveva la passione per la pittura. In questa occasione mi fece dono di un suo romanzo, ‘Il Cigno di Triquetra’, con una dedica. Confesso che nei mesi successivi ho scoperto quello che non avevo percepito al primo incontro e cioè di aver conosciuto una persona non solo distinta ed affabile, ma con un eccezionale bagaglio culturale ed artistico. Ho letto il romanzo donatomi, ho scoperto la sua vita attraverso le opere pittoriche ma, ancora di più, quando ho letto le sue innumerevoli poesie. Un uomo, insomma, con una meravigliosa dote artistico-letteraria”.
Franco Guarnera è tornato dal 2007 nella terra dei propri avi, Cefalù. Aveva vissuto in Sicilia da giovanissimo per poi nel 1942 trasferirsi a Roma. Il padre Ugo, magistrato, divenne Procuratore generale della Corte di Cassazione e il figlio, che si laurea in diritto alla Sapienza, coprì incarichi apicali sia per la Regione Lazio che per grandi enti pubblici, come ENI e ENIT. La pittura, la poesia, la passione per la storia e la scrittura diventano quindi aspetti di una figura poliedrica e complessa. Roberto Giacchino ha ricordato il suo ultimo lavoro letterario, che ripercorre l’avventurosa vita del cinquecentesco poeta Antonio Veneziano, ma storia e letteratura sono sempre stati presenti nella famiglia Guarnera: dai patrioti Alessandro e Salvatore, protagonisti nei moti del 1856 contro il neonato Regno delle due Sicilie, alla poetessa Elvira Guarnera.
Della sua arte pittorica possiamo dire che è uno sguardo sull’Italia che cambia, Franco Guarnera affronta da un piano nobile gli stessi temi del neorealismo senza mischiarsi nella lotta di classe; osserva con apparente malinconico distacco la bellezza delle campagne, soffre per lo sviluppo predatorio e convulso delle periferie e, con occhio attento alle linee di Moore, di Modigliani e di Matisse ci regala delle potenti figure bibliche, innovative e scorciate con maestria: Adamo e Eva, dipinte nel 1980. Questa mostra curata da Cefalù città degli artisti ha il fascino di una vita misurata, attenta a non fare clamore, rispettosa di una giovane democrazia e della sua società postbellica ma anche consapevole che dalle stanze del potere si osserva un tumultuoso e incontrollabile mutamento. Per questo nei piccoli riti, dal barbiere al carnevale, dai calici del salotto ai villini balneari, Guarnera sembra cercare un rifugio fatto di memorie e di tempi ormai perduti.
L’artista commentò poco la società ma in un’opera, ‘Legenda’ del 1969, sembra esserci il sunto delle sue riflessioni. Ne riportiamo, dal pregevole catalogo della mostra, la raffinata lettura data dalla professoressa Rosalba Gallà.
“In primo piano un giornale aperto che ‘nasconde’ in parte l’uomo che probabilmente lo sta leggendo, anche se il suo sguardo sembra andare oltre le pagine, verso l’osservatore, in maniera un po’ ammiccante e con un sorriso ambiguo. Ma l’uomo è davvero schermato dal suo giornale? Osservando con attenzione, si può notare che il volto dell’uomo si completa nel giornale stesso, come del resto la sua giacca, la cui apertura coincide con la piega dei fogli. Il cappello, inoltre, costituisce uno squarcio che conduce colui che guarda verso lo sfondo del quadro, dove è presente una donna, (verosimilmente la giornalaia) mentre la falda diventa il bancone dei giornali. Interessanti le scritte presenti nell’opera: in quelle che potrebbero essere le insegne della rivendita, in un gioco di accostamenti di ritagli, si può leggere ‘Chiedete un giorn a letto’, in cui la parola giornaletto acquista sensi nuovi, e poi ‘Leggete un’h, con tutti i molteplici significati che questa espressione può assumere. Sullo sfondo sono presenti tanti lettori, con volti anonimi o simili a maschere. C’è tanto da leggere e da interpretare in quest’opera, come in qualsiasi caso di cronaca cui fa riferimento il giornale (un uomo minaccia una donna nuda) e le parole-ritagli invitano alla lettura e alla riflessione, in un circuito emotivo in cui l’osservatore è coinvolto attivamente nella scoperta del messaggio che Franco Guarnera lancia con questo quadro, complesso e intrigante, in cui il rapporto tra l’aspetto iconico e quello verbale induce a intraprendere un percorso personale nella polisemia dell’opera. L’uomo in primo piano sta denunciando la violenza o ne è in qualche modo complice? Nell’insieme prevale il senso di scandalo per la violenza alla donna (e alle donne in generale) o dietro il perbenismo apparente si nasconde una curiosità morbosa?”.
Franco Guarnera – Percorsi nell’arte lunghi una vita.
Ottagono Santa Caterina – Cefalù (PA)
dal 31 ottobre al 9 novembre 2020 (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00)
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
(fotografie e catalogo di Salvatore Marsala Editore)