Oggi pomeriggio alle 18 è diventato operativo il nuovo DPCM del Governo Conte, l’ennesimo da quando è scoppiata la pandemia. Un semi-lockdown che ci ha riportati indietro di sei mesi e che ha prodotto tantissime critiche, provocando inevitabili proteste da parte dei settori più colpiti dal punto di vista economico, quello delle partite IVA, dei commercianti, dei proprietari di palestre e tutto il mondo che gravita intorno ai teatri e cinema, costretti a chiudere e licenziare personale.
“Le attività sono purtroppo tutte collegate e rischiano il fallimento totale. Le attività commerciali, artigianali e di intrattenimento sono il motore centrale, cioè quello che trasmette la ricchezza in una in una regione, come la Sicilia, già altamente impoverita e bersagliata da diverse azioni come quella dell’emergenza sanitaria” ha affermato Giuseppe Catalano, libero professionista con partita IVA e promotore di una protesta stamani davanti la presidenza della Regione Siciliana.
E mentre il popolo italiano, confuso e disorientato da continue nuove ordinanze regionali e decreti nazionali che smentiscono le prime, non sa come mettere insieme il pranzo e la cena, pagare le utenze, gli affitti o comprare i libri della scuola ai propri figli, arrivano, con una puntualità tipicamente svizzera, le dichiarazioni della politica.
“Mentre si chiedono ancora sacrifici, sarebbe molto utile che il governo ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni” ha dichiarato oggi Matteo Renzi, che chiederà al Governo di modificare il DPCM nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva.
“Sto lavorando con i nostri sindaci a un ricorso contro il nuovo DPCM e a un piano cultura e spettacolo per salvaguardare un settore importante che sta soffrendo tantissimo e che è da irresponsabili definire superfluo” ha dichiarato Matteo Salvini.
“Il decreto di Conte danneggia in modo particolare i piccoli centri dove i contagi sono minimi e sotto controllo. I nostri amministratori contestano misure restrittive uguali su tutto il territorio nazionale, che penalizzano anche le realtà come ristoranti, bar, teatri, palestre, piscine e centri sportivi dei Comuni che non hanno un andamento allarmante come alcune aree metropolitane”.
“Chi ha rispettato sempre le regole, garantisce la sicurezza e ha investito per interventi di sanificazione e distanziamento non può essere costretto a chiudere se la situazione dei contagi è sotto controllo, ricorrere contro il DPCM è una necessità per salvare il lavoro e il reddito di centinaia di migliaia di famiglie” ha affermato il leader della Lega che fa sapere che un altro fronte su cui sta lavorando è anche quello del teatro, altro settore duramente colpito dai decreti anti-Covid.
Anche l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, ha contestato le misure adottate dal Governo nazionale nei confronti dei Teatri, dei cinema, degli spettacoli musicali e dei luoghi della cultura, sottoscrivendo l’appello di “Cultura Italiae” al Presidente Conte e al Ministro Franceschini per una revisione delle misure interdittive previste nei confronti di teatri, cinema e di tutti quei luoghi in cui si svolgono attività culturali e di spettacolo.
“I lavoratori dello spettacolo e in generale gli artisti hanno messo il loro straordinario e personale impegno per riaprire e tornare a lavorare nel pieno rispetto dei protocolli per la tutela della salute: luoghi sicuri dove il pubblico è seduto con mascherina e non parla durante l’evento. L’uscita e l’entrata sono regolati e il distanziamento è rispettato. Questi luoghi rappresentano oggi un esempio virtuoso di gestione degli spazi pubblici in epoca di pandemia”.
Così recita l’appello, evidenziando i sacrifici messi in atto da una categoria che ha affrontato in questi mesi difficoltà e rischi. Un comparto che, come recita il manifesto sottoscritto ad oggi da oltre 80 mila operatori del mondo della cultura, ha riprogrammato tournée, concerti, uscite cinematografiche assumendoci enormi rischi, investendo e scommettendo quindi anche sul futuro, malgrado lo stato di incertezza dominante.
“Trovo inaccettabili le misure assunte dal Governo nazionale con l’ultimo DPCM che sembrano voler penalizzare una categoria produttiva che ha investito in bellezza e sicurezza. Frequentare oggi un teatro e un luogo della cultura è molto meno rischioso di quanto non lo sia andare a fare la spesa in un centro commerciale o prendere un mezzo pubblico” ha detto l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana, Alberto Samonà che ha aggiunto “Gli operatori culturali hanno fatto enormi investimenti e sono in grado di offrire spettacoli in sicurezza. La necessità di garantire la salute dei cittadini non può farci perdere di vista la ragione. Perché un provvedimento venga rispettato e sentito come giusto, infatti, è necessario che sia razionale e proporzionato, cosa che in questo momento, sembra essere sfuggita all’attenzione del legislatore”.
“La Regione Siciliana già da dopo il lockdown ha puntato sulla bellezza e sulla cultura per curare le cicatrici e contrastare il grave momento di sconforto vissuto. Sarebbe davvero grave se oggi, con una valutazione superficiale, si privassero i cittadini di sognare e gli operatori della cultura di provvedere alle proprie famiglie. È per tutto questo che ho voluto aggiungere, goccia nell’oceano, la mia voce a quella dei tanti altri sottoscrittori” ha concluso Samonà.
Di Francesco Militello Mirto e Antonio Melita – EmmeReports