“Se al posto di un governo stabile, che garantisce sicurezza, prendono il controllo queste bande legate a Bin Laden, gli africani si muoveranno in massa verso l’Europa. E il Mediterraneo diventerà un mare di caos”.
Conciso, chirurgico e profetico: queste sono state le parole del Rais libico Muʿammar Gheddafi, durante l’ultima intervista rilasciata ad un mese dall’inizio della rivolta.
Fatti che poi si avverarono “parola per parola” e non perché Gheddafi fosse un novello Nostradamus, ma perché era ben conscio di ciò che teneva a bada, a sud e ad est da lui.
“Per il momento la striscia di Gaza è ancora piccola, ma si rischia che diventi grande. Tutto il Nord Africa potrebbe trasformarsi in una sorta di Gaza” continuò Gheddafi ai giornalisti che lo intervistarono a Tripoli.
In qualche maniera aveva già visto all’orizzonte le bandiere nere che invasero poi mezzo Medio Oriente, rivendicando le stragi in Europa e stabilendo la propria base operativa a Raqqa, in Siria.
Inutilmente, mandava a dire al Governo italiano guidato allora da Silvio Berlusconi: “Sono realmente scioccato dall’atteggiamento dei miei amici europei. In questa maniera hanno messo in pericolo e danneggiato una serie di grandi accordi sulla sicurezza, nel loro interesse e la cooperazione economica che avevamo. La scelta è tra me o Al Qaeda. L’Europa tornerà ai tempi del Barbarossa. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione. Avrete Bin Laden alle porte, ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo”.
“La situazione è grave per tutto l’Occidente e tutto il Mediterraneo. Come possono, i dirigenti europei, non capirlo?” continuava il Rais lanciando un appello rimasto colpevolmente inascoltato.
Evidentemente l’ultimo templare d’Africa, ignorava che quei dirigenti europei a cui lanciava l’appello, avevano intenzione di lucrare sopra quella Jihad e sulla marea umana che si sarebbe riversata sul Mediterraneo, decretando ormai che la sua ora era giunta ed erano intenti a seguire il premio Nobel per la pace Barack Obama.
Dopo questa doverosa premessa su ciò che ha portato alla destabilizzazione del Maghreb, vorrei parlare proprio del Colonnello Muhammar Gheddafi, della sua storia che, appena finita la guerra in Libia, è finita nel dimenticatoio nonostante tutto sia successo meno di dieci anni fa.
Muʿammar nasce il 7 giugno del 1942 a Qasr Abu Had un villaggio della Tripolitania, ad una ventina di km di Sirte, in provincia di Misurata.
Frequenta la scuola coranica di Sirte tra il 1956 ed il 1961 ed abbraccia con entusiasmo il panarabismo del presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser.
Entrato nell’accademia militare di Bengasi, conclusa nel 1966, Gheddafi diventa capitano all’età di 27 anni, dopo un periodo di specializzazione in Gran Bretagna.
La rapida carriera militare gli fa acquisire una grande popolarità ed in molti all’interno dell’esercito lo vedono come un punto di riferimento e questo alimenta la diffusione delle idee nasseriane.
Vedendo il re libico Idris I come troppo affine all’Occidente, nel 1969 guida il colpo di stato contro quest’ultimo, spodestandolo.
Abolì la monarchia e proclamò la repubblica sotto il motto di “libertà, socialismo e unità”.
Il suo governo nazionalizzò le grandi imprese, chiuse le basi militari straniere e confiscò i territori degli italiani e degli italo-libici, che furono costretti a lasciare il Paese, istituendo il “giorno della vendetta”, come ritorsione verso l’occupazione italiana della Libia.
Grazie anche alle ingenti entrate frutto delle esportazioni del petrolio, il nuovo governo migliorò le infrastrutture del Paese e diede il via a una serie di riforme per migliorare l’istruzione e la sanità, rendendole accessibili a tutte le fasce della popolazione.
Il regime adottò l’Islam come religione di Stato, abolì le istituzioni parlamentari, confermò il divieto di formazione dei partiti politici che in realtà era già in vigore dal 1952 e censurò la stampa.
L’obiettivo di Gheddafi – come spiegato nel Libro Verde, pubblicato nel 1976 – era quello di realizzare uno Stato che fosse contemporaneamente islamico e socialista e cercò quindi di integrare le riforme economiche, sociali e politiche con i precetti religiosi.
Su quella scia di stato sociale, la Libia di Gheddafi fino allo scoppio della guerra civile, presentava queste politiche economiche: indennità di disoccupazione: 730$ mensili (in Libia la vita costa 1/3 rispetto a qui), Pil pro-capite: 14.192$ – DEBITO/PIL: 3.3%.
Secondo il sito della CIA al 2010 è il Paese meno indebitato al mondo (si allega il sito dove risulta che la Libia è uno degli Stati meno indebitati https://www.cia.gov/library/publicati).
Ogni membro di una famiglia riceveva dallo Stato 1000$ annuali, per ogni nuova nascita 7000$, per l’acquisto di una casa gli sposi 64.000$. Istruzione ed università all’estero erano a carico dello Stato.
Prezzi simbolici dei prodotti alimentari base per le famiglie numerose, erogazione gratuita di prodotti medicinali e farmaceutici, 1 litro di benzina costava 0,14$ dunque più economica dell’acqua e l’energia elettrica era gratuita.
All’apertura di un’attività personale si riceveva un finanziamento statale di 20.000$ e per l’acquisto di una vettura il 50% veniva versato dallo Stato.
Propostosi come emblema anti-occidentale, Gheddafi porta la Libia a conquistare un grosso spazio da protagonista nella scena internazionale, sostenendo la causa palestinese e finanziando il “Settembre nero”.
Gheddafi fu un netto oppositore dei tentativi di avvicinamento tra Israele ed il presidente egiziano Anwar al-Sadat e si rese protagonista di alcune azioni terroristiche della seconda metà del XX secolo, quali l’attentato alle Olimpiadi di Monaco.
Il Rais appoggiò gli attentati dell’IRA e addestrò numerosi aspiranti attentatori suicidi che volevano combattere contro l’Europa, Israele e gli Stati Uniti. Dal 1974 al 1989 fu impegnato in una guerra contro il Ciad, che rivendicava il controllo di una regione al confine con la Libia.
Anche per questi eventi, negli anni ‘80 i rapporti tra la Libia e gli Stati Uniti cominciarono a deteriorarsi, sino ad arrivare nel 1981 all’embargo sull’importazione del petrolio libico.
Nel 1984 ordinò ai suoi diplomatici a Londra di sparare contro un gruppo rifugiati libici che manifestavano contro l’uccisione di due dissidenti da parte del regime. Durante la sparatoria morirono undici libici e una poliziotta britannica.
Il 5 aprile del 1986 agenti libici bombardarono un night club a Berlino Ovest, uccidendo tre persone e ferendone 229. In quello stesso anno gli USA attaccarono il Paese, che era stato inserito dal presidente Ronald Reagan tra gli stati canaglia.
Le cose peggiorarono ulteriormente nel 1992, quando la Libia venne accusata di possedere e produrre armi chimiche. Le Nazioni Unite imposero delle sanzioni al Paese in seguito al rifiuto di Gheddafi di consegnare due cittadini libici sospettati di aver organizzato l’attentato del 1988 a Lockerbie, in Scozia, durante il quale morirono 259 persone.
Sul finire del XX secolo, cambiò atteggiamento nei confronti dell’Occidente e accettò di consegnare i sospettati di Lockerbie: ‘Abd al-Baset ‘Ali Mohamed al-Megrahi viene condannato all’ergastolo nel gennaio 2001 da una Corte scozzese, mentre al-Amin Khalifa Fhimah viene assolto.
Una volta riabilitata la sua figura, tornò a viaggiare in Europa dopo almeno 15 anni e ristabilì rapporti “amichevoli” con l’Italia, tra le critiche della comunità internazionale. Nel 2008 venne sancito il “trattato di amicizia e cooperazione” che prevedeva il pagamento di 5 miliardi di dollari alla Libia come compensazione per il periodo coloniale, in cambio di un maggiore controllo dell’immigrazione clandestina verso l’Italia.
Sulla scia della primavera araba, iniziarono le ribellioni contro Gheddafi e le notizie delle dure repressioni, fecero in modo che il 19 marzo del 2011 si diede il via all’intervento militare delle Nazioni Unite contro la Libia.
In seguito alla caduta di Tripoli e di Sirte, Gheddafi tenta di tagliare per il deserto per proseguire la lotta, ma viene individuato da droni americani ed attaccato dall’aereonautica francese.
Il 20 ottobre Muʿammar Gheddafi viene catturato, brutalizzato e giustiziato con un colpo alla testa da parte dei ribelli libici.
Concludendo, senza dubbio occorre condannare gli attentati in Europa, l’espulsione dei cittadini italiani dalla Libia e… Quel baciamano di Silvio Berlusconi a Gheddafi.
Un gesto che all’epoca, visto da un ragazzino che si apprestava a seguire con interesse politica e storia, fece provare vergogna e rabbia per quel capo di Governo prostrato dinanzi ad un altro leader.
Detto questo ho sempre riconosciuto in Gheddafi tuttavia l’essenza di un grande comandante, capace di far tremare i potenti del mondo in nome del suo Paese e le conseguenze della sua disfatta sono state da lui predette e da me scritte ad inizio articolo.
Scrivere in sua memoria, era il minimo che potessi fare per ricordare l’ultimo e grande carismatico eroe d’Africa.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports