EmmeReports ha già descritto, nel precedente articolo, la bellezza e la raffinata eleganza nata dall’incontro di due mondi così diversi: volontà di trasgressione per David Bowie e millenaria estetica orientale per Sukita.
La mostra HEROES – BOWIE by SUKITA, però, ha ancora tanto da raccontare perché questo evento stimola e fa riflettere. C’è chi ha cercato di coglierlo nella sua essenza di magnete culturale, come il fotografo palermitano Gianfranco Spatola, lavorando su un prezioso bianco e nero di cui presentiamo alcuni scatti. C’è il frutto di una lunga e profonda riflessione sull’arte della fotografia, che ha portato la curatrice Vittoria Mainoldi a selezionare immagini che vanno oltre la documentazione per raggiungere un livello di perfezione e di poesia.
Abbiamo incontrato Vittoria Mainoldi per comprendere questa profonda differenza, tra reportage e opera d’arte.
Bowie oltre ad essere una star è così diventata un’icona, un simbolo: quale ruolo ha giocato Sukita in questa evoluzione dell’immagine?
Tra i tanti fotografi che hanno immortalato Bowie, Sukita non è solo uno di quelli che lo ha seguito per più anni – oltre 40 – ma anche quello che ha sicuramente creato con lui il rapporto più unico e personale. È vero che Bowie è diventato un’icona nell’immaginario collettivo anche grazie alle fotografie realizzate da Sukita, si pensi alla famosa copertina di ‘Heroes’ che ormai è divenuta una delle pietre miliari della cultura popolare. Nessun’altro fotografo è stato in grado di cogliere la natura di David in maniera così puntuale, autentica ed intima e Bowie dal canto suo non si è mai dato a nessun’altro come a Sukita.
HEROES – BOWIE by SUKITA è un evento anche perché presenta opere inedite del maestro giapponese; quali sono le due fotografie per la prima volta in mostra?
Il primo è uno scatto live, uno dei pochissimi in mostra, realizzato a New York nel 1973. Lo abbiamo scelto per la sua potenza: la sagoma in Bowie si staglia sullo sfondo nero del palco avvolto in un grande mantello bianco, realizzato da Kansai Yamamoto, decorato da scritte giapponesi. Sukita eccelle negli scatti posati in studio, proprio grazie al suo rapporto personale con Bowie ma questa foto a nostro avviso dimostra anche la sua qualità di fotografo anche dal vivo, dove riesce ad isolare comunque il soggetto ritratto come se fosse con lui in un eterno dialogo.
Il secondo è del 1980 realizzato in studio a Tokyo, in realtà fu un’idea di Bowie: lo vediamo rappresentato, vestito da perfetto British man, all’interno del quadrante di un orologio a cui mancano però gli ultimi due numeri. È una simbologia ancora valida a distanza di 40 anni, sulla necessità di fuggire dalla frenesia del tempo contemporaneo.
HEROES – BOWIE by SUKITA è stata spesso sold out; cosa ritiene abbia emozionato di più i visitatori?
In un momento come questo fa piacere che ci sia ancora voglia di visitare le mostre d’arte.HEROES – BOWIE by SUKITA non è mai stata in Sicilia e sebbene sia in tour per l’Europa da oltre quattro anni in ogni sua tappa viene arricchita di pezzi inediti e da una narrazione unica, creata apposta per la location espositiva che in questo caso è il sontuoso ed elegante Palazzo dei Principi di Sant’Elia.
Credo che non solo i fan di Bowie e gli appassionati di fotografia, ma tutti i visitatori abbiano potuto apprezzare un’esperienza visiva che è parte importante nella storia della cultura popolare del secondo Novecento.
Come avete creato questo evento?
Le opere in mostra provengono direttamente dall’archivio personale di Sukita, che da Tokyo è appena stato trasferito a Fukuoka, che è la città natale del fotografo. Noi abbiamo curato la mostra in tutti i suoi aspetti ma ovviamente lui e il suo ufficio sono stati coinvolti in ogni passaggio. Per questo abbiamo voluto che i testi di sala fossero scritti dal Maestro e narrati in prima persona.
La mostra è nata grazie a ONO arte; in cosa siete specializzati?
Anche se siamo conosciuti principalmente per il nostro lavoro legato al mondo della musica, ci occupiamo di fotografia storica con artisti come Doisneau, Cartier Bresson, Giacomelli, Migliori, Lee Miller e tanti altri. L’interesse di ONO è sugli artisti, siano essi fotografi o soggetti ritratti, che hanno influenzato la cultura del XX secolo.
Avete già realizzato altre mostre in Sicilia?
E’ la prima volta che curiamo un evento nell’isola e ringraziamo la Fondazione Sant’Elia per l’ospitalità e i nostri partner, Le Nozze di Figaro e Oeo Art, per aver prodotto la mostra. Speriamo ovviamente ci siano presto altre occasioni: l’interesse suscitato dagli scatti di Sukita è davvero notevole, stiamo creando un emozionante dialogo culturale con la Sicilia e con questa splendida città.
Parliamo ora di fotografia: è assimilabile a nuova forma di pittura?
A mio avviso no, in quanto la pittura ha un linguaggio e dei codici ben diversi. Inoltre, la pittura è tra le poche forme d’arte in grado di precorrere i tempi, indicando all’osservatore quale direzione l’uomo imboccherà. La fotografia, invece, può solo cristallizzare la realtà in uno specifico momento, fissando un evento particolare.
Non lo dico in senso deteriore, ma a parte alcune sperimentazioni off camera, la fotografia è un mezzo le cui specificità, anche nell’epoca del digitale, ne delimitano molto i confini di utilizzo. Solo incidentalmente può sostituirsi alla pittura, che sia arte figurativa, astratta o Street Art. Purtroppo, essendo la pittura pressoché morta, non vedo artisti in grado di precorrere i tempi che abbiamo davanti. Banksy e gli altri street artist, ad esempio, denunciano senza indicare all’osservatore nessuna nuova strada.
Quando la fotografia da semplice narrazione diventa iconica?
Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo: nei secoli passati si usava il racconto orale, quello in musica o la pittura per tramandare un evento significativo. In ogni caso solo un grande fotografo, la vostra Letizia Battaglia ne è un esempio eccellente per il reportage, può trasformare una fotografia in un’opera d’arte. Questo è dovuta alla qualità intrinseca dello scatto e alla sua oggettiva capacità di emozionare.
Al di là dei vari sentimenti di nostalgia che le fotografie documentaristiche possono evocare, è evidente la differenza tra uno scatto che ha il solo scopo di illustrare un evento ed una fotografia che, per il suo intrinseco valore qualitativo, ne funge da commento e lo innalza ad un’altra sfera.
HEROES – BOWIE BY SUKITA – Palazzo Sant’Elia – Via Maqueda, 81
dal 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021 (martedì – venerdì dalle 9 alle 17.30 – sabato e domenica dalle 10 alle 20).
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Copertina © Photo by Sukita 2020