E’ un Giuseppe Conte che dismette i “panni di Presidente della Repubblica” e ritorna al suo ruolo di Premier quello che, con qualche ora di ritardo, annuncia in conferenza stampa le nuove restrizioni del DPCM del 18 ottobre 2020.
Poche le novità che si aggiungono al Decreto del 13 ottobre che, visto l’aumentare dei casi positivi e delle persone decedute, non ha sortito il risultato sperato.
Quindi, dopo un confronto con Regioni e CTS, vengono modificati ancora gli orari di apertura e chiusura per i servizi di bar e ristorazione.
A partire dalle ore 18:00 sarà autorizzato solamente il servizio al tavolo per un massimo di 6 persone.
La chiusura dell’attività – e anche il servizio di asporto – dovrà scattare a mezzanotte, con la riapertura che non potrà esserci prima delle 5:00. Nessun vincolo di orario per le consegne a domicilio.
Saranno i sindaci a disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti.
Le attività scolastiche continueranno in presenza, ma per le scuole superiori verranno favorite modalità più flessibili dell’attività didattica, con ingresso dalle 9 e con turni pomeridiani laddove sia possibile.
Per la prima volta il Premier Conte menziona le università che dovranno attuare “piani di organizzazione della didattica in funzione delle esigenze formative e dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale”.
“Rimane vietato lo sport da contatto a livello amatoriale e non sono consentite competizioni dell’attività dilettantistica di base. Saranno consentite attività in forma individuale, sarà consentita l’attività professionistica” continua il Premier Conte che conferma il divieto di sagre e fiere locali che non siano di carattere nazionale o internazionale.
Nel lavoro pubblico il 75% del personale dovrà essere in smart working e tutte le riunioni e i congressi dovranno tenersi in videoconferenza. Nel lavoro privato, invece, si raccomanda al datore di lavoro di ricorrere allo smart working qualora le mansioni lo consentano.
Capitolo a parte merita quello delle palestre che potranno beneficiare di una settimana di tempo per poter adeguare i protocolli come confermato da Conte: “C’è stato un intenso dialogo anche il Cts. Abbiamo notizie varie e contrastanti: molto spesso i protocolli sono rispettati, altre volte ci giungono notizie che non sono rispettati. Daremo una settimana per adeguare i protocolli e verificarne il rispetto. Se questo avverrà, non ci sarà ragione di chiudere le palestre. Altrimenti, saremo costretti a interrompere le attività nelle palestre e nelle piscine”.
“Siamo consapevoli che imporremo sacrifici economici agli imprenditori che subiranno effetti negativi di queste misure: c’è l’impegno del Governo a ristorarli. La strategia che stiamo perseguendo per contrastare questa ondata di contagio non è e non può essere la stessa attuata in primavera” ha concluso il Premier Giuseppe Conte.
Non sono mancate le reazioni politiche come quella della Vicepresidente della Camera dei Deputati, Mara Carfagna che ha scritto sui social: “Dopo giorni di indiscrezioni sui contenuti del DPCM e dopo aver tenuto gli italiani in attesa per tutta la domenica sera, il Premier Conte cala la maschera e dice che l’Italia non ha bisogno del MES. Abbiamo finalmente capito chi comanda nel governo: il M5S”.
Il leader della Lega, Matteo Salvini lamenta la scarsa attenzione verso le proposte avanzate dall’opposizione affermando: “Dopo mesi che facciamo proposte su lavoro, scuola, cassa integrazione e sanità, inascoltati, una telefonata di 60 secondi stasera alle 21.31 prima di andare in diretta tivù. Non è questo il mio concetto di collaborazione”.
“Dopo mesi persi a occuparsi di amenità come i banchi a rotelle e i monopattini, ora il governo arranca nell’affrontare la seconda ondata. All’incompetenza si aggiunge la spocchia di voler fare da solo, rifiutando ogni collaborazione. Le telefonate a tre minuti dalle conferenze stampa non significano collaborare” a scriverlo su Facebook è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
di Antonio Melita – EmmeReports